Separazione di fatto e mancato mantenimento

I coniugi in una separazione di fatto come si devono regolare per il mantenimento: marito o moglie non possono rifiutare di versare l'assegno di mantenimento

Salve, sono sposata da circa 5 anni e ho convissuto con il mio ex marito per altri 4 anni. La nostra storia è cambiata con l'arrivo in questo paese delle mie figlie, nate da un precedente matrimonio. Io ho lavorato molto e senza tregua per portare avanti casa, figlie, e tutto quello che riguarda le spese in famiglia anche perché mio marito da quando ci siamo sposati ha lasciato il lavoro, per motivi futili, e da lì in poi ha lavorato in altri posti e lasciato subito il lavoro perché non voleva dipendere da nessuno. Dopo si è messo in testa di lavorare in proprio come freelance, però portava pochi soldi a casa e non voleva cercarsi un altro lavoro perché nessuno era (secondo lui) alla sua altezza. Quasi 2 anni fa rimasi in cinta e persi il bambino perché visto la mia condizione dovevo lavorare e anche perché avevo già le due ragazze da mantenere. Lo persi per la mancanza di riposo e troppo sforzo, stress, ecc. nonostante avessi chiesto a lui di trovarsi qualche lavoretto per poter lasciare io un lavoro e poter portare avanti la gravidanza con un po' di serenità. Purtroppo al terzo mese mi disse il medico che il bambino era intatto ma privo di sensi e senza battiti e per me fu un dolore molto forte, una ferita che è rimasta aperta finora. Dopo tuttoquesto ho cercato di non dare responsabilità a nessuno di noi , solo che sono rimasta molto infelice e delusa di avere una persona che pretende molto da me, egoista e che dice che sono più madre che moglie, che diceva amarmi e non gli è mai interessato il dolore e sofferenza che ho vissuto. Lui 3 mesi fa se ne è andato di casa dopo una lite fra noi, e dopo 2 giorni mi ha detto tramite sms che non sarebbe tornato mai più con me, perché era infelice e non mi amava più, anche se mi voleva bene e aveva dato e fatto tutto per me. Ha aggiunto che ero stata io a far fallire il matrimonio. Adesso si é deciso a darmi 200 euro per un anno (patto non rispettato) e di accompagnarmi a fare la spesa (solo il trasporto da casa al supermercato e viceversa). Non so cosa fare ora lui dice che non ha i soldi da darmi e che per legge visto che non abbiamo figli non è tenuto a darmi nulla anche se, mentre eravamo insieme abbiamo preso casa in affitto, che adesso devo pagare io. Cosa dovrei fare? Ho paura, perché lavoro tutto il giorno per èoter pagare casa, mantenere figlie e tutta la spesa che comporta. Lui non fa nulla per fare la separazione.

Lucena (nome di fantasia scelto dalla redazione)
 

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Gentilissima Signora,

la separazione è un diritto, pertanto anche se lui non fosse d’accordo è sempre libera di attivare lei stessa un procedimento giudiziale (eventualmente avvalendosi anche del gratuito patrocinio se il suo reddito annuale è inferiore ai 10.600 euro). Lui potrà scegliere di nominare un proprio avvocato e difendersi oppure disinteressarsi della causa: in quest’ultimo caso, verrebbe dichiarata la sua contumacia e il procedimento proseguirebbe ugualmente.

Quanto al mantenimento purtroppo non mi sento di illuderla, nel senso che in assenza di figli il coniuge ha diritto ad un assegno per sé solo qualora il proprio reddito sia inferiore a quello dell’altro e non sia in grado di conservare il precedente tenore di vita che ha caratterizzato la precedente vita matrimoniale. Nel caso di specie mi sembra di capire che sia sempre stata lei a mantenere il nucleo familiare riuscendo peraltro a farlo senza l’apporto economico di suo marito e questo incide fortemente sulla valutazione a cui è chiamato un Giudice che non potrà non tenerne conto anche alla luce della precaria situazione economica che suo marito sta ancora attraversando.A nulla rileva, infine, la perdita della gravidanza a meno che non intenda promuovere un’azione specifica nei confronti di suo marito, dovendo provare, tuttavia, il nesso di causalità tra la condotta di quest’ultimo e l’aborto: circostanza, questa, molto difficile da documentare con certezza e che la esporrebbe ad un concreto rischio di soccombenza in sede processuale.

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