Michelle Williams

Michelle Williams è la mamma di Spielberg in “The Fabelmans”

Michelle Williams punta al quarto Oscar per la sua interpretazione di Mitzi, la mamma di Steven Spielberg in The Fabelsmans, il film semi-autobiografico del regista americano

L’attrice Michelle Williams interpreta la madre di Steven Spielberg nel film semi-autobiografico del regista: The Fabelmans. È candidata all’Oscar come miglior attrice, e la pellicola come miglior film e miglior regia.

Michelle Williams, 42 anni, 4 volte candidata agli Oscar, mamma di tre bambini, sorride mentre racconta la sua avventura sul set di The Fabelmans.

Michelle Williams è la mamma di Steven Spielberg

Il nuovo film semi-autobiografico di Steven Spielberg racconta la storia del 16enne Sammy Fabelman che, cresciuto nell’Arizona del secondo dopoguerra tra emarginazione e sogni, scopre la magia e il potere salvifico del cinema. Michelle Williams interpreta Mitzi, personaggio ispirato a Leah, la madre del regista. Accanto a lei, nel film più intimo e personale di Spielberg, Gabriel LaBelle, che veste i panni del giovane film maker, e Paul Dano nel ruolo di suo padre.

Qual è stata la sua reazione quando l’ha chiamata Steven Spielberg?

«Eravamo in piena pandemia, ogni giorno simile a quello precedente, quando a un certo punto ho ricevuto un messaggio che diceva che Steven voleva parlarmi. Ci siamo trovati su Zoom e, quando mi ha detto che stava lavorando a un film semi-autobiografico e che voleva che interpretassi sua madre, non ci potevo credere. Aveva scelto me per ritrarre la persona più importante della sua vita! Leah era una donna incredibile: divertente, colta, intelligente, sensibile. Mi sono sentita molto onorata».

Come ha lavorato sul personaggio di Mitzi?

«Con l’aiuto di Steven. Abbiamo parlato molto, anche di momenti familiari intimi: non ha mai esitato a rispondere alle mie domande. Ogni ruolo che interpreto è speciale, ma questo è stato il massimo: una sorta di ricompensa per la mia passione per il cinema, per l’amore che ho per i film di Spielberg, con cui sono cresciuta in un paesino del Montana. L’impero del Sole è stato il primo film in assoluto che ho visto: ha dato il via a questo viaggio meraviglioso che sto vivendo».

In che rapporto siete rimasti dopo la fine delle riprese?

«Ci sentiamo spesso, abbiamo condiviso un’esperienza che ci ha avvicinato molto. Parliamo dei suoi genitori, di quanto siano stati importanti per lui, ogni tanto mi spedisce ancora foto di famiglia che non avevo visto e condivide con me molti dei suoi ricordi. Questo film è stato un vero atto di amore, non deve essere stato facile trovare il coraggio di aprirsi, soprattutto per uno come lui, sempre sotto i riflettori. Ma Steven è molto legato alla sua infanzia e si vede nel suo lavoro».

Ha detto che ogni ruolo per lei è speciale. Si immedesima sempre nei personaggi che interpreta?

«Sì, sempre. A volte non è facile, come quando ho interpretato Dolores in Shutter Island, che annega i suoi figli. In casi del genere devo davvero scavare nelle profondità della mia anima. Lavoro sull’empatia dei personaggi, anche con il loro dolore. Mi pongo sempre molte domande su come posso colmare le lacune che mi separano da certi ruoli».

E quando finisce un film come li lascia andare?

«Odio dire addio sia alle persone sia ai personaggi, non so perché. A fine riprese sono molto contenta di tornare alla mia vita, eppure c’è sempre una parte di me che fa fatica ad abbandonare queste donne con cui ho condiviso molto. Mitzi è spesso con me anche ora, sarà difficile lasciarla andare». Ha spesso interpretato donne complesse, con dei tratti perfino oscuri.

Come se lo spiega?

«Non saprei, me lo sono chiesta anche io dopo un po’ di anni, quando la mia carriera era ormai consolidata. Ma quando avevo 17-18 anni e abitavo in Canada ero affamata di tutto: recitazione, teatro, concerti. Appena potevo scappavo a New York, anche solo per vedere uno spettacolo o seguire una sessione di cineforum. Adoravo recitare perché mi permetteva di “scomparire” e passare da una realtà all’altra. Ma non avevo ancora capito a fondo il significato di quest’arte. Ero giovane, non avevo ancora fatto abbastanza esperienze. Solo dopo ho capito il significato e le possibilità creative di questo mestiere».

Cosa le fa scegliere un film piuttosto che un altro?

«In genere sono aperta a tutto. Non parto con preconcetti o aspettative. Infatti alcuni progetti sono andati malissimo, non sono riuscita nemmeno a farli decollare. Potrà sembrare scontato, ma è davvero così: mi interessa una sceneggiatura se mi colpisce la prima volta che la leggo, se riesce a coinvolgermi». Qual è stato il ruolo più importante della sua carriera? «Il ruolo della madre, in qualsiasi film. Una volta un’amica mi ha detto che essere genitori è come morire e rinascere, il che sembra drastico, ma ho capito subito cosa voleva intendere. Aveva ragione: essere madre è la cosa più importante, tanto in un film quanto nella vita. Se non riesco a farlo bene, non conta nient’altro: ho fallito. Essere madre, con tutto quello che comporta come processo creativo e sentimentale, mi rigenera come essere umano, in tutti i sensi. Non c’è una parte della mia vita che non ne venga toccata».

Se non recitasse, cosa farebbe Michelle Williams?

«La mamma a tempo pieno! Non c’è nient’altro che sappia fare meglio, o forse non c’è nient’altro che mi interessi così tanto. Ho iniziato a recitare a 12 anni, ho sempre sognato di recitare, non ho mai avuto dubbi. Forse, in un’altra vita sarei un’acrobata, sono molto atletica, oppure una poetessa». Scrive poesie? «No, ma sono un’avida lettrice. La mia giornata inizia sempre con una poesia. Mi aiuta a partire col piede giusto, a farmi osservare meglio le cose».

Possiede qualche altra abilità segreta?

«Mi piace ricamare le iniziali dei nomi sulle camicie, sui cuscini. Vengo da una stirpe di ricamatrici, le bisnonne e le nonne erano bravissime a lavorare con ago e filo. Però non mi ha insegnato mia madre: ho imparato nel 2009 sul set di Meek’s Cutoff da Zoe Kazan, che è un genio del ricamo».

Ha chiesto a sua madre perché non le ha insegnato?

«Mia madre è cresciuta in un’epoca in cui l’economia domestica era un corso di laurea. Questo l’ha resa allergica a qualsiasi lavoro casalingo. Per il mio futuro ha sempre voluto qualcosa di più. Voleva che andassi all’università, che studiassi Medicina, che avessi una carriera come gli uomini. Alla fine sono diventata attrice. Non era quello che si aspettava, ma è sempre stata fiera di me».

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