Lavoro da casa: le regole del professionista

  • 27 11 2009

Quando si decide di lavorare in proprio bisogna affrontare diversi
aspetti burocratici. A volte, poi, esiste più di una soluzione per alleggerire
le pratiche. Dipende dal tipo di attività e da quanto si guadagna.
Vediamo, con la consulenza degli esperti, quali sono i passi da fare

Partita Iva

È il numero di 11 cifre che identificherà la propria attività agli occhi del Fisco. Si può chiedere a qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle entrate (www.agenziaentrate.it) senza dover pagare nulla. Nel modulo di richiesta, occorre indicare il codice di attività: per trovarlo, bisogna collegarsi al sito www.istat.it/strumenti/definizioni/ateco

Inps

Per farlo, va compilata la “Domanda di iscrizione alla gestione separata” al più vicino ufficio dell’ente di previdenza (per gli

indirizzi si può chiamare il numero 803164 o cliccare il sito www.inps.it). Chi è una professionista con obbligo di iscrizione a un albo (per esempio architetto o psicologa) dovrà invece aderire alla cassa previdenziale del proprio ordine professionale.

Contabilità

Chi inizia una nuova attività deve fare bene i conti. È necessariro un business plan, per calcolare i costi, la previsione dei ricavi e l’eventuale necessità di ottenere dei prestiti. Ma a chi chiederli? Lo Sportello unico di Unioncamere (www.unioncamere.it, tel. 0647041) offre informazioni sulle agevolazioni attivate in ogni Regione. Poi, avviata l’impresa occorre conservare i documenti originali delle fatture emesse e di quelle d’acquisto. Incassi e pagamenti , infine, vanno annotati sugli appositi registri preimpostati in vendita in cartoleria.

Spese

Il vantaggio di avere una partita Iva è la possibilità di scaricare le spese professionali: in pratica, sugli acquisti che servono per lavoro si risparmia l’Iva (di solito il 20 per cento del prezzo) e non si pagano le tasse. Un secondo vantaggio? Molte aziende privilegiano, per ragioni fiscali, i collaboratori “con partita”. Il rovescio della medaglia, invece, sono le complicazioni burocratiche, come l’obbligo di tenere la contabilità e di versare regolarmente al Fisco la differenza fra l’Iva incassata dai clienti e quella pagata sugli acquisti.

Ci sono, però, delle alternative. «Chi fa il freelance saltuariamente può rientrare nel regime delle prestazioni occasionali» spiega Daniele Accialini, commercialista. «Se l’attività autonoma non frutta più di 5.000 euro l’anno e non si lavora per più di 30 giorni con lo stesso committente, si può risparmiare l’apertura della partita Iva e l’iscrizione all’Inps». Un’altra soluzione, adottata da chi offre “opere d’ingegno” come fotografie, scritti o opere d’arte, è la cessione di diritti d’autore. «La partita Iva non serve, mentre la tassazione sul reddito è calcolata solo sul 75 per cento dei guadagni. E diminuisce al 60 per cento per chi ha meno di 35 anni».

Tasse

Chi ha i requisiti può semplificare alcuni aspetti burocratici e risparmiare sulle tasse. Ecco come.

Il “forfettino”

Il nome ufficiale è “regime agevolato per le nuove attività produttive” e garantisce a lavoratori autonomi e imprese individuali un’imposta “scontata”, più una serie di agevolazioni, per i primi tre anni di attività.

Ne ha diritto chi:

non è stata lavoratrice autonoma nei tre anni precedenti all’apertura della nuova attività;

negli ultimi tre anni non ha lavorato come dipendente nel settore della nuova attività;

prevede di guadagnare meno di 62.000 euro l’anno (31.000 se si offre solo servizi).

Vantaggi

non si deve tenere la contabilità: basta conservare le fatture emesse e ricevute;

si può versare l’Iva una volta all’anno, anziché ogni tre mesi;

al posto di Irpef, Irap e addizionali regionali si paga una sola imposta del 10 per cento.

Il regime dei minimi

Questa soluzione è l’ideale per chi ha un volume d’affari ridotto.

Conviene a chi:

prevede di percepire compensi inferiori a 30.000 euro l’anno;

non ha dipendenti;

non vende la merce al di fuori dell’Unione europea.

Vantaggi

non si tengono i registri della contabilità;

non si versa l’Iva, né la si addebita ai clienti;

al posto di Irpef, Irap e addizionali regionali si paga una sola imposta del 20 per cento.

Scadenze

Le principali riguardano i versamenti dell’Iva incassata dai clienti (da fare ogni tre mesi) e il pagamento dell’Irpef e dei contributi previdenziali, di norma suddivisi in due acconti più un saldo. Un commercialista può essere d’aiuto in questi conteggi. A chi è iscritto a un’associazione professionale, conviene verificare se c’è la possibilità di consultare un esperto a una tariffa convenzionata.

L’Abc della fattura

1. Indica i tuoi dati comprensivi di partita Iva e codice fiscale.

2. Le fatture devono riportare un numero progressivo.

3. Con la ritenuta d’acconto il tuo cliente verserà le tasse (Irpef) per te e ti spedirà ogni anno una certificazione dei pagamenti. Di norma la ritenuta è pari al 20 per cento del corrispettivo.

4. Il tuo cliente ha l’obbligo di versarti un contributo per la Previdenza: il 4 per cento dell’importo fatturato se sei iscritta all’Inps, altrimenti il 2 per cento.

5. Se non rientri nel Regime dei minimi dovrai aggiungere il 20 per cento di Iva.

 

Cerchi lavoro da fare a casa? Ecco come evitare le truffe!

Molte lettrici ingenue “abboccano” agli annunci che offrono lavoro da casa ma nascondono delle vere e proprie truffe. Clicca qui per leggere le regole d’oro per non farsi imbrogliare.

 

.

Riproduzione riservata