donna mal di testa

In Italia il primo congedo mestruale a scuola

In un liceo di Ravenna le studentesse posso usufruire di due giorni al mese di congedo mestruale. In Spagna il permesso è legge, ma che fine ha fatto la proposta italiana?

Il nuovo anno è iniziato con una piccola grande rivoluzione al Liceo artistico Nervi Severini di Ravenna, che è diventata la prima scuola in Italia a riconoscere il congedo mestruale. Sui tratta di un traguardo importante, arrivato dopo la battaglia delle studentesse dell’istituto a favore delle compagne che soffrono di dismenorrea. Ma è ancora un unicum, perché sul congedo mestruale manca una legge nazionale per le donne lavoratrici, che invece in Spagna è arrivata nei giorni scorsi.

Il primo liceo italiano che riconosce il congedo mestruale

La novità è arrivata dopo l’approvazione di una modifica del regolamento d’istituto, che ora prevede la possibilità di assentarsi da scuola per un massimo di due giorni al mese, in caso di dismenorrea, ossia forti dolori associati al ciclo mestruale, che sono ritenuti “invalidanti”. Come si legge nelle nuove norme, le studentesse con un certificato medico che attesta la dismenorrea avranno la «possibilità di produrre un solo certificato medico l’anno al fine di vedersi riconoscere sino a due giorni al mese come deroghe al vincolo di frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato, assenze che pertanto non incidono sul monte ore massimo di quelle consentite ai fini della validità dell’anno scolastico, ferma restando la necessità della presentazione della giustificazione dei genitori (o delle studentesse maggiorenni), mediante libretto web».

«Probabilmente per una scuola si tratta della prima iniziativa di questo genere in Italia», ha commentato il presidente del Liceo di Ravenna, Gianluca Drudi, confermando il primato in un istituto che si era distinto già in passato per altre innovazioni. Ad esempio, sono state previste le cosiddette “carriere alias”,  ossia la possibilità di adottare un nome di elezione, a scelta e differente da quello anagrafico, per gli studenti transgender. Ma tornando al congedo mestruale, la scuola si dimostra all’avanguardia, seguendo l’esempio di altri Paesi nei quali questo permesso è diventato legge per tutte le donne lavoratrici, come accaduto di recente in Spagna.

In Spagna il congedo mestruale è legge

Da Paese più tradizionalista e conservatore a uno dei più all’avanguardia sul fronte dei diritti per le donne. La Spagna è diventata il primo Stato occidentale a dare il primo via libera al congedo mestruale. La novità è arrivata con l’approvazione da parte della Camera di un disegno di legge pensato per le donne che soffrono di mestruazioni molto dolorose e invalidanti. Se la misura sarà confermata al Senato – come appare scontato – Madrid diventerà capofila in Europa nell’introduzione di norme di questo genere, che al momento sono previste solo in una manciata di Paesi al mondo, come Giappone, Indonesia e Zambia.

La data fatidica, quando la legge diventerà tale in modo definitivo, è il 17 maggio 2023. Il disegno di legge, tra l’altro, prevede anche la possibilità di abortire dai 16 anni di età, oltre appunto al permesso retribuito di tre giorni durante il ciclo mestruale o a seguito dell’interruzione di gravidanza. In caso di mestruazioni particolarmente dolorose e dunque invalidanti, il congedo mestruale potrà arrivare a cinque giorni al mese, a fronte di un certificato medico. Tra le altre misure ci sono anche il diritto all’aborto per tutte le donne dai 16 anni in su (anche senza il consenso dei genitori) e il taglio dell’Iva sui prodotti per l’igiene femminile nei negozi (la famosa tampon tax), oltre alla distribuzione gratuita nelle scuole e nei centri educativi di assorbenti e prodotti analoghi. Insomma, un vero passo avanti nel campo dei diritti delle donne. E in Italia, a che punto siamo?

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La proposta italiana sul congedo mestruale finita nel dimenticatoio

In realtà anche in Italia si era discusso di un disegno di legge analogo, cinque anni fa. A proporlo erano state alcune deputate, guidate da Romina Mura (Pd), che prevedevano un solo articolo, ma chiaro: le donne con dismenorrea avrebbero potuto usufruire di un permesso retribuito per un massimo di tre giorni al mese, a fronte di un certificato medico di uno specialista, da rinnovarsi di anno in anno. A pagare le assenze sarebbe stata presumibilmente l’Inps, anche se la proposta non lo indicava in modo esplicito, perché si auspicava un dibattito, che poi non c’è mai stato. Mura oggi commenta: «Avevo proposto legge nella scorsa legislatura, considerando di intraprendere un cammino di ascolto delle parti interessate, associazioni delle malate di endometriosi e parti sociali per individuare lo strumento migliore per supportare le lavoratrici. Poi è arrivato il Covid e l’agenda politica è diventata quella di emergenza che conosciamo». E il disegno di legge è rimasto lettera morta.

