cover anniversario flip flop

Le infradito, star da sempre!

Ne hanno fatta di strada, le ciabattine a infradito, da quando sono nate nel 1962 in Brasile. Oggi le sfoggiano le star e le firmano le griffe. Perché sono comode, allegre, sexy. Ma non sempre e dovunque

Anita Ekberg indossa le flip flop nel 1956

Le flip flop compiono 50 anni e, come tutti gli argomenti di pura estetica, scatenano passioni irrefrenabili e polemiche accesissime. Chiunque di noi ha avuto almeno una discussione (con le amiche, con il fidanzato-marito, con i colleghi) sull’uso proprio o improprio delle ciabattine di gomma a infradito che tutte abbiamo iniziato a desiderare verso i 3 anni e che continuiamo a trovare seducentissime, e divertenti, e comodissime, pur sapendo che non tutti i luoghi e non tutti i momenti sono adatti per indossarle.

Le flip flop hanno conquistato le dive di ieri e di oggi. Nella foto, l’attrice Anita Ekberg le indossava mentre si faceva fotografare con il marito Anthony Steel nel 1956 a Firenze.

Gisele Bündchen sfoggia le infradito che ha disegnato per Ipanema

Per raccontarne la storia in breve, le flip flop (onomatopea del  suono che producono quando si cammina indossandole) o havaianas (dal  nome del marchio più famoso che, come il rimmel, è diventato sinonimo  del prodotto stesso) nascono nel 1962 in Brasile a imitazione degli  zori, le infradito giapponesi con le strisce in tessuto nero imbottito e  la suola di canna di riso, da cui mutuano la base zigrinata  indispensabile per non scivolare.

Nella foto, la top model Gisele Bündchen le sfoggia nella nuova campagna della collezione di infradito che ha disegnato per il marchio brasiliano Ipanema.

Infradito dalla sfilata primavera-estate di Valentino

Gli inizi sono austeri: pianta  bianca e strisce blu, come chiunque  abbia più di 40 anni ricorda,  perché sono arrivate in Italia quasi  subito invadendo le spiagge e  sostituendo certi agghiaccianti sandali  di plastica con il cinturino che  venivano fatti indossare ai bambini e  agli anziani perché non si  ferissero i piedi sui sassi. Le flip flop  si rischiava magari di  perderle in acqua, ma erano una carezza: puro caucciù che si  ammorbidiva col tempo e di cui molti conserviamo il  ricordo tattile  sotto il piede.

Infradito dalla sfilata primavera-estate di Chanel

Poi un errore di produzione fa sì che dalle macchine esca una  partita di ciabattine verdi: potrebbe essere un disastro. E invece il  mercato, quello brasiliano dove le havaianas vengono presto catalogate come “beni di necessità” per via della combinazione ideale fra costo e funzionalità, e quello mondiale per ragioni identiche a cui si  associa  l’estetica, accolgono l’errore con entusiasmo. Da monacali,  molto zen  appunto, le strisce si arricchiscono di ornamenti:  cristalli,  fiorellini  di gomma, anellini, anche in versione fai-da-te,  perché  staccare base e strisce e ricomporre la ciabattina a  piacimento è  facilissimo.

Infradito con il fiocco, create da Gioseppo Island

L’ultima  frontiera viene abbattuta quando, nel 1994, scoppia la moda di girare  la suola per nascondere la parte bianca. Nascono così i modelli  monocolore, e da quel momento via libera all’inventiva. Migliaia di  combinazioni, di collaborazioni importanti (l’ultima con  Missoni) e di  campagne pubblicitarie sorprendenti, con un gusto deciso per il  trompe-l’oeil, in cui piede e suola, strisce di gomma e   ambiente  si  fondono e si confondono.

Flip flop azzurre per la special edition “50 anni” di Havaianas

È proprio da questo sdoganamento presunto e totale che si scatenano le polemiche e la contrapposizione fra chi “le flip flop sempre e  dovunque” e chi “le flip flop benissimo ma dipende”. Che siano un conforto per camminare, è certo; che metta gioia il solo guardarle altrettanto; che si possano portare anche in ufficio o sul red carpet  come certe sciattone di Hollywood sfuggite allo sguardo occhiuto delle  loro stylist no, però.

Flip flop in plastica fluo, firmate Casadei

Il “ciac-ciac-flip-flop” che producono è  tanto allegro, ma sulle moquette ovattate dello studio del  commercialista o dell’avvocato stona. Anche sotto un abito elegante? Per  carità. Anche col piede curatissimo? Anche col piede curatissimo, e  fra l’altro resta da  capire come si riesca a conservarlo tale, candido,  morbido e con lo  smalto lucido, dopo un viaggio in metropolitana e sul  tram in  città.  Anche giovanissime? Soprattutto: per cambiare le regole  bisogna  essere  nella   posizione ideale per farlo, e se si è ancora  nella   fase in cui  bisogna  rafforzare la propria è meglio evitare.

Flip flop nella linea Arena Flags dedicata ai Giochi di Londra

Per  dire, Sergio Marchionne in ufficio porta solo maglioni       girocollo, ma è  il numero uno della Fiat, e quando va in udienza a       Palazzo Chigi  indossa la cravatta. Una questione di rispetto. Non a       caso, e in  particolare d’estate, i giapponesi non indossano gli  zori a      piede nudo,  ma con i tabi, gli speciali calzini che  separano   l’alluce    dalle altre  dita del piede. Attutiscono  qualunque “flip   flop”, oltre  a   proteggere e a  nascondere il piede,  che è   considerato arto  seduttivo  e  sessualmente  carico a ogni  latitudine e   in ogni momento  della  storia.

Stacy Keibler con le infradito

Europa  compresa, dove dal Cinquecento al Settecento le stampe e i        dipinti  erotici, o anche solo licenziosi (vedi François Boucher  con    le    sue  altalene maliziose), traboccano di talloni esposti e  di      ciabattine  fatte  dondolare sulla punta dell’alluce. Sarà  anche per      questo che le   havaianas dividono e riscaldano gli  animi.

Cameron Diaz con le infradito

Per non essere da  meno, in palestra mi sono appena appropriata di un paio di flip flop  abbandonate da una vecchia iscritta. Hanno una grossa dalia viola di  stof fa alla congiunzione delle strisce di plastica, sul metatarso. Mi  piacciono da morire.

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