Il governo vuole abbassare la Tampon Tax

Nella prossima legge di bilancio è stato inserito anche l’abbattimento dell’Iva su assorbenti e altri prodotti per l’igiene femminile: passerebbe dal 22% al 10%. Ma l’Italia è ancora indietro rispetto agli altri Paesi europei

Torniamo a parlare di Tampon Tax perché arriva una novità dal governo guidato da Mario Draghi. È stato infatti inserito un abbattimento della Tampon Tax nel documento preparatorio alla prossima legge di bilancio, il cosiddetto “Documento Programmatico di Bilancio” (DPB), che viene inviato ogni anno alla Commissione Europea da tutti i paesi membri dell’Unione per avere una valutazione delle politiche economiche di ogni stato. Nel DPB, che è stato approvato martedì 19 ottobre, si menziona un abbassamento dell’Iva su assorbenti e prodotti per l’igiene femminile dal 22% al 10%.

Come ricorderai, nel nostro Paese la maggior parte degli assorbenti si posiziona nella fascia più alta delle aliquote Iva – di fatto sono equiparati a “beni di lusso” e non sono perciò considerati “beni di prima necessità” – mentre solo alcune categorie, ovvero quelle dei tamponi e assorbenti compostabili e biodegradabili, sono state detassate al 5% nel dicembre del 2019. Intanto, sono aumentate le farmacie che, in autonomia, hanno deciso di ribassare l’Iva.

L’abbattimento inserito nel DPB è una buona notizia, ma non avverrà, se alla fine avverrà, nell’immediato: questo tipo di spesa è stata infatti programmata per il 2023 e il DPB deve prima essere approvato in sede europea, quindi ridiscusso all’interno della coalizione – molto larga e molto divisa su certi temi – che sostiene il governo di Draghi. La proposta di riduzione al 10%, poi, è ancora lontana da quello che sul tema è stato fatto in altri Paesi, in Europa come nel mondo: la tassa su tutti i tipi di assorbenti è infatti al 5% nel Regno Unito, al 5,5% per cento in Francia e al 7% in Germania, mentre in Paesi come Scozia e Kenya questi prodotti vengono distribuiti gratis in scuole e università. L’Italia, insomma, rimane indietro.

Come ci avevano raccontato Laura Sparavigna, consigliera comunale di Firenze, e Lucrezia Iurlaro, presidentessa dell’associazione Tocca a noi, che dallo scorso luglio hanno girato l’Italia con il “Tampon Tax Tour”, una campagna in 40 tappe che aveva come obiettivo la sensibilizzazione sul tema, quella per l’abbattimento della Tampon Tax è innanzitutto una battaglia di civiltà: «Senza i prodotti mestruali giusti o la possibilità di accesso a luoghi adeguati per l’igiene intima le donne rischiano infezioni gravi e disagi psicologici. Inoltre, bisogna ribadire che pannolini e pannoloni sono per tutti e per tutte, dalla nascita alla terza età», spiegava Iurlaro.

L’introduzione della tassazione sugli assorbenti risale nientemeno che al 1973, quando era la donna a sobbarcarsi l’intero lavoro di cura della famiglia, e non rispecchia più le evoluzioni della società civile. Una donna in Italia spende tra i 70 e i 126 euro all’anno per gli assorbenti, una cifra che può variare a seconda dell’intensità e la durata del ciclo mestruale, così come dalle oscillazioni di prezzo del tipo di prodotti acquistati.

Rendere questi prodotti disponibili a tutti, senza eccezioni, aiuterebbe anche a contrastare quel fenomeno conosciuto come “povertà mestruale”: un problema globale, come più volte ha sottolineato l’Organizzazione mondiale della sanità, che non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo, ma anche il ricco continente europeo, dove secondo un report della Gazzetta ufficiale del’Unione europea 1 ragazza su 10 non può permettersi prodotti sanitari anche nel nostro ricco continente. Cosa aspettiamo ad abbattere questa dannosa e inutile tassa?

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