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Vaiolo delle scimmie: inizia la vaccinazione

Aumentano i casi di vaiolo delle scimmie anche in Italia e il ministero della Salute consegna le prime dosi in alcune Regioni. Una circolare individua le categorie a rischio

Il vaiolo delle scimmie torna al centro dell’attenzione. Il Ministero della Salute ha appena pubblicato due circolari che assegnano alle quattro Regioni più colpite le 5.200 dosi oggi esistenti in Italia. A Roma l’8 agosto l’Isitituto Spallanzani ha iniziato le somminstrazioni. Si tratta di vaccini contro il vaiolo umano (uno americano e uno danese), che dovrebbero essere efficaci all’85% anche contro quello delle scimmie (dato al momento da verificare). Molti paesi, dagli Stati Uniti a Gran Bretagna e Francia, hanno già avviato una campagna vaccinale con le poche dosi a disposizione al momento.

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Chi ha colpito finora il vaiolo delle scimmie

Finora il vaiolo delle scimmie ha colpito al 98% uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini. Il 95% dei contagi è avvenuto tramite rapporti sessuali. Il virus si trasmette soprattutto tramite le lesioni della pelle. Il preservativo non le copre necessariamente, per questo non è considerato una barriera.

La circolare del Ministero della Salute con le categorie a rischio

Ecco la circolare che avvia le somministrazioni del vaccino. «Al momento, la modalità di contagio e la velocità di diffusione, così come l’efficacia delle misure non farmacologiche fanno escludere la necessità di una campagna vaccinale di massa» spiega la circolare del Ministero della Salute… Le prime categorie ad alto rischio a cui verrà offerta inizialmente la vaccinazione, come profilassi pre-esposizione, sono individuate tra: personale di laboratorio con possibile esposizione diretta a orthopoxvirus; persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (Msm), che rientrano nei seguenti criteri di rischio: storia recente (ultimi 3 mesi) con più partner sessuali; partecipazione a eventi di sesso di gruppo; partecipazione a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune; recente infezione sessualmente trasmessa (almeno un episodio nell’ultimo anno); abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe chimiche (Chemsex). Tali soggetti a più alto rischio – prosegue la circolare – potrebbero essere identificati tra coloro che afferiscono agli ambulatori PrEP-HIV dei centri di malattie infettive e dei Check Point, ai centri HIV e ai centri per il trattamento delle malattie sessualmente trasmissibili, utilizzando anche indicatori di comportamento ad alto rischio simili a quelli utilizzati per valutare l’idoneità alla profilassi pre-esposizione all’HIV, ma applicati indipendentemente dalla presenza o meno di infezione da HIV».

Perché è emergenza sanitaria globale

Il 23 luglio l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato l’emergenza sanitaria globale. La decisione deriva dalla considerazione sui numeri in crescita della malattia nel mondo, che ha colpito quasi 17.000 persone in 74 Paesi. “Ho deciso di dichiarare un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale”, ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus durante una conferenza stampa, precisando che il rischio nel mondo è relativamente moderato a parte l’Europa dove è alto. Come chiarito da Ghebreyesus, non si è trattato di una decisione facile né unanime, perché il comitato di esperti dell’Oms nutriva dubbi. Come spiegato dal responsabile delle emergenze dell’Oms, Mike Ryan, “è un invito all’azione, ma non è il primo“.

Vaiolo delle scimmie: isolamento di 21 giorni

I casi di vaiolo delle scimmie aumentano anche in Italia, dove secondo le ultime rilevazioni sono 545. Il ministero della Salute indica un periodo di isolamento di 21 giorni in caso di sintomi sospetti: si tratta di febbre sopra i 38,5 gradi, linfonodi gonfi, dolori muscolari, mal di testa e debolezza generale. «In presenza di un quadro riconducibile al vaiolo delle scimmie non è necessario attendere i risultati di laboratorio», si legge nella circolare, in particolare se si è avuto un contatto con un individuo che abbia già mostrato sintomi compatibili con la malattia o che dichiari «di aver viaggiato in un Paese endemico nei 21 giorni precedenti, ha avuto partner sessuali multipli o anonimi dello stesso periodo».

