Manifestazione contro la tampon tax

Tampon tax: perché dovremmo abolirla

A differenza di molti Paesi europei, in Italia gli assorbenti non sono considerati beni di prima necessità e perciò viene applicata l’Iva al 22%. Una tassa ingiusta: eliminare la tampon tax non è solo una questione economica, è una battaglia di civiltà

Il “Tampon Tax Tour”

«Durante il nostro tour abbiamo raccolto storie incredibili: l’arrivo dell’assorbente negli anni ’70, per una signora di Palermo, è stata una forma di emancipazione che le ha permesso di andare al lavoro e di vivere la sua vita con più serenità. L’assessore allo sviluppo economico di Rimini ci ha raccontato come il passaggio dalla fascia ai pannolini è stato per le donne della sua famiglia un modo per conquistare una maggiore libertà. A Foggia, un’associazione che segue i senzatetto della stazione ci ha ringraziato perché, prima che il tour passasse in città, non avevano mai pensato a inserire prodotti di questo tipo nei pacchi che vengono distribuiti alle senzatetto».

Tampon Tax Tour
Le attiviste Laura Sparavigna e Lucrezia Iurlaro: per tutta l’estate hanno girato l’Italia con il “Tampon Tax Tour”, una campagna in 40 tappe per abbassare l’Iva sugli assorbenti.

A parlare è Laura Sparavigna, consigliera comunale di Firenze, che insieme a Lucrezia Iurlaro, presidentessa dell’associazione Tocca a noi, da luglio sta girando l’Italia con il “Tampon Tax Tour”, una campagna in 40 tappe che ha toccato tutte le Regioni italiane. Piccole storie di attivismo quotidiano che raccontano come la questione degli assorbenti, che in Italia sono considerati beni “non essenziali” e perciò tassati al 22%, riesca oggi a far discutere e a suscitare molta partecipazione. Sono infatti quasi 650.000 le firme su Change.org per la petizione “Stop Tampon Tax, il ciclo non è un lusso” promossa dall’associazione Onde rosa, che continua a macinare adesioni.

La storia degli assorbenti

Un interesse che non dovrebbe sorprendere, considerando il ruolo che gli assorbenti hanno storicamente svolto nell’emancipazione femminile. Compaiono – in una forma simile a quella che conosciamo oggi – per la prima volta in Germania alla fine dell’800, ma bisogna aspettare gli anni ’20 per l’introduzione del Kotex (un materiale ricavato dalla combinazione di cotone e tessuto) per la creazione degli assorbenti usa e getta e addirittura gli anni ’70 per l’arrivo della striscia adesiva. Prima di allora, ci si affidava alle pezze di cotone da lavare e riutilizzare, con l’eterno terrore di macchiarsi.

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Le farmacie che ribassano i prezzi

Nell’aprile del 2021, Firenze è stato il primo capoluogo in Italia a rendere effettivo un accordo con le farmacie comunali per vendere i prodotti igienico-sanitari con una scontistica del 18%, simulando così all’utente il prezzo finale ove si ottenesse il riconoscimento di questi prodotti come beni essenziali, tassati quindi al 4%. Come il pane, il latte e i libri, mentre adesso hanno un’Iva pari a quella di computer, alcolici e sigarette. Quella di Firenze, però, non è l’unica esperienza: molti altri Comuni, farmacie e distributori privati si erano già mossi in autonomia nel tentativo di sollecitare una risposta istituzionale definitiva sul tema.

A marzo la Coop è stata il primo grande supermercato italiano a promuovere per una settimana la vendita di tutti i prodotti igienico-sanitari femminili con uno sconto del 22%. «Dopo l’inizio del nostro Tampon Tax Tour» spiega Laura Sparavigna «siamo state contattate da enti regionali e comunali. C’è chi ha lanciato l’assorbente sospeso, chi ha installato un distributore a prezzi calmierati, com’è successo all’università Statale di Milano, chi ha fatto accordi con la piccola, media o grande distribuzione per la vendita di prodotti scontati, chi ha concordato con i farmacisti oppure con le organizzazioni sindacali l’installazione di distributori di prodotti igienico-sanitari nei luoghi di lavoro».

