Intervista ad Alessandro Scozzesi di I-vitae
Alessandro Scozzesi è il cofounder della startup I-vitae; ha 43 anni, una laurea e delle specializzazioni in economia alla spalle e un master in Diritto delle Biotecnologie. La startup da qualche mese è approdata a Berlino all’inerno del programma internazionale di accelerazione StartupBootCamp Digital Health Berlin. A lui abbiamo fatto qualche domanda per capire che cos’è I-Vitae e come possa cambiare la vita di una donna che cerca di restare incinta.
La ginecologa risponde: “Rapporti completi, ciclo regolare, perché non rimango incinta”
Che cos’è esattamente I-vitae?
È una società biotecnologica che fa ricerca scientifica e validazione clinica, ha laboratori a disposizione dedicati a questo e che grazie all’uso del digitale ha sviluppato un programma, validato clinicamente, che rafforza le capacità di una donna di concepire naturalmente: si rivolge, principalmente, a donne che soffrono di subfertilità o infertilità definita clinicamente “sine causa”, ovvero senza una causa apparente.
Quanto dura il programma e come funziona a grandi linee?
Il programma dura sei mesi, parte dalla diagnostica e si basa sull’assunzione di un integratore, un programma nutrizionale personalizzato, sulla misurazione del ciclo ovulatorio e su un programma specifico di coaching.
Come rimanere incinta
Di solito quando sentiamo parlare di startup tutto viene in mente fuorché un programma da seguire per riuscire a restare incinta. Notate per questo della diffidenza intorno al progetto?
Il nostro è sicuramente un programma innovativo e moderno. Abbiamo studiato a fondo i problemi alla base di gravidanze mancate e di aborti ripetuti e abbiamo trovato una delle problematiche più diffuse di questo “dramma” femminile: il cattivo funzionamento del sistema immunitario. Da quel momento, ci siamo adoperati per cercare anche la soluzione.
La ginecologa risponde: “Come si individua l’origine dell’infertilità?”
Quella che si crea è quindi una vera e propria community che si basa su un bisogno e sul suo soddisfacimento?
Noi stessi interagiamo con le donne alla quali ci rivolgiamo, spiegando loro cosa facciamo, mettendole perfino in contatto con alcune delle nostre “ragazze” – come le chiamiamo nella community -, ovvero con le donne che abbiamo aiutato a concepire. Anche questo è il nostro punto di forza, che ci dà credibilità in un contesto dove l’unica alternativa, storicamente presente, per le coppie con problemi di fertilità è la procreazione medicalmente assistita. Noi, nel nostro piccolo rappresentiamo una soluzione nuova, naturale e di buon senso.
Se voi siete una scelta naturale e di buonsenso, rispetto alle altre procedure come vi ponete?
Per essere chiari: noi non ci poniamo a sfavore della PMA, anzi, in alcuni casi riteniamo che sia davvero l’unica soluzione alternativa a uno stato di infertilità, e l’unica soluzione per consentire ad una coppia di diventare genitori. Tuttavia, nei casi di subfertilità (uno dei target di I-vitae ndr), la PMA non fornisce migliori risultati di quelli che si potrebbero ottenere con il nostro approccio.
La ginecologa risponde: cos’è il congelamento degli ovuli per conservare la fertilità?
Possiamo spiegare meglio la questione del cattivo funzionamento del sistema immunitario?
Abbiamo dimostrato che nei casi di infertilità inspiegata, ovvero il nostro secondo target, alcune componenti del sistema immunitario femminile sviluppano processi di infiammazione sistemica e di ossidazione cellulare, tali da impedire lo sviluppo o l’attecchimento embrionale anche in condizioni di PMA. Una volta ricreato l’equilibrio, è possibile tentare di concepire naturalmente. Ovviamente, se non ci sono altre patologie coinvolte che necessitano di terapia farmacologica o intervento chirurgico.
Che cos’è Immunox?
È un test che abbiamo brevettato e che analizza la presenza di 4 biomarcatori specifici. Mira a individuare se, e come, in alcune sue componenti il sistema immunitario femminile sia compromesso, ovvero se i processi di infiammazione sistemica e di ossidazione cellulare siano i probabili responsabili di uno stato di sub-fertilità o infertilità inspiegata.
Che accade se il test risulta positivo a uno o a più di un biomarcatore?
È probabile che “qualcosa” all’interno dell’organismo femminile stia interferendo con la fertilità.
In che modo riuscite a essere presenti (a distanza) con le donne che iniziano il percorso?
Quello che abbiamo capito in questi anni è che per cercare una risposta non sempre è necessario viaggiare. Questo può valere per una visita specialistica, ma non per un test diagnostico. Motivo per il quale come prima cosa proponiamo la fase di screening Immunox. Successivamente, in base al risultato, forniamo un consulto scientifico telefonico in grado di spiegare il risultato del test e, ovviamente, se ce ne sono le condizioni proporre il programma di sei mesi.
Le donne che partecipano al programma accettano di buon grado la distanza?
Per capire la propensione delle donne, con problemi di fertilità, a spostarsi fisicamente per un incontro vis-à-vis, abbiamo chiesto direttamente a loro cosa ne pensavano, e la risposta è stata la conferma di quello che già pensavamo: molte di loro, specialmente quelle che hanno già maturato esperienze con la PMA e hanno avuto esito negativo, vivono un disagio psicofisico che viene attenuato con la comunicazione telefonica. Molte di loro addirittura preferiscono il messaggio via whatsapp.
Quando sarete sul mercato?
Siamo sul mercato da gennaio del 2017 ed entro fine dell’anno, partirà un nuovo studio clinico all’Ospedale Gemelli di Roma.
Come fate a farvi conoscere dalle potenziali pazienti?
Il canale sul quale abbiamo investito maggiormente finora è Facebook, dove abbiamo promosso la nostra pagina e da cui cerchiamo di portare l’attenzione sul nostro sito. Da li parte l’invito a compilare un questionario di poche domande alla fine del quale richiediamo una mail di contatto o un numero di cellulare.
Chi è la donna tipo che si presenta da voi?
Ad oggi abbiamo ricevuto circa 5000 contatti, di cui oltre la metà con problemi di fertilità che sono in target con la nostra soluzione. Sono donne giovani e di media età, fanno qualsiasi lavoro, sono disposte a tutto pur di diventare madri. Ma rimanere incinta in maniera naturale è per loro un sogno. Per quanto riguarda la tipologia di donne che hanno dimostrato interesse verso il nostro approccio naturale, circa il 20% di esse dichiara di aver avuto almeno un trattamento di PMA non andato a buon fine.
Quanti test avete condotto fino ad oggi? Che costo richiede la partecipazione al programma?
Dal 2014 alla fine del 2016 abbiamo eseguito circa 2800 test. Il costo è di poche centinaia di euro. Niente, se si pensa a quanto una coppia deve spendere in caso di procreazione medicalmente assistita.