Vaiolo delle scimmie: il rischio di trasmissione sessuale

Un altro chiarimento riguarda i rapporti sessuali, che rimangono il veicolo principale di trasmissione della malattia, non solo tra persone dello stesso sesso, come inizialmente si sosteneva sui social. La circolare chiarisce, infatti, che «nell’attuale focolaio la natura delle lesioni suggerisce che la trasmissione sia avvenuta durante rapporti sessuali. Meno probabile il contagio attraverso il contatto con la pelle intatta»

Niente allarmi: il vaiolo non si trasmette come il Covid

Ma quello che suona come un allarme viene invece ridimensionato dagli esperti: «Non mi sembra il caso di agitarsi» chiarisce Massimo Ciccozzi, direttore dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-medico di Roma. «I casi al momento sono pochi, ma soprattutto le modalità di trasmissione da uomo a uomo non sono così semplici: non è come il Covid, per cui ci si contagia per via aerea. In questo caso occorre un contatto diretto con le pustole e le croste, oppure un passaggio di fluidi corporei».

Vaiolo, si guarisce senza farmaci

Finora contro il vaiolo delle scimmie non c’è stato bisogno di ricorrere a terapie con antivirali. «Si tratta di una malattia autolimitante: nel giro di due settimane va in completa remissione da sola, senza bisogno di somministrare farmaci» spiega Ciccozzi. Non esiste una cura specifica per il vaiolo, ma come chiarisce ancora l’epidemiologo «nel caso di soggetti immunodepressi si può ricorrere ad antivirali. Finora non c’è stato bisogno. Va anche detto che i vaccini somministrati fino alla prima metà degli anni ’70 contro il vaiolo umano forniscono una certa protezione: sono “cugini”, appartengono alla stessa famiglia».

Non serve un nuovo vaccino contro il vaiolo

Una certa preoccupazione può averla generata anche la notizia che la ministra della Salute spagnola ha annunciato un piano di acquisto europeo di vaccini contro il vaiolo umano e di antivirali, per poter fronteggiare un eventuale aumento esponenziale di casi. Anche i funzionari della sanità pubblica statunitensi hanno fatto sapere che stanno indagando su due potenziali casi di Vaiolo delle scimmie, senza escludere il ricorso a un nuovo vaccino specifico: «Anche noi in Italia stiamo studiando per capire se ci sono state mutazioni che possano renderlo più diffusibile, rispetto ai ceppi degli anni ’70, ed eventualmente cosa possano comportare. Ma per ora dobbiamo stare tranquilli e soprattutto non ha senso pensare a nuovi vaccini. Va tenuto presente che il virus del vaiolo è differente dal coronavirus: è molto più difficile che faccia mutazioni – spiega l’epidemiologo – Non ha neppure senso pensare di ripristinare oggi il vecchio vaccino contro il vaiolo umano perché ormai quella malattia è eradicata, a meno che non succeda l’imprevedibile. Ma al momento non sembra affatto un’ipotesi credibile». «È vero che negli Usa hanno sperimentato un nuovo vaccino contro il vaiolo, ma ripeto: non ci sono i presupposti. Oggi dobbiamo preoccuparci di Omicron, che è ancora presente. Anche l’allarme sull’epatite acuta pediatrica, dopo poco più di una settimana, è svanito. Il terrorismo non serve», aggiunge l’esperto.

Il vaccino anti-Covid non ha legame col vaiolo

Ciccozzi sgombra il campo anche dalle bufale che girano sui social e che accosterebbero il vaccino AstraZeneca contro il Covid ai casi di vaiolo delle scimmie. Questo perché il vettore virale del vaccino è un adenovirus degli scimpanzé: «È un classico caso di bufala che potrei portare ad esempio quando faccio lezione in università» chiarisce l’epidemiologo molecolare, ricordando che l’adenovirus degli scimpanzé è tutt’altro virus e peraltro inattivo. «Basta considerare la diffusione di AstraZeneca nel Regno Unito, dove su una popolazione di circa 60 milioni di persone i casi di vaiolo delle scimmie sono appena una ventina: se ci fosse un legame, dovrebbero essercene migliaia e non milioni», spiega Ciccozzi, che interviene anche su un altro aspetto: «Il fatto che i primi casi di vaiolo delle scimmie abbiano interessato persone omosessuali non significa nulla, è un puro caso perché il virus si trasmette tramite fluidi corporei, quindi il contagio può avvenire anche in caso di rapporti tra uomo e donna».

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