Congedo di paternità obbligatorio: è in arrivo anche in Italia. Cambierà qualcosa?

  • 13 06 2012

Congedo di paternità: dopo la nascita di un figlio i papà italiani resteranno a casa per tre giorni. Cambierà qualcosa?

Entro cinque mesi dalla nascita di un figlio, i papà italiani, lavoratori dipendenti, dovranno restare a casa dal lavoro per un giorno, per assistere mamma e bambino e godersi l’arrivo del nuovo nato. Senza alcuna riduzione dello stipendio. Sempre entro cinque mesi dalla nascita del bambino, il papà si potrà astenere dal lavoro per un periodo di due giorni, in alternativa alla mamma, beneficiando al suo posto di due giorni di congedo obbligatorio: anche per questo periodo al padre verrà riconosciuta una indennità da parte dell’INPS pari al 100% della retribuzione.

E’ quanto prevede il disegno di legge del Ministro Fornero, ora all’esame della Camera. Ma è una vera novità? Cosa cambia rispetto al passato? Sino ad oggi, la destinataria naturale dell’astensione obbligatoria dal lavoro (l’astensione per 5 mesi “a cavallo del parto”, solitamente due mesi prima e tre dopo il parto ovvero un mese prima e quattro dopo la nascita) era solo la mamma. Il papà poteva beneficiare dell’ astensione obbligatoria in tutto o nella residua parte non goduta dalla madre soltanto (tassativamente) al verificarsi di una delle seguenti ipotesi: a) morte o grave infermità della madre; b) abbandono del bambino da parte della madre; c) affidamento del bambino al padre in via esclusiva. Inoltre, in questo periodo di astensione obbligatoria il padre lavoratore, percepisce un’indennità corrisposta dall’INPS e pari all’80% circa del trattamento economico normalmente percepito in corso di rapporto. (Solo in alcuni specifici settori, i contratti collettivi di lavoro prevedono che il datore di lavoro debba integrare quanto erogato dall’INPS, fino a concorrenza di quanto spettante per l’intera retribuzione mensile).

Insomma, se il disegno di legge verrà approvato, i papà dovranno restare un giorno a casa insieme a mamma e bambino e riceveranno l’intero stipendio per quella giornata. Se lo vorranno, d’accordo con la mamma lavoratrice, potranno anche beneficiare, al suo posto di due ulteriori giorni di congedo obbligatorio percependo l’intero stipendio per quelle giornate. La nuova norma sembra avere, più che altro, però un valore simbolico nella direzione delle pari opportunità tra uomo e donna. Il congedo di paternità obbligatorio di soli tre giorni è un po’ lontano dall’essere un cambiamento in grado di incidere davvero, in modo positivo nella vita reale delle mamme che lavorano.

Attenzione, l’astensione obbligatoria non va confusa con l’astensione facoltativa (altresì chiamata “congedo parentale”) che spettava e spetterà ad entrambi i genitori, indistintamente e quindi anche al padre lavoratore. (Al padre lavoratore spetta, nei primi tre anni di vita del bambino, per 6 mesi se non esercita il diritto la madre; detto termine é infatti da intendersi complessivo per entrambi i genitori, i quali possono liberamente chi tra i due usufruirà dell’astensione facoltativa, ovvero di utilizzarla entrambi nel limite massimo complessivo di 6 mesi, ovvero di non utilizzarla affatto. Durante questo periodo il genitore che ne usufruisce percepisce un’indennità dall’INPS pari al 30% della retribuzione giornaliera).

Con il congedo di paternità obbligatorio, l’Italia sarà al passo con il resto dell’Europa? Non molto: in altri paesi europei il congedo obbligatorio di paternità ha tutte altre dimensioni. Per citare un solo esempio, la Svezia: lì il congedo di paternità obbligatorio raggiunge le undici settimane… Più breve è la durata del congedo di paternità obbligatorio previsto in Inghilterra: solo tre giorni. In Francia si può arrivare ad 11 giorni. In Norvegia il periodo di assenza dal lavoro viene pienamente condiviso tra mamma e papà ma può arrivare fino a un massimo di 12 mesi…

All’avanguardia sotto questo profilo, ci sono però alcune realtà aziendali italiane, come quella di Nestlé: l’azienda ha deciso di promuovere due settimane di congedo di paternità per i propri dipendenti impegnandosi ad integrare sino al 100% dello stipendio il trattamento previsto dalla legge per il congedo parentale ai neo papà che ne faranno richiesta. L’azienda dopo aver esteso a 4 i giorni di permesso retribuito (per legge infatti il Contratto Nazionale di Lavoro riconosce al lavoratore padre un solo giorno di permesso) ha deciso di incentivare l’estensione del congedo di paternità fino ad un totale di due settimane. Il ruolo del padre, infatti, è per Nestlé di fondamentale importanza nel momento della nascita di un figlio, ed una sua più attiva partecipazione alla vita domestica e alle cure familiari contribuisce positivamente ad un’effettiva parità tra i sessi.

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