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Case a consumi energetici (quasi) zero: come riconoscerle

Risparmiare energia è diventato sempre più importante (visti anche i rincari in bolletta). Qui ti parliamo della certificazione energetica degli immobili e di come è possibile migliorarla

In nessuna famiglia l’arrivo delle bollette è mai stato motivo di giubilo. Nell’ultimo anno, però, con la crescita dei costi energetici, spesso si prova quasi paura ad aprire la busta che contiene la bolletta o a scaricarla dalla casella email. In questo contesto è facile dare la colpa degli aumenti a fattori che non dipendono da noi come, ad esempio, i costi unitari di elettricità e gas.

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Peraltro se, da un lato, come riportano i dati europei 2020, il 75% degli edifici è oggi inefficiente dal punto di vista energetico – tant’è che, secondo le stime, il parco immobiliare europeo è responsabile del 40% del consumo energetico dell’Unione e del 36% delle emissioni climalteranti (tenendo conto del ciclo di vita costruzione, utilizzo, ristrutturazione e demolizione) – dall’altro è pur vero che quando si deve acquistare o  prendere in locazione una casa si dedica scarsa attenzione alla scelta di immobili che abbiano bassi consumi energetici (addirittura quasi vicini allo zero!).  Ecco quindi alcune informazioni da raccogliere per non subire un colpo al cuore all’arrivo delle bollette.

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Compri o affitti casa? Attenzione alla certificazione energetica dell’immobile!

Oggi, quando si deve acquistare un nuovo elettrodomestico, è normale tener conto anche dei suoi consumi energetici. Ad aiutarci nella individuazione degli apparecchi meno energivori ci pensano le etichette energetiche, introdotte nel 1998: grazie a colori che variano dal rosso (allarme consumi!) al verde (via libera all’acquisto!) e, con l’ausilio dei giudizi espressi con lettere che partono dalla G (voto peggiore) alla A. Questo sistema informativo guida i consumatori nella scelta degli apparecchi più efficienti dal punto di vista energetico.

Se, nel caso di un frigorifero o di una lavastoviglie, una singola classe energetica può far risparmiare, in termini di consumi, diverse decine di euro, pensate a quale può essere la differenza, sotto il profilo del risparmio, se la variazione della classe energetica riguarda un intero immobile! Per questa ragione, dal 1° luglio 2009, è divenuto obbligatorio allegare l’attestato di prestazione energetica (il cosiddetto APE) – documento che riporta la classe energetica di un immobile – ai contratti di compravendita e dal 1° luglio 2010 il medesimo obbligo è stato esteso anche ai contratti di locazione. La logica che è alla base di questi provvedimenti legislativi è la stessa: rendere le persone consapevoli di un aspetto che si tende a sottovalutare, ma che ha un forte peso sia in termini ambientali che economici.

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Migliore è la classe energetica minori saranno i consumi e quindi nel budget che verrà stanziato per l’acquisto di una casa non si deve tener conto solo del suo prezzo, dei costi notarili o di mediazione immobiliare: dovremo pensare anche alle bollette che pagheremo negli anni a venire.

Come nel caso degli elettrodomestici, la classe energetica più alta è la A che, a sua volta, è suddivisa in 4 classi e, quindi, può arrivare fino ad A4. Pensate che un’abitazione di classe A registra consumi annui inferiori ai 30 kWh/mq che scendono addirittura sotto i 15 kWh/mq per le classi superiori. 

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Lo sai che si può migliorare la classe energetica dell’abitazione attuale?

Qualsiasi edificio può ambire al massimo voto in pagella e quindi anche un appartamento che originariamente rientrava fra quelli in classe G, con alcune modifiche, può “scalare” la classifica dell’efficienza energetica. Vi sarà certamente capitato di sentire parlare di ecobonus o superbonus o, addirittura, molti avranno avuto l’opportunità di realizzare lavori edili che, migliorando la prestazione energetica degli edifici e facendone quindi abbassare i consumi, consentono di usufruire di questi benefici fiscali. Ebbene quando voi effettuate un intervento di efficientamento – come il cambio della caldaia con un modello a condensazione o un sistema ibrido con pompa di calore, l’installazione di un cappotto termico o di finestre isolanti – la vostra casa potrà essere “promossa” alla classe superiore.

