Shein concorso moda

SHEIN X, l’inedito dietro le quinte della sfilata a Parigi

Una location segreta, fino all'ultimo minuto. Uno stilista italiano emergente da incontrare alla sfilata del concorso moda. E la possibilità, finalmente, di parlare - anche e soprattutto di sostenibilità - con un portavoce del colosso fast fashion più controverso. È accaduto a Parigi, dove siamo state nel backstage del fashion show SHEIN per provare a scoprire qualcosa in più

A fine sfilata, al Pavillon Cambon nel cuore di Parigi, Harry Giovanni Paredes Moncada ha lo sguardo di chi è attraversato contemporaneamente da emozione e adrenalina. Il giovane stilista italiano lo ammette: “Sfilare a Parigi? Ho comunque realizzato un sogno”, ci dice. Era aprile quando il suo nome è stato annunciato come il secondo classificato – nonché il primo classificato italiano – dell’edizione 2023 di SHEIN X Challenge, il concorso per giovani designer emergenti strategicamente concepito dal colosso e-commerce SHEIN.

SHEIN X: un concorso moda per riposizionarsi nel mercato?

Oggi, insieme alla vittoria degli 8mila euro messi in palio dalla competizione, Harry Moncada avrà la possibilità di vedere i suoi look essere prodotti e venduti sulla piattaforma e-commerce di SHEIN. Il marchio cinese, nel mirino di tutti più degli altri marchi fast fashion, ha portato in passerella 25 designer con un totale di 75 look ispirati dal tema Endless Summer, che saranno tutti riprodotti in versioni adatte al commercio. Ad attenderci nel backstage del fashion show – la cui location è rimasta segreta fino all’ultimo per evitare l’alto rischio di proteste ambientaliste all’ingresso – c’è Cui He, Direttrice Europa di SHEIN, alla quale poniamo una domanda che va dritta al punto di un tema specifico, il tallone d’Achille di SHEIN in quanto marchio fast fashion: la sostenibilità. Via il dente, via il dolore: questo concorso moda sta aiutando SHEIN a riposizionarsi nel mercato o a far in modo che il brand venga in qualche modo re-immaginato?

COURTESY PRESS OFFICE. Il look di Harry Paredes.

“Lavoro in SHEIN da sei anni. Non è molto – spiega Cui He. – SHEIN ha dodici anni, sono qui da metà del suo percorso. Conosco il business model, quanto duramente lavorino le persone al suo interno. Credo che tra ciò che accade realmente e la percezione esterna ci sia un grande divario. Questo è il motivo per cui, quando sono diventata Direttrice Europa, volevo ci fosse più consapevolezza in merito al brand attraverso progetti collaterali come questo, che permettono alle persone di conoscerci di più”.

COURTESY PRESS OFFICE. Il look presentato dallo stilista Harry Paredes.

SHEIN, come funziona il business model

Il business model di SHEIN si basa sui test di mercato: per ogni singolo capo vengono prodotti solo cento pezzi. Piace? Vende bene? Ne producono altri cento. Non vende bene? Verrà generosamente scontato sull’e-commerce, fino a venderne ogni pezzo e per poi non produrne più. “Questo evita l’impatto ambientale degli invenduti”, dice Cui He. Lo stesso approccio sarà adoperato anche per le capsule dei 25 designer che hanno sfilato a Parigi e, solo se qualcuno di loro si rivelerà particolarmente di successo, verrà eventualmente considerata l’idea di collaborare ancora in futuro.

COURTESY PRESS OFFICE. SHEIN Runway Show 2023.

A proposito della sostenibilità

Quanto alla sostenibilità, Cui He almeno è obiettiva: “Trovare una soluzione non è semplice, stiamo raccogliendo quante più idee innovative. Stiamo cercando di essere collaborativi con altre realtà, recuperando tessuti abbandonati in altre manifatture per utilizzarli e dare vita ai capi. Il tema è urgente, ne abbiamo parlato molto con i designer in concorso, spiegandogli l’importanza della sostenibilità e delle fonti di approvvigionamento dei tessuti. Nel nostro caso, non è facile. Dobbiamo sempre guardare la realtà dei fatti: siamo un brand commerciale. Prediligere tessuti sostenibili significherebbe non poter rispettare il prezzo”, conferma. Un prezzo che è fin troppo democratico, che favorisce i budget mini della generazione Z europea ma che non stimola di certo quel pensare sostenibile che fu il motto della regina della moda green per eccellenza, la stilista inglese Vivienne Westwood: “Scegli bene, acquista poco, fa’ che duri nel tempo”.

