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Mal di testa: tecniche anti stress, integratori e farmaci

Il mal di testa capita quando siamo in ansia o sotto pressione. Lo stress è spesso la miccia dell’emicrania, la più importante: lo provano gli ultimi studi. Così ora si punta a prevenire le crisi con la mindfulness che ormai viene prescritta nei centri cefalee. E con specifici integratori che negli adolescenti evitano addirittura i farmaci

27 maggio: Giornata nazionale del mal di testa

Sabato 27 maggio si celebra la Giornata Nazionale del Mal Di Testa promossa dalla SIN (Società Italiana di Neurologia) e dalla SISC (Società Italiana per lo Studio delle Cefalee), per sensibilizzare la popolazione su questa patologia che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, colpisce 1 persona su 2 con episodi che si verificano almeno una volta all’anno. Si tratta di una patologia che riguarda anche i più giovani: basti pensare che oltre il 40% dei ragazzi è colpito da cefalea mentre 10 bambini su 100 soffrono di emicrania, una forma comune di cefalea primaria.

La testimonianza della nostra giornalista

Le crisi di mal di testa sono iniziate a sette anni, al mio primo appuntamento non avevo le farfalle nello stomaco, ma la testa che scoppiava. E anche nei primi due giorni di vacanza siamo sempre insieme, io e il mio dolore. Questo è il mio racconto personale, ma le storie di chi soffre di emicrania si assomigliano più o meno tutte. E siamo in tanti: 15 milioni di italiani, di cui 2 milioni con almeno un episodio alla settimana, e in 2 casi su 3 a fare i conti con gli attacchi di emicrania siamo noi donne.

Il mal di testa, malattia femminile

Per colpa degli ormoni femminili, ci hanno sempre raccontato. Ma allora perché alcune di noi ne soffrono ancora in menopausa? «L’attività ormonale è un importante agente provocatore, tanto da essere al secondo posto tra i fattori che generano le crisi» risponde Piero Barbanti, responsabile dell’Unità per la cura e la ricerca su cefalee e dolore del San Raffaele di Roma e presidente dell’Associazione neurologica italiana per la lotta contro le cefalee. «Ma sul podio dei fattori scatenanti dell’emicrania c’è lo stress che non ha età». Ed è la ragione che porta una donna su tre ad avere attacchi anche quando gli estrogeni calano.

La cefalea, figlia dello stress

Le cose non migliorano se dall’emicrania ci spostiamo alla cefalea muscolo tensiva: anche qui, siamo sempre noi donne le più colpite. Con un dolore talvolta così intenso da mandare ko anche per giorni e che peggiora per l’appunto quando siamo sotto pressione. E questa, da un certo punto di vista, è una buona notizia perché gli studi stanno dimostrando che a qualsiasi età c’è modo di tenere lontano almeno il 30 per cento degli attacchi di mal di testa se si impara a domare proprio le tensioni.

Le tecniche anti stress per il mal di testa

Professor Barbanti ma è davvero possibile? Con una tecnica antistress possiamo salvarci dal mal di testa?

«Certamente. E questo vale anche per l’emicrania, che sembrava la più difficile da affrontare con le tecniche rilassanti. Sembra dalle ultime ricerche che la scintilla dell’attacco scocchi dalla corteccia frontale, la stessa zona cerebrale dove si origina lo stress. La mindfulness agisce da interruttore, spegnendo l’iperattività di questa parte del cervello. È una tecnica che funziona molto bene, tanto da far parte ormai delle terapie prescritte per il mal di testa nei centri cefalea, quando dai colloqui emerge uno stile di vita carico di tensioni. Praticandola, si impara soprattutto a gestire il flusso dei pensieri che nell’emicranico sono sempre troppi e troppo proiettati verso il futuro, a scapito della vita nel presente, che viene affrontata spesso con ansia. Cosa che porta a una spirale di stati di stress e di crisi di mal di testa».

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E sulla alimentazione ci sono novità?

«Oggi sta emergendo la cronoalimentazione. Si è visto che chi soffre di mal di testa dovrebbe mangiare almeno tre volte al giorno. Da qui, una ripartizione diversa delle calorie, con il 20-30% dell’apporto calorico quotidiano la mattina a colazione, il 40% circa a pranzo, e una cena leggera, possibilmente entro le 20. Tra chi mantiene questo tipo di regime, che segue il bioritmo dell’organismo, si nota una diminuzione degli attacchi. Nei nostri centri viene anche proposta sempre più la dieta chetogenica, con un’azione consolidata ma che deve essere seguita sotto la supervisione di uno specialista. È una delle più innovative e potenti strategie per la cura dell’emicrania, tanto che già nell’arco di 3-4 giorni si ottiene un miglioramento delle crisi. L’obiettivo è il calo del peso perché le cellule adipose mettono in circolo sostanze con azione infiammatoria, che aumentano il rischio di crisi emicraniche».

