Lady Mary Wortley Montague (1689- 1762)
Lady Mary Wortley Montague (1689- 1762) in un'illustrazione del 1830

Lady Montagu, la donna che portò in Europa il primo vaccino

Moglie di un ambasciatore inglese, a Costantinopoli Mary Montagu scoprì un’antica pratica usata dalle donne turche per proteggere dal vaiolo: l’inoculazione. Nonostante lo scetticismo generale, la fece conoscere in Occidente. Contribuendo a disegnare la via moderna alla cura delle epidemie

Potrebbe essere la protagonista di un’avventurosa serie tv in costume, eppure non ne ho trovata nessuna. In compenso, ispirò tantissimi artisti: basta andare su Google per vedere quanti ritratti di lei esistano. Di chi sto parlando? Di Lady Montagu, la nobildonna che nel 1700 portò avanti la prima campagna di vaccinazione di massa contro il vaiolo in Occidente, lottando contro i pregiudizi di chi la riteneva una pratica barbara, «un esperimento praticato da donne ignoranti». L’ho scoperta leggendo il bellissimo libro di Maria Teresa Giaveri, Lady Montagu e il dragomanno (Neri Pozza), che ne racconta l’avventurosa vita e il fondamentale contributo per debellare una malattia mortale.

La vita di Lady Montagu

Lady Mary Wortley Montagu era una donna bella, intelligente e colta. Vissuta dal 1689 al 1762, rimase orfana di madre da bambina e fu allevata da governanti «ignoranti e presuntuose». Forse per questo si mise in testa di farsi una cultura umanistica, cosa che a quei tempi «era privilegio dei maschi di schiatta aristocratica», scrive Giaveri. Passava le giornate nella biblioteca di famiglia, soddisfacendo sui libri la sua sete di conoscenza.

Oltre che determinata, era allergica alle convenzioni, tanto che organizzò una “fuitina” per sposarsi, contro il parere paterno, con Lord Edward Montagu, 11 anni più vecchio di lei. Furono nozze dettate dall’intesa più che dal rango (lei figlia del conte di Kingston, lui nipote del primo conte di Sandwich), «un’intesa più intellettuale che sentimentale». Ma il suo fu «anche un gesto di indipendenza di fronte a quel mercato degli schiavi in cui si traduceva il sistema patriarcale dei matrimoni», così lo definiva la stessa Mary.

A 27 anni si ammala di vaiolo

A 27 anni, quando era ammiratissima nei circoli londinesi per i suoi scritti e le sue poesie, si ammalò di vaiolo: la sua bellezza venne compromessa e da allora fu costretta a mettere sempre sul volto la biacca, la polvere bianca in voga tra le nobildonne del periodo, per coprire le cicatrici lasciate dalle pustole.

Quando Edward viene nominato ambasciatore, Mary inizia a viaggiare in tutta Europa con il marito e i loro 2 figli. Si emoziona guardando fuori dal finestrino della carrozza che li conduce in Olanda, Austria, Germania… Scopre mondi diversi, è affascinata dagli usi e dalle culture. A Vienna impara che le dame godono di notevoli privilegi, «sono oggetto di corteggiamento anche (soprattutto!) se mature, e possono tranquillamente esibire in società i loro amanti», leggo nel libro. A Hannover scopre le slitte e le stufe. Ma è in Oriente, a Costantinopoli, che rimane folgorata: dalle atmosfere esotiche e fiabesche, dai paesaggi da Mille e una notte, dalle donne che di giorno indossano il velo e negli hammam si rivelano nude e a proprio agio. Racconta tutto nelle numerose lettere che invia a Londra dove «venivano lette e commentate con avidità».

In Europa si diffondono le epidemie

Mentre Mary viaggia per le corti, in Europa si diffondono le epidemie. E il vaiolo, che le aveva lasciato i suoi segni indelebili sul volto senza ciglia, le fa paura. In Turchia viene a conoscenza di una pratica antica, tramandata dalle anziane: l’inoculazione. «C’è un gruppo di vecchie che ne fanno la loro attività ogni autunno, nel mese di settembre, quando è finita la calura» scrive. «La gente fa circolare la voce chiedendo se qualcuno nelle famiglie sia disposto ad avere il vaiolo: si riuniscono all’uopo, e quando sono in gruppo (di solito di quindici o di sedici), arriva la vecchia con un guscio di noce riempito della miglior materia vaiolosa e chiede quali vene abbiate scelto».

Vedendo i risultati della pratica – qualche giorno di febbre e poi l’immunizzazione – si persuade a provarla sui suoi figli. E, sostenuta dalle amiche e da 2 dragomanni (gli interpreti dell’ambasciatore in Oriente, 2 italiani coltissimi e dediti alla medicina), riesce poi a convincere la corte inglese a seguire il suo esempio.

L’antenato del vaccino

L’inoculazione, antesignana dei vaccini moderni, fu promossa da Lady Mary e attuata da alcuni medici illustri: si diffuse in Europa e arrivò fino in America. Ma non senza difficoltà. I dottori, che Lady Montagu aveva spesso deprecato come fautori solo dei propri interessi anziché del bene dell’umanità, le diedero contro: consideravano un punto debole il fatto che la tecnica fosse usata in Oriente e, per di più, da donne. Mary stessa fu attaccata e rispose nel 1722 con un articolo sul Flying Post, sotto lo pseudonimo “Un Mercante Turco”, mettendo in guardia «contro quegli improvvisati operatori che aumentano virilmente le dosi di sostanza inserita, indeboliscono il malato con purghe o salassi o pensano di rafforzarlo con eccitanti e cordiali».

Ci volle un secolo per mettere a punto la vaccinazione contro il vaiolo: ancora durante il 1900 morirono oltre 300 milioni di persone nel mondo e l’Oms lo ha considerato debellato solo nel 1979. Ma, nella lunga strada verso la cura delle epidemie, un passo importante è stato fatto anche grazie all’intuizione e alla determinazione di Lady Montagu.

Adesso in libreria

Lady Montagu e il dragomanno (Neri Pozza) di Maria Teresa Giaveri, membro dell’Accademia delle Scienze di Torino, racconta l’affascinante e avventurosa vita di questa nobildonna del 1700, attraverso le sue lettere e i documenti dell’epoca.

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