Separazioni: cresciute del 30% le richieste di divorzio all’estero

Le richieste di separazioni all'estero sono aumentate del 30% nei primi 6 mesi del 2013. Il 60% delle richieste arriva dagli uomini che desiderano risposarsi con cittadine straniere, le donne vogliono riparare a ‘errori di valutazione’ sul partner

Gli ultimi in ordine di tempo sono stati Orlando Bloom e Miranda Kerr, che hanno diffuso la notizia della loro separazione ‘amichevole’, dopo un matrimonio durato tre anni. Parrebbero invece averci ripensato Michael Douglas e Catherine Zeta Jones: sei mesi dopo l’annuncio della separazione, in occasione della premiere americana di Last Vegas, Michael è tornato a sfoggiare la fede nuziale.

DIVORZIO ALL'ESTERO, LA GUIDA DELL'AVVOCATO

Dopo quattordici anni di matrimonio, anche se la relazione è durata ben diciotto anni, è arrivata al capolinea anche l’unione, che pareva indissolubile, fra l’attrice nostrana Monica Bellucci e il tenebroso Vincent Cassel. Tutte coppie celebri, accomunate non solo da fama e vite da sogno, ma anche da turbolente passioni amorose. “Con un vantaggio però: quello di poter porre fine alla propria unione con tempi decisamente inferiori rispetto a quanto sia possibile fare nel nostro Paese” – dichiara l’avvocato Lorenzo Puglisi, Presidente dell’associazione SOS Stalking e fondatore di Family Legal.

Per avere un’idea precisa di quanto il fenomeno abbia preso piede anche nel nostro Paese, è sufficiente scorrere i dati: il primo semestre del 2013 ha registrato un incremento del 30% delle richieste. Una compagna più giovane, nei confronti della quale si ripongono aspettative di una nuova vita e l’illusione di una ritrovata giovinezza, è la motivazione dietro a molte di queste casistiche.

“Nel 60% dei casi la domanda viene inoltrata da uomini la cui finalità è legata all’esigenza del marito di contrarre nuove nozze con cittadine extracomunitarie, generalmente dell’est o latino americane – precisa ancora Puglisi – le donne invece cercano di porre rimedio a ‘errori di valutazione’ sul partner, a scelte fatte magari di fretta con uomini che poi si rivelano del tutto differenti rispetto alle aspettative se non, in certi casi, addirittura violenti.

Optando per una giurisdizione straniera, infatti, come quella spagnola ad esempio, si salta lo step della separazione e, nell’arco di un periodo che va dai due ai quattro mesi, si può ottenere una sentenza di divorzio valida anche in Italia, contro una media di tre anni e mezzo dinnanzi alle Autorità Italiane, anche in caso di separazione consensuale.

“I paesi in cui le procedure sono più veloci e i tempi di gran lunga inferiori a quelli italiani, sono la Romania e la Spagna – dichiara in merito lo stesso Puglisi – Sono gli avvocati incaricati a seguire tutto l’iter, occupandosi di organizzare anche i trasferimenti all’estero che, talvolta, come nel caso della Spagna, non sono neppure sempre necessari. Viene seguito dall’Italia anche l’intero aspetto organizzativo, sia in termini di logistica che di contatti con la giurisdizione straniera”.

Ad attrarre non è solo la velocità, ma anche il prezzo: “Normalmente, prendendo come esempio la Romania, si parla di circa 4000 euro a persona (8000 circa per la coppia), cifra comprensiva di tutte le attività espletate, che vanno dalla consulenza in Italia fino all'assistenza in loco, alle spese per il traduttore, ecc.. Ciò che resta fuori è solo l’eventuale vitto e alloggio ma, considerando che la permanenza all’estero è ridotta al minimo, si tratta di spese irrilevanti. La Spagna è un po’ più economica, i costi si aggirano intorno ai a 3000 euro a persona”.              

Una volta avviata la pratica, la (ex) coppia sarà domiciliata nel Paese scelto come luogo per il divorzio. “Non occorre neanche perdere molto tempo per gli incontri, dal momento che sul luogo potrà presentarsi anche solo l’avvocato munito di procura sgravando i coniugi dall’onere di doversi recare all’estero”.

Un vantaggio reale esiste anche rispetto al procedimento alternativo attivabile presso la Sacra Rota per l’annullamento del matrimonio: “È vero che in quest’ultimo caso i coniugi possono risposarsi in Chiesa, ma prima di poterlo fare devono attendere almeno qualche anno prima di ricevere la delibazione del provvedimento presso l’autorità Italiana.”, conclude Puglisi.

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