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Un tempo si diceva che alcuni alimenti fanno da start alle crisi, è vero?

«Non proprio. Il mio consiglio è di mantenere una dieta sana e varia, in pratica la nostra mediterranea, perché in questo modo si costruisce un microbiota equilibrato che, secondo le ultime ricerche, aiuta a tenere lontani gli episodi di dolore. Lo vediamo negli adolescenti emicranici: spesso, eliminando il junk food, cioè hamburger, patatine fritte e bevande dolci gassate, risolviamo la gran parte degli attacchi dolorosi. E, cosa ancora più positiva, molte volte riusciamo a gestire i giovani pazienti senza ricorrere a terapie farmacologiche, ma prescrivendo nutraceutici».

Nutraceutici con un effetto anti-cefalea?

«Proprio così e la loro azione è avallata da diversi studi scientifici. Specialmente negli adolescenti, utilizziamo il magnesio insieme alla vitamina B2 e al coenzima Q10. Il primo smorza l’ipereccitabilità dei neuroni, mentre gli altri due nutraceutici aiutano i mitocondri ad accumulare energia buona, che il cervello può impiegare senza andare “in riserva”. Altre sostanze che hanno un’attività scientificamente provata sono il partenio e il ginkgo biloba. Entrambi hanno un effetto di prevenzione dell’emicrania. I nutraceutici si possono utilizzare anche per gli adulti. In questo caso, di solito non sono l’unica terapia, ma rappresentano una cura di affiancamento ai farmaci».

L’attività sportiva fa bene o male?

«Seguire programmi personalizzati ha un eccellente riscontro sul mal di testa e per diversi motivi. Intanto il movimento attiva gli oppioidi e il sistema della dopamina, e favorisce la liberazione di fattori di crescita nervosa come il BDNF. Tutte sostanze che aiutano a tenere lontani gli stati di stress che come dicevo prima, è il primo tra i fattori di rischio di crisi dolorose».

C’è una cosa alla portata di tutte ma che non facciamo abbastanza per difenderci dal mal di testa?

«Sforzarsi di bere almeno due litri di acqua al giorno. È sempre più evidente il ruolo dei liquidi e ci sono studi che dimostrano come l’iperidratazione sia un fattore protettivo. Questo perché il cervello è un organo ad altissima attività metabolica ed è costantemente in fase di sintesi di sostanze. E qui entra in gioco l’acqua. Che è la base per consentire le reazioni chimiche: un cervello che ne riceve poca, lavora con fatica e a quel punto la crisi di mal di testa è dietro l’angolo».

I farmaci innovativi per l’emicrania

Oggi ci sono farmaci innovativi che finalmente possono cambiare in meglio la vita di chi soffre di emicrania, quando le crisi continuano a ripresentarsi e le medicine tradizionali non danno i risultati voluti. Stiamo parlando degli anticorpi monoclonali. «Sono la terapia più efficace e ben tollerata» dice il professor Barbanti. «Vengono prescritti in caso di almeno otto crisi al mese, dopo il fallimento di tre terapie con altri antiemicranici.

Gli anticorpi monoclonali per il mal di testa

Sono in totale quattro farmaci che, con azioni diverse, agiscono su una sostanza presente nel cervello chiamata con la sigla CGRP, tra le grandi responsabili degli attacchi. Per quanto riguarda la somministrazione, tre sono da assumere per infusione endovenosa, mentre il quarto farmaco, ultimo arrivato, è per infusione in ospedale. Le quattro molecole sono simili ma non uguali, e sta allo specialista individuare quella per il singolo caso.

Tutte sono a carico del Servizio sanitario nazionale. «È appena arrivato anche un farmaco nuovo che fa parte della famiglia delle cosiddette piccole molecole» aggiunge l’esperto. «Si chiama rimegepant, si assume per via orale e ha una duplice funzione. Da una parte agisce come terapia contro gli attacchi e, dall’altra, come terapia di profilassi, al fine di prevenire nuove crisi». È una cura che prescrive il medico specialista, ma non è ancora tra i farmaci a carico del Servizio sanitario.

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