Tamara De Lempicka

Tamara de Lempicka, vissuta oltre un secolo fa, fu il jet-set, le feste fino a tarda ora, a Parigi, in Italia e poi a New York e in California, con le amicizie più importanti e famose del tempo, fu il simbolo di una vita di eccessi, la sublimazione di ciò che oggi consideriamo diva Hollywoodiana.

Sembra che le star dello spettacolo facciano tutto ciò che possono per essere al centro dell’attenzione, vantandosi di eccentriche abitudini o di veri e proprio "colpi di testa"; è il mito mai tramontato della diva. Far parlare di sé, essere prese come modello irraggiungibile di bellezza e aristocrazia, è oggi più che mai status a cui ambiscono attrici, cantanti, personaggi pubblici in generale. 

Questo trend fu iniziato dalla pittrice di origini polacche Tamara de Lempicka, che con il suo fascino e i suoi quadri creò un modello tuttora molto imitato. Avvezza sin da piccina al sole della Costa Azzurra, ai college esclusivi, ai grandi alberghi, Tamara de Lempicka, nata nel 1898, ebbe il suo primo contatto con la società mondana nel 1922, quando espose le sue opere ai Salons parigini, come giovane artista indipendente. 

Il suo talento precoce la rese da quel momento protagonista stravagante della mondanità europea; i suoi pennelli ritrassero molti personaggi noti dell’epoca. Tra i suoi ‘fan’ c’era anche il drammaturgo e dongiovanni più celebre in Europa, Gabriele D’Annunzio, che nel 1926 la invitò al Vittoriale per farsi ritrarre. Ma il ritratto non fu mai eseguito: era infatti una scusa del poeta per attirare Tamara, della quale era infatuato. Lei lo respinse, lui le donò un anello con topazio che l’artista portò per tutta la vita. 

Nelle sue opere degli anni ’20 e ’30 raffigurò tutto ciò che allora era considerato glamour e che rappresentava ‘il nuovo’: il telefono, le vedute urbane con grattacieli. Le donne esprimono un glamour gelido e perfetto, sembrano incontaminate dalla realtà: le labbra con rossetto rosso profondo e prezioso, le mani immacolate, le braccia ricoperte da gioielli sfavillanti. Ritraeva, insomma, l’aristocrazia, il bel mondo, gli intellettuali, ma anche e soprattutto le lolite, le donne dell’alta società che guidavano Bugatti e sciavano a Saint-Moritz, i loro amori trasgressivi, con immagini vicine all’artificio e al perfezionismo della fotografia di moda, ma che oscillano tra raffinata sensualità e gelido classicismo; tuttora questo alone di "irraggiungibilità" delle modelle si ritrova in molte campagne di moda. 

Lei stessa occupò le pagine delle riviste con le sue foto da diva di Hollywood per tutta la vita. L’immagine che si ha di Tamara è infatti quella della star incontestata di un concorso di moda. La vediamo scendere dall’automobile e presentarsi alla giuria, della quale, magari, fanno parte il grande Gatsby, Hemingway o Coco Chanel, e, con la mano abbandonata sul cofano, posare in un atteggiamento fiero ed elegante. Nel 972, durante una delle sue ultime apparizioni pubbliche, scattata ad una esposizione, appare ancora padrona di uno stile perfetto: magra e altera, un taglio di capelli allora in voga, il naso aquilino portato come un seguo di nobile distinzione. Un carisma naturale, a qualsiasi età.

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