COURTESY PRESS OFFICE. SHEIN Runway Show 2023.

Cinese è l’origine e la manifattura, ma non il target

Interessante è anche il discorso del target: Cui He ci racconta che in futuro la sfilata potrebbe tenersi in altre capitali europee, ma in Cina proprio no. “Ma come – le chiediamo – proprio ora che la Terra del Dragone sta diventando fucina di talentuosi designer cinesi?”. La Shanghai Fashion Week, ancor più della Beijing Fashion Week, è diventata un appuntamento di valore per la fashion industry cinese: il dibattito sull’importanza del Created in China inteso come “fatto bene e di qualità” sta cercando di scrollarsi di dosso l’etichetta stereotipata del Made in China interpretato come solo qualcosa di economico e scadente. Ma il nocciolo della questione, forse, è anche questo: la Gen Z cinese supera i 2 miliardi di unità ed è fortemente attratta dal lusso, Made in Italy compreso, avendo lo spending power per poterselo permettere. Poi però c’è l’altra faccia della Cina: la realtà manifatturiera, a cui – Cui He conferma – SHEIN è legata per il suo basso costo. Altro tallone d’Achille.

La giuria di SHEIN X Challenge 2023

Nel bilancio, c’è però anche l’opportunità che l’edizione 2023 di SHEIN X Challenge ha dato ai finalisti – 25 su 2446 candidature – di vivere un momento di confronto e crescita professionale, quando lo scorso aprile sono stati invitati a Londra per presentare i bozzetti alla giuria. Tra i giudici c’erano: Adrien Roberts, Direttore Internazionale della Formazione presso l’Accademia Costume & Moda in Italia e Presidente della GFW & International Trustee della Graduate Fashion Foundation; lo stilista irlandese Colin Horgan, il cui lavoro è stato apprezzato e indossato da star del calibro di Dua Lipa e Lady Gaga; e lo stilista Julien Fournié, nome di spicco della haute couture francese e artefice dei look del tour di Madonna.

COURTESY PRESS OFFICE. La giuria.

L’esperienza dello stilista emergente italiano Harry Moncada

È proprio dall’incontro con loro che il vincitore italiano Harry Moncada, originario di Terni e secondo classificato al concorso, porta a casa il ricordo più bello: “Mi candidai pensando che non avrei mai vinto tra migliaia di persone – ci racconta. – Ma una volta a Londra, davanti alla giuria, ho avuto la conferma del fatto che quando credi in qualcosa, non devi mai smettere di provarci”. Anche le amicizie nate tra stilisti hanno reso il concorso un’esperienza formativa: “Partii pensando che sarebbe stato iper-competitivo – spiega Harry. – Poi però, facendo amicizia con altre ragazze, il supporto reciproco è venuto naturale”.

COURTESY PRESS OFFICE. Il look presentato dallo stilista Harry Paredes.

Harry Moncada: dal trampolino di lancio, al consolidamento dei propri valori

Se SHEIN X Challenge voleva essere, come confermato da Cui He, “un’opportunità per supportare aspiranti stilisti”, in teoria la missione è compiuta. E in pratica? Nella pratica, oggi il vincitore italiano Harry Moncada guarda già oltre, sfrutta – come giusto che sia – questa opportunità di lancio per puntare a scrivere un capitolo suo, tutto personale e all’insegna dei suoi valori: “Ora mi piacerebbe creare un marchio mio – ci rivela in chiusura. – Voglio fondere le mie origini colombiane con l’Italia, due culture che fanno entrambe parte di me”. “Harry, ma sarà un brand Made in Italy?”, azzardiamo. Sorride. “Sì, vorrei creare un mio brand unendo questi due mondi, con tessuti colombiani e manifattura italiana”. E questa risposta – questa soprattutto – ci basta, oltre qualsiasi limite del diritto di cronaca, per avere speranza nel futuro e nelle nuove generazioni.

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