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Per aver ucciso Giulia Tramontano nessun rimorso, possibile?

Dopo il brutale omicidio di Giulia Tramontano, ci si chiede come sia possibile compiere un gesto simile, ma soprattutto da dove venga la lucidità di Alessandro Impagnatiello e la sua mancanza di rimorso. Risponde lo psichiatra

Giulia Tramontano uccisa incinta di 7 mesi

Esiste il male, nella sua forma più assoluta? Cosa nasconde nei suoi abissi l’animo umano? Scoprendo la brutalità dell’omicidio di Giulia Tramontano, uccisa a Milano al settimo mese di gravidanza dal compagno Alessandro Impagnatiello, ci siamo chiesti come sia possibile che un orrore così viscerale prenda corpo, e che cosa scatti nella testa dell’omicida. Abbiamo rivolto queste domande al professor Pietro Pietrini, psichiatra, direttore del Molecular Mind Laboratory della Scuola IMT Alti Studi di Lucca.

Si può parlare di una personalità dell’assassino?

«Nell’immaginario comune, uccidere un’altra persona è elemento necessariamente indicativo di una devianza dalla normalità. Come potrebbe, infatti, un essere normale ammazzare un suo simile? Premesso doverosamente che la malattia mentale non spiega tutta la violenza, e che la violenza non è inevitabilmente presente nelle patologie psichiatriche, vi sono situazioni in cui il gesto è espressione e conseguenza di una sottostante malattia mentale. Purtroppo ancora oggi non vi è sufficiente conoscenza e sensibilizzazione al riguardo».

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Esistono dei campanelli d’allarme?

«I criminologi tentano da tempo di delineare la personalità dell’assassino, alla ricerca di elementi peculiari e predittivi del suo comportamento. Come quando si valuta il rischio di incidente stradale, guardare al passato è lo strumento migliore. Chi ha documentate alterazioni del comportamento in senso antisociale, con ripetute aggressioni e altri reati violenti, per definizione ha una pericolosità aumentata».

Cosa entra in gioco nella violenza di genere?

«Se guardiamo le statistiche degli ultimi 25 anni, mentre il numero di omicidi in Italia si è notevolmente ridotto, il numero di donne uccise è rimasto costante. La gran parte dei maschi viene uccisa da sconosciuti, mentre oltre tre quarti delle donne sono uccise da un familiare o un conoscente stretto. Una donna su due è uccisa dal proprio partner o ex-partner. Purtroppo, i cosiddetti campanelli di allarme appaiono tali solo con il senno di poi. Prima si tende, anche inconsciamente, a dare una giustificazione perfino alle situazioni più incresciose. Ma è sbagliato».

Chi uccide spesso non mostra segni di pentimento, come Impagnatiello che ha ucciso Giulia Tramontano

«Una caratteristica che accomuna la maggior parte, se non la totalità, degli uxoricidi che ho avuto modo di esaminare è la pressoché assoluta mancanza di rimorso. Non solo verso la vittima, anche nei confronti dei figli.

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Il rimorso verso la partner uccisa non esiste quasi mai

Non ricordo qualcuno che sia andato oltre il dispiacersi per se stesso, e per le conseguenze che il reato ha comportato per la sua esistenza. Il famoso psichiatra inglese Henry Maudsley a proposito degli psicopatici scrisse che “così come ci sono persone che non vedono certi colori perché affette da cecità per i colori ed altre che non distinguono un tono musicale da un altro perché prive di orecchio musicale, ve ne sono alcune prive di qualsivoglia senso morale”. Un’osservazione che, fatta quasi un secolo prima dell’avvento delle moderne metodologie di studio del cervello, ci obbliga a riflettere».

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