Anche tu puoi crescere un bambino bilingue… per gioco!

Letizia è una "mamma bilingue tardiva", italianissima e normalissima, tanto che a vent'anni sapeva solo le quattro parole di inglese che si imparano a scuola. Poi si è messa a studiare, a viaggiare e... qualcosa è cambiato, anche per suo figlio. Ha aperto il blog "Bilingue Per Gioco" perché aveva dei dubbi e voleva condividerli. E poi è diventata un'esperta!

La tua madrelingua?

Ho una sola madrelingua, l’italiano. Ma parlo inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese, non sempre in quest’ordine… Spesso si pensa che sia bilingue solo chi è cresciuto parlando due lingue, ma questi sono i bilingui precoci. Bilingue è chi parla due lingue. Per quanto mi riguarda l’inglese è stata la mia lingua quotidiana per una decina d’anni, è la lingua della vita che mi sono scelta e fabbricata passo dopo passo, è la lingua della mia curiosità e voglia di scoprire. Per inciso, non sempre i bilingui precoci parlano la lingua meglio dei bilingui tardivi.

E tuo figlio?

Il mio bambino ha quasi 2 anni e mezzo. Lui è bilingue precoce, capisce e parla italiano e inglese.

Che metodo hai usato?

Il metodo che utilizzano in genere i genitori madrelingua: io parlo a mio figlio sempre in inglese. Questa è la versione “breve” della risposta a questa domanda, la versione “lunga” sta nel mio blog, perché poi nella pratica si incontrano non poche difficoltà (e tantissime risorse!). Ogni famiglia sviluppa un proprio metodo, che dipende molto da come vengono gestiti gli intoppi e come vengono sfruttati gli strumenti che possono essere di supporto.

Ci tengo anche a specificare che questo è il metodo che ho scelto io e col quale mi trovo a mio agio, ma altre famiglie utilizzano metodi diversi, che sono più adatti alle loro esigenze.

Come hai iniziato?

Avevo quest’idea in testa, volevo crescere mio figlio bilingue ma non osavo. Poi un’amica mi ha spedito un libro: “The Bilingual Edge”, che mi aiutata ad avere più fiducia nel mio istinto e ha dato ordine ai miei pensieri. Mio figlio aveva circa 4 mesi quando ho cominciato a parlargli in inglese. Però mi mancava molto la possibilità di condividere dubbi e esperienze con altre famiglie, così è nato www.bilinguepergioco.com. Sentivo che era importante far giocare mio figlio con altri bambini bilingui, e sono nati i Playgroup. Sia famiglie che esperti di bilinguismo hanno cominciato a interessarsi a ciò che facevo, così ho trovato il coraggio di dedicarmi interamente a questo progetto. Ho capito che mancava un punto di collegamento tra le domande (pratiche) dei genitori e le risposte (teoriche) degli esperti, e così è nato l’e-book.

A chi è rivolto il libro?

A tutti i genitori che stanno crescendo i propri figli con due lingue. I genitori espatriati, le famiglie miste, ma anche i genitori che vogliono aiutare i propri figli ad imparare una lingua straniera fin da piccoli (e sono tantissimi). Sono famiglie con storie spesso molto diverse, ma che hanno molto in comune, e che possono fare ricorso a strumenti e tecniche simili per aiutare i figli ad imprare una seconda lingua.

Dove si acquista?

Sul mio sito. È un e-book, non ancora un libro cartaceo, e non si trova in libreria. Alla versione cartacea ci penso certo, anche perché sto riscontrando reazioni molto positive, ma facciamo una cosa alla volta…

Che impegno richiede – non essendo madrelingua – l’educazione bilingue dei propri figli?

Mentirei se dicessi che non richiede impegno, ma se diventa una fatica allora qualcosa non va. La cosa più importante quando si cresce un bambino bilingue, che si sia madrelingua o meno, è mantenere la motivazione nel tempo. La cosa stupefacente è che a volte i genitori non madrelingua sono più motivati e determinati dei genitori madrelingua e ottengono risultati perfino migliori, sembra impossibile lo so… Altra cosa essenziale: non diventare mai insegnanti dei propri figli. Il mio blog si chiama “Bilingue per gioco” e non a caso. La lingua è comunicazione, e la comunicazione tra genitori e bambini è delicatissima e importantissima e non dovrebbe essere mai guastata da considerazioni pragmatiche, tipo l’apprendimento di una lingua. Se si mantiene la leggerezza, se la lingua diventa un gioco e un momento di condivisione, andrà ad arricchire la comunicazione e la relazione.

Oggi sono tantissimi i supporti ai genitori che vogliono insegnare una lingua diversa ai figli, da internet alla televisione, passando anche dalla tata straniera. Quale la scelta migliore?

Non esiste una scelta migliore, ogni famiglia deve trovare la propria soluzione, tenendo conto delle proprie risorse e dei propri limiti e anche dell’età dei propri figli. L’importante è che gli strumenti a disposizione vengano valutati con un po’ di senso critico, che non ci si aspettino i miracoli e non si cerchino scorciatoie.

Faccio degli esempi pratici. Mettere un bambino di un anno davanti alla televisione o ai dvd in lingua è inutile. Un bambino in età scolare invece può trarre vantaggio dal fatto di vedere la televisione in lingua (ma deve arrivare all’età scolare con una conoscenza base della lingua, altrimenti si rifiuterà di guardare la tv in una lingua che non comprende!). Altro esempio: mandare un bambino all’asilo nido bilingue e poi mandarlo alle scuole normali è uno spreco di soldi (a meno ovviamente che la lingua non venga poi mantenuta e coltivata in altro modo).

Quindi la televisione non serve fino a una certa età?

Vero, vero! Non solo non serve, fa anche danni! Gli esperti sconsigliano l’uso della tv fino a 2 o 3 anni. Dopo i 3 anni pochissima televisione (meglio i dvd) e sempre guardata e commentata insieme ai genitori. In età scolare al massimo 2 ore al giorno (preferendo sempre i dvd) e i genitori dovrebbero avere il controllo su cosa guardano i piccoli.

Quindi  cosa suggerisci ai genitori che vogliono crescere i figli bilingui o almeno aiutarli a imparare un po’ di inglese?

1. Abbiate fiducia in voi stessi, chiunque può aiutare i figli a imparare precocemente una lingua, l’elemento discriminante è la motivazione, non la conoscenza perfetta della lingua.

2. Non chiedete troppo a voi stessi e non datevi obiettivi eccessivamente ambiziosi, alla fine accumulereste solo frustrazione e abbandonereste il progetto. Meglio fare poco, ma in modo costante.

3. Identificate il metodo giusto per voi, le ricette pronte non vanno mai bene quando si parla di comunicazione tra genitori e figli, riflettete un po’ su cosa va bene per voi e i vostri bambini.

4. Datevi una routine,  è importante sia per i bambini che per i genitori.

5. Siate creativi! Ok a libretti e dvd, ma ci sono tantissime altre risorse disponibili (molto economiche o addirittura gratuite!). “In che lingua giochiamo?” parla proprio di questo, di come scegliere e utilizzare strumenti vari per far entrare una lingua nella nostra vita quotidiana.

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