Mentre parla, si sfrega spesso il mento con la mano. E subito dopo solleva gli occhi al cielo, puntando a destra. Lo osservo parlare e capisco che la fama che spesso lo precede, di non brillare per simpatia, nasce da un fraintendimento: Denzel Washington è soprattutto molto timido. Figlio di un ex ministro della Chiesa pentecostale e di una cantante di gospel, ha ereditato dalla famiglia una certa serietà che si porta addosso ancora oggi, a 66 anni. Dopo gli studi in giornalismo, Denzel Washington è diventato un attore, regista e produttore fra i più amati dal pubblico. E se passo mentalmente in rassegna i suoi film – Malcom X o Grido di libertà, Il sapore della vittoria o Hurricane – penso che sono poche le interpretazioni che si possano definire meno che grandiose.

È stato candidato 9 volte all’Oscar e, unico afroamericano nella storia, ne ha vinti 2 (per Glory – Uomini di gloria e Training day). Il New York Times lo ha definito “il miglior interprete del 21° secolo”. Che dire di più? Ha trasmesso il suo amore per il cinema ai 4 figli: John David, il più famoso, segue le orme del padre come attore e ha già recitato in cult come BlacKkKlansman, Tenet e Malcom & Marie; Katia fa l’assistente di produzione, Malcom si è laureato in Cinema. E Olivia, attrice anche lei, recita accanto al padre nell’ultimo film di Denzel Washington, Fino all’ultimo indizio.

Olivia Washington figlia Denzel Washington
Denzel Washington con la figlia Olivia.

Fino all’ultimo indizio, thriller vintage

In questo thriller vintage ambientato negli anni ʼ90 e scritto e diretto da John Lee Hancock, Washington è uno sceriffo coinvolto da un sergente di polizia (Rami Malek) nella caccia a un serial killer (Jared Leto). Una missione che porterà a galla momenti difficili e dolorosi del suo passato.

Ha interpretato molti poliziotti nella sua carriera, a volte integerrimi, a volte ambigui, sempre attraversati dalla vita. Come descriverebbe il suo nuovo personaggio, Joe Deacon? «Oltre al fatto che pesa 18 chili più degli altri poliziotti che ho portato sullo schermo? (mi regala uno dei suoi celebri sorrisi, ndr). È uno sceriffo che in passato è stato coinvolto in un tragico incidente e ha perso casa, famiglia e benessere in un colpo solo. Gli chiedono di tornare alla Omicidi di Los Angeles, dove aveva già lavorato, e questo farà riaffiorare alcune verità scomode: dovrà superarle, per poter andare avanti».

Denzel Washington moglie Pauletta Washington 2019
Marito felice
Denzel Washington è sposato dal 1983 con Pauletta Pearson, anche lei attrice. Si sono conosciuti sul set del film Wilma nel 1977. Hanno 4 figli: John David, 36 anni, ex giocatore di football e ora attore affermato; Katia, 34, assistente di produzione; i gemelli Olivia, 30, attrice, e Malcom, ex giocatore di basket e laureato in Cinema.

Intervista a Denzel Washington

Si è chiuso in un commissariato di polizia per prepararsi al ruolo?

«No, ho guardato fino allo sfinimento Le prime 48 ore, docuserie tv che adoro. Mostra come i professionisti affrontano i casi criminali: strato dopo strato, andando fino in fondo, quasi come se stessero pelando una cipolla. Quando ho girato Il rapporto Pelican, in cui interpretavo un giornalista investigativo al fianco di Julia Roberts, mi sono reso conto che il lavoro di un attore è molto simile: solo che, mentre un reporter scrive quello che scopre, io devo mostrarlo sullo schermo, farlo vivere al mio pubblico».

La sua vita è cambiata durante la pandemia?

«Non sono un uomo religioso ma sono un uomo spirituale, e durante questa terribile situazione ho iniziato a leggere la Bibbia tutti i giorni. Sono alla quarta rilettura, sono arrivato al Libro dei Giudici».


«Nell’ultimo anno ho iniziato a leggere la Bibbia ogni giorno. E ho capito quanto sia importante prendersi cura degli altri»


Cosa cercava? E cosa ha trovato?

«Nel Vecchio Testamento, nell’Esodo per la precisione, Dio rimanda tutti gli uomini e le donne nelle proprie tende. A mio modesto parere, è quello che sta succedendo a noi oggi: siamo tornati tutti nella nostra tenda, a stretto contatto con noi stessi e con le persone care, e dobbiamo resettarci e riconsiderare completamente chi siamo».

La prima cosa da imparare?

«Guardare al prossimo e capire che, se gli fai del male, in realtà lo stai facendo a te stesso. Forse usciremo da questa situazione più uniti, di sicuro abbiamo avuto tempo per pensare. Ma se non ci prendiamo più cura degli altri, verremo distrutti tutti. Sta già succedendo. Questa è una grande opportunità per cambiare».

C’è un po’ di spiritualità anche in questo suo ultimo film?

«Più maturi nella fede e meno hai bisogno di dimostrazioni (fa un altro grande sorriso, ndr). Per la natura del suo lavoro, il mio sceriffo è tenuto a basarsi sulle prove, ma nel corso della storia compie un viaggio spirituale, il suo cuore cinico si trasforma».

Dall’alto dei suoi 2 Oscar, che effetto le ha fatto lavorare con i più giovani Rami Malek e Jared Leto, anche loro vincitori della statuetta?

«Sono molto bravi, seri e dotati, sono il futuro di questo lavoro. Ricordo che, nella scena in cui li guardavo dalla stanza degli interrogatori, avrei voluto godermeli con i popcorn, tanto mi sono piaciuti. Mi hanno ricordato me 30 anni fa, quando ero sul set di Allarme rosso con Gene Hackman. Adesso sono io che osservo i più giovani, mi affascina vederli impegnarsi al massimo per raggiungere un obiettivo».


«In Fino all’ultimo indizio ho recitato insieme a mia figlia Olivia: ero così nervoso che ho perfino dimenticato le mie battute!»


Nel film c’è anche sua figlia Olivia.

«Anche lei è una meravigliosa giovane attrice. È stata la prima volta in cui abbiamo lavorato insieme… E mi ha dato ordini! Mi diceva di andare di qua e di là, è stata una dura prova per me: ero così nervoso per la sua presenza che qualche volta mi sono perfino dimenticato le mie battute!».