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Cosè la “povertà mestruale”

La battaglia per l’abolizione della tampon tax ha anche un altro scopo, oltre a quello economico: evitare quel fenomeno che conosciamo come “povertà mestruale”. Il mancato accesso a questi prodotti può infatti causare dispersione scolastica, abbandono delle attività sportive o ricreative, assenza dal lavoro.


Il mancato accesso a prodotti per l’igiene intima può causare dispersione scolastica, abbandono delle attività sportive o ricreative, assenza dal lavoro


 

La povertà mestruale è un problema globale, come più volte ha sottolineato l’Organizzazione mondiale della sanità, ma sarebbe sbagliato pensare che riguardi solo i Paesi in via di sviluppo: un report della Gazzetta ufficiale del’Unione europea stima che 1 ragazza su 10 non possa permettersi prodotti sanitari anche nel nostro ricco continente. E segnala come i prodotti per l’igiene femminile e per la cura dei bambini, degli anziani e delle persone con disabilità non siano ancora considerati beni essenziali in tutti gli Stati membri, invitando i governi nazionali a eliminarne la tassazione. «È importante sottolineare che non si tratta di un problema solamente “femminile”. È una battaglia di civiltà» specifica Laura Sparavigna.

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Quanto spende una donna per gli assorbenti

D’altra parte, una donna in Italia spende tra i 70 e i 126 euro all’anno per gli assorbenti, una cifra che può variare a seconda dell’intensità e la durata del ciclo mestruale, così come dalle oscillazioni di prezzo del tipo di prodotti acquistati. E l’Italia è anche il Paese europeo più indietro sulla normativa: basta pensare che la tassa su tutti i tipi di assorbenti è al 5% nel Regno Unito, al 5,5% per cento in Francia e al 7% in Germania, mentre in Paesi come Scozia e Kenya questi prodotti vengono distribuiti gratis in scuole e università. Nella Finanziaria del 2020 c’era un emendamento in cui si sanciva l’abbattimento dell’Iva dal 22 al 5%, ma solo sui prodotti ecosostenibili e compostabili. Un primo passo, ma non sufficiente.

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Barriere culturali da rimuovere

Ma perché è così difficile che gli assorbenti vengano riconosciuti come beni essenziali nel nostro Paese? Si tratta soprattutto di barriere culturali. «In Parlamento, oggi, più della metà degli onorevoli sono uomini e in passato erano ancora di più. Delle cose delle donne i maschi ancora non se ne occupano» dice Lucrezia Iurlaro. Senza considerare, poi, che l’introduzione della tassazione sugli assorbenti risale al 1973, quando era la donna a sobbarcarsi l’intero lavoro di cura della famiglia.

Il contesto attuale è decisamente diverso e, seppur migliorabile, più improntato alla parità. «Senza i prodotti mestruali giusti o la possibilità di accesso a luoghi adeguati per l’igiene intima le donne rischiano infezioni gravi e disagi psicologici. Inoltre, bisogna ribadire che pannolini e pannoloni sono per tutti e per tutte, dalla nascita alla terza età» ricorda Lucrezia Iurlaro. Uno degli obiettivi del tour è allora anche quello di abbattere i pregiudizi intorno a funzioni biologiche come le mestruazioni – “normalizzandole”, ovvero eliminando il tradizionale riserbo e senso di pudicizia intorno a esse – e aumentare la consapevolezza su malattie specificatamente femminili come l’endometriosi. Un lavoro che è di sensibilizzazione culturale e che riguarda il diritto alla salute di tutti.


Gli assorbenti sono comparsi per la prima volta a fine ’800, ma gli usa e getta sono stati prodotti solo negli anni ’30. Prima le donne utilizzavano pezze di cotone da lavare


 

Tampon tax, una tassa degli anni ’70

Dal 1973 gli assorbenti e i prodotti igienico-sanitari come i pannolini sono considerati beni non essenziali e tassati al 22%. Nel 2016 viene presentato il primo disegno di legge per abbattere l’Iva, che però si conclude in un nulla di fatto. Ne seguono altri, fino alla Finanziaria del 2020: passa un emendamento in cui si sancisce l’abbattimento dell’Iva su alcuni prodotti come le coppette mestruali e altri prodotti igienico-sanitari, ma solo se ecosostenibili e biodegradabili. Nel maggio 2021 è stato depositato un altro disegno di legge a firma di Matteo Richetti.

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