I Paesi che tutelano le donne con ciclo doloroso

Può stupire, ma tra i Paesi che hanno già previsto permessi speciali per le donne che soffrono di ciclo mestruale doloroso ci sono alcuni “insospettabili”, come Cina, Corea del Sud, Vietnam, Taiwan e Giappone, mentre i grandi assenti sono gli Stati occidentali. Per paradosso, proprio in questi giorni tiene banco la possibile decisione della Corte suprema statunitense di abolire la legge del 1973 che prevede il diritto all’aborto per le donne: se così fosse, si tratterebbe di un passo indietro non da poco per gli Usa. Quanto alla Spagna, Mura dice: «Sta facendo passi da gigante in materia di legislazione sociale e tutela delle lavoratrici e dei lavoratori. Che sia in fase di approvazione un intervento uguale a quello che avevo ipotizzato deve incentivarci e spronarci a riprendere ragionamento anche qui in Italia».

Quante sono le donne con dismenorrea

Secondo quanto riferisce El Pais, che cita i dati della Società spagnola di ginecologia e ostetricia, il 30% delle donne soffre di dismenorrea, con dolori addominali anche molto forti, diarrea, mal di testa e in alcuni casi anche febbre. «Sono tutti sintomi importanti e presupposti perché la dismenorrea sia riconosciuta come invalidante. In alcuni casi, infatti, il disturbo può essere tale da rendere difficile lo svolgimento del proprio lavoro e le normali attività quotidiane.

Troppi pregiudizi sul dolore mestruale

Il problema è che c’è molto pregiudizio: spesso la dismenorrea non è considerata una patologia, ma una variabile fisiologica, cioè un semplice dolore che può essere più o meno tollerato dalle donne, a seconda della sensibilità» spiega Antonella Vezzani, presidente dell’AIDM, l’Associazione Italiana Donne Medico. «Non è di per sé una patologia, ma il dolore molto forte è un sintomo patologico: insomma, il ciclo mestruale è fisiologico e porta con sé una serie di fastidi e scompensi, ma se il dolore rende difficile la quotidianità, questo non è più normale», aggiunge l’esperta.

Il ciclo mestruale doloroso può dipendere dall’endometriosi

A frenare leggi come quella che si appresta a varare la Spagna ci sono in molti casi diversi stereotipi, come la convinzione che i dolori possano essere una “scusa” per assentarsi dal lavoro. «Purtroppo è un pregiudizio che esiste ancora e cha radici nel passato. Io stessa ho sofferto di endometriosi, che è considerata malattia rara, anche se ora se ne parla maggiormente. Tra i sintomi ha anche il dolore mestruale e ricordo che da bambina mia madre mi diceva sempre che le mestruazioni non potevano essere un motivo per stare a casa da scuola, non era ammesso» spiega Vezzani. «Purtroppo è così. Uso una frase usurata, ma per rappresentare la realtà: l’Italia non è ancora un paese che sostiene e valorizza le donne né rispetto alle potenzialità che queste esprimono, ancora meno rispetto alle peculiarità delle patologie di cui spesso siamo vittime e che sono all’origine di invalidità temporanee e permanenti. L’endometriosi è una malattia terribile. Un inferno, un terribile fattore di marginalità che incide sulla vita privata come su quella pubblica. Troppo spesso le donne l’affrontano in solitudine e in silenzio perché, talvolta, oltre alle sofferenze se ne vergognano» sottolinea Mura.

La cefalea è invalidante e può esserlo anche il ciclo mestruale

«Va superato il pregiudizio esattamente come è accaduto con la cefalea: se un tempo veniva considerata un semplice mal di testa, oggi è riconosciuta come malattia invalidante, quando ci sono alcune condizioni. I cefalalgici (coloro che ne soffrono in modo cronico e costante, NdR) hanno il permesso per astenersi dal lavoro in concomitanza con le crisi. In alcuni casi hanno necessità di rimanere chiusi in casa, con la luce spenta – spiega la presidente dell’AIDM – Allo stesso modo per molte donne non basta un antidolorifico o un antinfiammatorio: ovviamente serve una valutazione medica, fatta caso per caso, e lo specialista non si dovrebbe limitare a certificare la dismenorrea, dunque il dolore, ma dovrebbe anche capirne le cause per aiutare chi ne soffre a superare questo problema», conclude Vezzani.

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