Jimi Hendrix August 1970
Jimi Hendrix (1942 - 1970)

Jimi Hendrix a 50 anni dalla morte

Un mix di alcol e barbiturici uccide 50 anni fa una delle star più brillanti del rock. Nato poverissimo, autodidatta, virtuoso della chitarra, Jimi Hendrix scompare all’apice della carriera. Lasciando ai fan la sua eredità: «Non smettete di suonare i miei dischi»

Cinquant’anni fa la cultura rock, almeno qui in Italia, stava muovendo i primi passi: era un fenomeno nuovo, gracile, di cui si sapeva e parlava pochissimo. A darle impulso nel modo più distorto e improvviso fu un fatto di cronaca che obbligò i mezzi di comunicazione a occuparsi di storie e personaggi fino a quel momento rimasti in penombra. Il decesso di Jimi Hendrix, star mondiale in testa ai favori e alla popolarità dell’epoca, seguito dopo 15 giorni da quello di Janis Joplin, ebbe l’effetto di squarciare il sipario sul mondo della musica e dei consumi giovanili.

Jimi Hendrix entra nel mito a Woodstock

Jimi Hendrix muore a Londra nella mattinata del 18 settembre 1970, appena dopo il ricovero in ospedale, dove viene trasportato da un’ambulanza accorsa nell’abitazione che l’artista sta condividendo con la fidanzata tedesca Monika Danneman, ex campionessa di pattinaggio. Il clamore, soprattutto a livello internazionale, sarà enorme, riempendo le pagine dei giornali e i servizi televisivi, che subito attribuiranno le cause della tragedia alla droga, un’overdose di sostanze imprecisate.

Le motivazioni sono facili da immaginare. Nel pieno della rivoluzione dei gusti e dei comportamenti generazionali che il rock ha alimentato, è un modo per esorcizzare le minacce e i fantasmi legati a un personaggio già entrato nel mito al festival di Woodstock. Un festival che Hendrix, con la guerra del Vietnam in corso, chiuse lacerando e brutalizzando l’inno americano.

Sa miscelare superbamente rock e funky, blues e psichedelia, improvvisazione e soul

Jimi Hendrix nasce a Seattle il 27 novembre 1942, città in cui cresce nell’estrema povertà, con il fratellino Leon a cui badare. È un puro autodidatta, un mancino che si aggrappa alla musica ascoltata alla radio, il blues, il primo rock’n’roll per sopravvivere. Dopo aver prestato il servizio militare nel corpo dei paracadutisti, macina un’intensa gavetta, navigando alla metà dei Sessanta tra club e molteplici collaborazioni discografiche: verrà scoperto in un locale di New York, nell’estate 1966 e da lì invitato a Londra dove esplode in pochi mesi.

Nell’estate del 1970 Jimi Hendrix stava attraversando un periodo complesso della sua vita artistica e personale: nelle interviste manifesta tutta la sua stanchezza, psicologica e fisica. I concerti, gli impegni promozionali e in studio di registrazione si sono susseguiti a ritmi furibondi, Jimi viene spremuto senza possibilità di una pausa per riordinare la sua musica e il suo modo di farla. Conosce i meccanismi del business che nel giro di 3 anni lo hanno elevato al ruolo di protagonista assoluto, headliner nelle principali manifestazioni, il più pagato e il più bramato dai fan.

È stanco di doversi mostrare sul palco come il “guitar hero”, non vuole rendersi schiavo di un repertorio conclamato – Hey Joe, Purple haze, Voodoo Child – chiesto dal suo manager e dagli organizzatori. Spiega che la sua prospettiva musicale dovrà proiettarsi presto su piani diversi, raccontare una visione e linguaggi capaci di scavalcare barriere e regole: lui, il virtuoso che ha già miscelato superbamente il rock e il funky, il blues e la psichedelia, l’improvvisazione e il soul, guarda avanti, pronto a buttare il cuore oltre gli ostacoli che l’industria gli pone. Sappiamo che lo intriga il jazz di John Coltrane, Roland Kirk e soprattutto di Miles Davis: i due si sono già annusati, rinviando all’inverno successivo incontri più fattivi.

Jimi Hendrix 6 settembre 1970 concerto Germania
L’ultimo concerto di Jimi Hendrix, il 6 settembre 1970 in Germania, sull’isola di Fehmarn

Jimi Hendrix rimane per molti il simbolo di quella stagione campale e maledetta

Nel settembre 1970, dopo l’ultimo show in Germania sull’isola di Fehmarn, quel ragazzo 27enne, in cima alla piramide del circo rock, si manifesta in tutta la sua fragilità: esausto ma desideroso di rilanciare la sfida alla musica che individua come il suo primo, grande, unico amore. Una dipendenza cronica. In quel che rimane della swingin’ London, che nell’autunno 1966 lo aveva accolto, timido e squattrinato, Jimi vuole capire come ricaricare le batterie, progettando l’immediato futuro: ha un biglietto in tasca per tornare a New York, dove ha appena aperto gli avveniristici Electric Lady Studios. Prevede di fermarsi un po’ con le tournée e sogna di ritirarsi in campagna.

Le testimonianze che giungono dalle giornate precedenti quel funesto 18 settembre lo segnalano tranquillo, disponibile, curioso come sempre. In un testo lasciato appena poche ore prima di morire, The story of life, scrive: «La storia di una vita è più veloce di un batter di ciglia, la storia di un amore è ciao e arrivederci fino a quando ci incontreremo di nuovo».

Al mattino presto Jimi si sentirà male, un conato di vomito lo sorprende, e lo soffoca, nel sonno: un un mix di vino rosso, e molte, troppe pastiglie di barbiturici prese per dormire. I soccorsi giunti in Lansdowne Road, a Notting Hill, non saranno dei più efficienti: tra le tante tesi si parlerà di complotto, Jimi sarebbe stato assassinato e preso per uno dei giovani neri e drogati raccolti nelle strade della metropoli. L’autopsia accerta che Hendrix non ha assunto droghe, ma per molti Jimi rimarrà uno dei caduti di quella stagione campale, sacrificato da un circuito pericoloso e tossico, simbolo del rock inteso come dannazione.

Resterà la sua musica, destinata all’eternità, mentre intorno alle sue spoglie si scateneranno le battaglie legali per l’eredità e per un patrimonio che dopo la morte ha moltiplicato il suo valore, con decine di album, dvd, libri a celebrarne l’opera e la memoria. In fondo la cosa che conta davvero.

Jimi Hendrix, le immagini inedite
Nel 1967 scattò la foto simbolo di Jimi Hendrix che brucia la sua chitarra. Oggi Ed Caraeff pubblica Burning Desire – Il mito di Jimi Hendrix nelle foto di Ed Caraeff (Rizzoli): una raccola di 100 immagini inedite, come le 3 che vedete in queste pagine.

In libreria
The story of life – Gli ultimi giorni di Jimi Hendrix (Baldini+Castoldi) è il nuovo libro del giornalista e critico musicale Enzo Gentile, scritto insieme a Roberto Crema. Il volume racconta l’ultimo mese di vita del grande artista, di cui il 18 settembre ricorre il 50° anniversario dalla morte. La prefazione è firmata da Leon Hendrix, fratello minore del leggendario chitarrista.

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