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Per ottenere il Superbonus, ad esempio, è necessario eseguire interventi che consentano di fare almeno un “doppio salto” e quindi, ad esempio, di passare dalla classe F a quella D, ma se un’abitazione è decisamente vetusta sarà il caso di avanzare di almeno quattro caselle! 

Va poi ricordato che l’attestato di prestazione energetica non può essere frutto di semplice autocertificazione, ma deve essere rilasciato da un certificatore energetico ovverosia un tecnico abilitato. Secondo i dati dell’ENEA – l’ente pubblico che raccoglie le attestazioni tramite il SIAPE – nel 2021 il numero degli APE che si attestavano nelle classi intermedie o più basse è diminuito, rispetto all’anno precedente, dell’1,3% rispetto alle classi più elevate. 

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Case a consumi (quasi) zero

In Europa, per ciò che concerne la classificazione energetica, vengono utilizzate le lettere dell’alfabeto e le migliori prestazioni vengono registrate col simbolo di A4 che viene attribuito ai cosiddetti “NZEB”. Tale acronimo viene utilizzato per indicare i “Nearly Zero Energy Building“,  gli edifici le cui prestazioni energetiche sono talmente elevate da far registrare consumi energetici bassissimi e, in alcuni casi, praticamente nulli.

Ciò che molti ignorano è che in Italia, a partire dal 2018, ogni edificio pubblico e, dal 2021, ogni immobile privato nuovo o ricostruito a seguito di demolizione deve perseguire tale obiettivo. Tali risultati possono essere raggiunti attraverso tecnologie passive o sfruttando anche fonti di produzione di energia rinnovabile che alimentano gli impianti efficienti. 

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Una menzione particolare merita la “Casa Passiva” che rappresenta una modalità costruttiva nella quale il comfort abitativo è assicurato da sistemi di climatizzazione, ventilazione e illuminazione basati su murature esterne e coperture che sfruttano meccanismi passivi. Pensiamo all’esposizione dell’immobile pensata per sfruttare al massimo la luce solare, all’assenza di ponti termici, all’isolamento termico e al controllo della ventilazione. 

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Le Earthship citate da Nomadland esistono davvero!

Avete mai sentito parlare delle Earthship? Se avete visto il film premio Oscar “Nomadland” probabilmente ricorderete che una delle protagoniste, Linda May, sognava di costruire una casa utilizzando esclusivamente materiali naturali ed impiegando rifiuti come, ad esempio, vecchi copertoni o bottiglie.

Quella raccontata nel film non è l’idea di una sognatrice errante, ma è una specifica tipologia di case realmente esistenti e progettate per essere autosufficienti dal punto di vista energetico (grazie all’energia del sole e del vento e all’efficienza energetica), idrico ma anche alimentare poiché nel progetto sono compresi orti e anche piccoli recinti dopo è possibile allevare animali da cortile. Oggi queste Navi della Terra sono diffuse in diverse parti del mondo. I primi progetti risalgono agli anni ‘70 e nascono dalla mente dell’architetto Michael Reynolds autodefinitosi “biotect” e protagonista anche del docufilm “The Garbage Warrior” diretto da Oliver Hodge.

In queste particolari case passive nulla viene sprecato: energia elettrica e riscaldamento si ottengono da fonti rinnovabili e per soddisfare le necessità idriche viene raccolta l’acqua piovana. Tali abitazioni sono infine progettate anche per permettere ai loro abitanti di sopravvivere in caso di catastrofi trasformandosi in vere e proprie arche di Noè! 

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