Esami di terza media, come sono cambiati

Archiviati da tempo gli esami di quinta elementare, restano comunque in piedi gli esami di terza media. Conclusione di un ciclo breve, ma intenso, questi esami sono decisamente cambiati negli anni. Non è, però, il caso di drammatizzare: ciò che conta è sempre e comunque l'intero percorso del triennio.

È da aprire, invece, una piccola parentesi riguardante la scuola media, o secondaria di primo grado, e l'età critica della preadolescenza. In questa sorta di "limbo", i ragazzi si sentono già grandi ma, al contempo, portano dentro contraddizioni, timori e fragilità ancora tipiche dell'infanzia. Capire come funzionino gli esami di terza media è un modo per aiutarli attivamente, consigliando qualora fosse richiesto o, comunque, mostrandosi interessati e correttamente informati a riguardo.

A tal proposito, abbiamo chiesto delucidazioni al prof. Francesco V., docente di scuola secondaria di primo grado a Milano.

Esami di terza media: cosa sono, come sono cambiati

Gli esami di terza media sono cambiati negli ultimi anni. Con l'aiuto di un docente, facciamo chiarezza sulle materie, le prove e il voto finale

 

Esami di terza media, che paura? Niente panico. Infatti, anche se possono sembrare più complessi di un tempo a una prima analisi, gli esami finali della scuola secondaria di primo grado sono solo la tappa finale di un percorso durato tre anni. I giorni di prove scritte sono ben cinque e comprendono italiano, matematica, inglese e la seconda lingua straniera. Ma non solo, il quinto giorno spunta anche la prova Invalsi di italiano e matematica. Quest’ultima, agli esami di terza media, ha una valenza ufficiale e ha una sua rilevanza ai fini del voto finale. La prova orale, infine, tende a mettere lo studente a proprio agio, offrendogli la possibilità di destreggiarsi tra le materie seguendo il filo logico di una tesina multidisciplinare

L'esito di un percorso importante

La giusta importanza

Gli esami di terza media prevedono ben cinque prove scritte e una prova orale. Questo tipo di iter può mettere notevolmente sotto pressione lo studente, considerando anche il fatto che si tratta dei primi esami “ufficiali” di un lungo percorso scolastico.

La scuola secondaria di primo grado ha una durata di tre anni (salvo “intoppi”) ed è proprio di questo triennio che, comunque, si tiene conto nelle sedi di giudizio. Ciò significa che studiare per gli esami è sì importante, ma che se ci si è impegnati per tre anni, la tensione e l‘emozione difficilmente rovineranno un buon percorso scolastico.

Ai genitori il compito di affiancare i ragazzi, sostenendoli e incoraggiandoli. Senza eccedere però, per non fomentare la fisiologica ansia da prestazione.

Le prove scritte

Cinque prove

Le prove scritte degli esami di terza media, si sono moltiplicate negli anni. Ma è anche vero che, durante l’ultimo anno di scuola secondaria di primo grado, sono previste numerose esercitazioni per “allenare” i ragazzi ai fatidici giorni. Dunque, niente panico!

«Le prove scritte sono cinque, spalmate su cinque giorni. La prima prova è il tema di italiano, immediatamente seguito dalla prova scritta di matematica. Il terzo giorno è dedicato all‘inglese mentre il quarto giorno è prevista la prova scritta della seconda lingua straniera (che varia di caso in caso, a seconda della sezione e dell’indirizzo di studi prescelto). Infine, il quinto giorno gli studenti sono sottoposti a una prova Invalsi che comprende sia italiano, sia matematica» spiega il docente.

La prova Invalsi diventa, dunque, “ufficiale” ai fini delle votazioni finali. A questo proposito, è importante ricordare che l’ultimo anno della scuola media prevede anche una serie di esercitazioni o fac-simile delle Invalsi.

Prova orale

Il suggerimento della tesina

Dopo aver sostenuto le prove scritte, gli studenti sono sottoposti alla fatidica prova orale. Anche in questo caso, l’intento è quello di mettere i ragazzi il più possibile a loro agio. Solitamente, alla fine del triennio di scuola secondaria di primo grado, è prevista la preparazione di una tesina multidisciplinare che funga da “guida” e collegamento tra le diverse materie proprio in sede di prova orale.

«La prova orale è pubblica, ciò significa che anche i genitori possono assistervi. Anche se solitamente sono proprio i ragazzi a non volere mamma e papà in aula durante l’esame. Affinché sia ritenuta valida, la prova orale in questione richiede almeno un testimone (che, spesso, è scelto tra i compagni di classe dallo stesso studente), oltre ovviamente alla presenza della commissione. Le prove scritte invece sono “chiuse”» precisa l’esperto.

«Solitamente si suggerisce agli studenti di preparare una tesina multidisciplinare o una presentazione in power point, benché quest’ultime non siano richieste obbligatorie. La tesina può fungere da collegamento ideale per costruire un discorso organizzato, che vada a toccare le diverse materie attraverso una mappa concettuale ragionata e pensata dallo stesso studente. In questo modo, le materie chieste alla prova orale (potenzialmente tutte, tranne matematica che in questo caso è una prova solo scritta) potranno seguire un percorso logico elaborato dall’alunno» spiega il docente.

Il voto finale

Il risultato di un iter complesso

Dopo aver sostenuto sia le prove scritte, sia l’orale, lo studente entra in modalità “voto”. A tal proposito, è importante ribadire che il voto finale tiene conto di un intero percorso, ovvero dell’impegno dimostrato dallo studente nel triennio di scuola secondaria di primo grado. Ciò significa, in pratica, che non è sufficiente studiare solo in vista dell’esame per ottenere un buon voto.

«I voti sono, anche in questo caso, espressi in decimi e il voto massimo è il dieci. Per studenti ritenuti particolarmente meritevoli, è prevista anche la lode. Il criterio preciso secondo il quale la commissione decide il voto, differisce da scuola a scuola. I primi due anni di scuola secondaria di primo grado, a tal riguardo, possono pesare più o meno (a discrezione della commissione) per quanto riguarda il voto finale. Di solito si tende a non eseguire una media matematica, si preferisce infatti una media “pesata” che tenga conto di tutto l‘iter scolastico dell’alunno» afferma il docente.

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