CALCIOCALCOLI

Un calcio ai calcoli renali

Se prima il calcio era considerato il principale responsabile dei sassolini ora gli esperti hanno scoperto che li previene. Ma per fare scorta del minerale non c’è solo il latte

Dall’odio all’amore. Parliamo del calcio. Che per anni è stato eliminato dalla dieta di chi soffre di calcolosi renale, con la convinzione che ne fosse tra i responsabili. Gli studi hanno dimostrato però che non è così. Al contrario, per un meccanismo chimico che scatta nell’intestino, questo minerale ha la capacità di prevenire la formazione dei “sassolini”.

Un rischio per il cuore

Ma l’idea di un’alimentazione con latte e latticini fa fatica a decollare. Per questo gli specialisti lanciano l’allarme.  Perché tra chi soffre di calcoli renali c’è un aumento del rischio di malattie inaspettate.  «Gli studi hanno dimostrato che tra i pazienti con calcolosi è più alto il rischio di malattie cardiovascolari» spiega Giovanni Gambaro, responsabile della Stone clinic nefrologica, Policlinico Gemelli, Roma. «Al momento non è ancora del tutto chiarita la relazione, tant’è che abbiamo in corso uno studio a questo proposito». Qualcosa però è già noto. In pratica, la carenza di calcio provoca un’accelerazione dell’attività delle cellule ossee. Questo superlavoro però non è positivo. E il poco calcio che comunque viene assorbito dall’organismo, anziché essere utilizzato per rinforzare lo scheletro, viene in parte eliminato con le urine e in parte “catturato” dal tessuto che riveste le pareti interne dell’arterie. Le conseguenze? Una minore elasticità di questi grandi vasi importanti per la salute del cuore.

Le abitudini che aiutano

Per fortuna si può correre ai ripari. «Le ricerche hanno dimostrato che sistemando l’alimentazione invertiamo questa tendenza» dice l’esperto. «È fondamentale anche aumentare il consumo di frutta e verdura. E fare attività fisica. Perché anche semplicemente camminare a passo sostenuto tutti i giorni per mezz’ora,  rimette in moto il metabolismo del calcio e allena l’apparato cardiovascolare a funzionare al meglio».

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