Rosolia in gravidanza, cosa fare

La rosolia è una malattia esantematica che, se contratta in gravidanza, può essere davvero molto pericolosa per la salute del nascituro. A tal proposito, per fugare i dubbi di chi desidera un bambino e di chi ha iniziato questa grande avventura, abbiamo intervistato la dott.ssa Francesca Testa, medico specialista in Ostetricia e Ginecologia presso il Centro Medico Santagostino di Milano.

«La rosolia, contratta nei primi 3-4 mesi di gestazione (entro le sedici settimane), è una malattia esantematica che comporta rischi particolarmente gravi per la salute del nascituro. A tal proposito, nel 2010 è stato avviato uno specifico "Piano nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita"» spiega la dott.ssa Testa.

L'intento di questo "sistema di sorveglianza" (che terminerà alla fine del 2015) è proprio quello di monitorare i casi di rosolia in gravidanza.

«La prassi da seguire è, appunto, la segnalazione dei casi di rosolia in gravidanza alle Asl, alla Regione e al Ministero della Salute» conclude l'esperta.

 

Rosolia in gravidanza: sintomi e cure

Rosolia in gravidanza? Paura e tanti dubbi. Abbiamo chiesto all'esperta quali sono i rischi di questa malattia esantematica in dolce attesa e come comportarsi

 

Rischi della rosolia in gravidanza

I pericoli connessi alla rosolia

La rosolia, malattia infettiva per cui oggi esiste un vaccino, in gravidanza può causare pericoli davvero seri per la salute del nascituro. Abbiamo chiesto alla dott.ssa Francesca Testa, quali sono alcuni di questi rischi.

«La rosolia accertata contratta in gravidanza nei primi 3-4 mesi, espone il nascituro a gravi conseguenze. Tra queste, si annoverano: aborto spontaneo, morte in utero, malformazioni all’orecchio (sordità), cardiopatie congenite, problemi alla vista tra cui la cataratta, microencefalia, ritardo nello sviluppo, diverse forme di ritardo mentale…» precisa la dott.ssa Testa.

Diagnosi e sintomi della rosolia in gravidanza

Certezza della diagnosi

I rischi della rosolia contratta in gravidanza, quindi, sono strettamente connessi con la certezza della diagnosi. «L’unico modo per essere certi di aver contratto la rosolia o che la malattia sia in corso, è lo specifico test di laboratorio. Si tratta del rubeo-test, “voce” presente nelle analisi richieste all’inizio della gravidanza ed esame gratuito. Se l’esito è positivo, è importante sapere che la rosolia è una malattia esantematica che dà immunità permanente» chiarisce la dott.ssa Francesca Testa.

«Per quanto riguarda i sintomi della rosolia, questi non sono così facilmente riconoscibili. Si va dalla comparsa del caratteristico esantema sul volto (che, però, può anche non essere presente) sino alla manifestazione di segnali confondibili con altre patologie, quali: cefalea, dolori articolari, inappetenza, gonfiore dei linfonodi alla base della nuca e diminuzione dei globuli bianchi» conclude l’esperta.

Rosolia in gravidanza, cosa si può fare

Non esiste una terapia

Purtroppo non esiste una terapia specifica per “guarire” dalla rosolia e tutto ciò vale anche durante la gravidanza. «Se si ha la certezza di aver contratto la rosolia nei primi 3-4 mesi di gestazione, si deve essere consapevoli che non esistono cure specifiche e che il nascituro potrebbe incorrere nei rischi precedentemente elencati» spiega la dott.sa Testa.

I rischi, connessi alla rosolia congenita, sono tanto più gravi quanto più precocemente viene contratta la malattia.

«Per questo motivo, è importantissima la prevenzione. Quest’ultima, infatti, è l’unica via per “combattere” la rosolia congenita. Quando si pianifica una gravidanza, quindi, è bene effettuare il rubeo-test e, in caso di negatività dell’esito (dunque, di assenza degli specifici anticorpi), l’indicazione è quella di sottoporsi al vaccino. Il tempo che deve trascorrere tra somministrazione del vaccino e inizio della gravidanza (concepimento) è di tre mesi. Nell’attesa, è necessario adottare metodi anticoncezionali efficaci (fino al termine di questo periodo “a rischio”)» dichiara la dottoressa.

Importanza della prevenzione

L’unica strada percorribile

Non esistendo una cura per la rosolia, è fondamentale proteggersi se si desidera un figlio. E, per farlo in modo efficace, bisogna iniziare mesi prima sottoponendosi allo specifico test di laboratorio. Quest’ultimo, rubeo test, è tra i primi esami richiesti dal medico a tutte le donne all’inizio della gestazione ed è altresì utile per monitorare i casi di rosolia in gravidanza e le conseguenze effettive sul nascituro, compreso il numero di aborti spontanei connessi alla patologia.

In caso di negatività del test, è importante ribadire che la vaccinazione (attraverso l’inoculazione del virus vivente attenuato) resta il solo mezzo per difendersi dalla rosolia in gravidanza e che, come dichiarato dalla dott.ssa Testa, tra quest’ultimo e il concepimento devono passare tre mesi di tempo.

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