In un Paese come l’Italia, dove per parlare del ciclo femminile si usano ancora espressioni come “le mie cose” o “quei giorni”, affrontare il tema della tassazione degli assorbenti è un tabù che strappa sorrisini ironici e alzate di spalle. Lo sanno bene i parlamentari che si sono avventurati a fare la battaglia per abbassare le imposte, finiti sbeffeggiati dai colleghi e bocciati ai voti.
Di mestruazioni come cosa normale in Italia non si parla, perché la cultura patriarcale intrisa di religiosità e ignoranza si ostina a considerarlo un evento da nascondere il più possibile, a meno che non serva durante una discussione per minimizzare le ragioni di una donna contrariata.
Per la cultura il ciclo è un segreto e per la legge resta quindi un lusso, perché gli indispensabili assorbenti sono tassati con la stessa aliquota del vino e delle sigarette (22%), che indispensabili certo non sono, così come non lo è il tartufo, che però paga l’Iva al 10%. L’aliquota del lusso si applica anche ai pannolini dei più piccoli ed è altrettanto ingiusta; ma i bambini crescono, mentre le donne il ciclo lo hanno per la maggior parte della loro vita.
Il rifiuto di considerare gli assorbenti come beni di prima necessità si chiama “tassa rosa”, perché le donne la pagano proprio in quanto donne, ed è quasi scomparsa negli altri Paesi europei, tranne in Germania. Lì però hanno trovato un modo paradossale e provocatorio di far notare l’assurdità della tassa sul sangue mensile: considerato che lì i libri sono tassati al 7% (in Italia al 4%) e gli assorbenti più del doppio, una start up, Female Company, ha messo in vendita 15 tamponi travestendoli da prodotto editoriale con l’aggiunta di 46 pagine di storie sulle mestruazioni. Una copia del libro-assorbente è stata spedita a 100 parlamentari tedeschi per sensibilizzarli al tema. Se avvenisse, l’Italia resterebbe l’unico Paese europeo dove, mentre si continua a blaterare di agevolare le nascite, si tassa come un lusso l’apparato riproduttivo.