Salman Rushdie

Salman Rushdie, intervista e prime foto dopo l’aggressione

Accoltellato lo scorso 12 agosto negli Usa, lo scrittore Salman Rushdie confessa al "New Yorker": "Sono fortunato, ma scrivere mi è difficile"

Prima intervista di Salman Rushdie dopo l’accoltellamento. Lo scrittore, 75 anni, fu aggredito nell’agosto 2022 a Chautauqua, nello Stato di New York. “Sono fortunato”, ha detto al “New Yorker” l’autore de “I versi satanici”. Lo scrittore, che in seguito all’attacco ha perso l’uso di un occhio e di una mano, ha confessato di soffrire di un “disturbo da stress post-traumatico”. “Ho trovato molto, molto difficile scrivere – ha spiegato lo scrittore -. Mi siedo per scrivere e non succede nulla”.

Pugnalato al collo e al torso

È la prima volta che Salman Rushdie rilascia delle dichiarazioni da quando, il 12 agosto 2022, fu accoltellato durante un evento letterario presso la Chautauqua Institution, nello Stato di New York. Lo scrittore, mentre stava parlando dal palco, è stato raggiunto dal 24enne Hadi Matar che l’ha pugnalato al collo e al torso. Lo scrittore, ricoverato in ospedale per sei settimane, ha perso la vista da un occhio e l’uso di una mano.

Il primo piano shock

Salman Rushdie ha condiviso su Twitter uno scatto in cui indossa degli occhiali con una lente oscurata a coprire la ferita riportata all’occhio destro. “La foto sul New Yorker è drammatica e potente ma questo, – ha scritto – più prosaicamente, è quello che sembro realmente”.

La fatwa per “I versi satanici”

Nel 1989 Salman Rushdie fu oggetto di una una condanna a morte da parte dell’ayatollah iraniano Ruhollah Khomeini. La fatwa fu emessa in seguito alla pubblicazione de “I versi satanici”, il romanzo di Salman Rushdie considerato blasfemo dal leader iraniano. Avendo subito minacce di morte, l’autore britannico nato in India ha vissuto per anni sotto la protezione della polizia. Dal 2016 ha cittadinanza statunitense. Lo scrittore, nell’intervista al “New Yorker”, ha sottolineato l’importanza che gli Stati Uniti concedano asilo agli scrittori in esilio. al “New Yorker”

Salman Rushdie

L’aggressore di origini libanesi

Si ritiene che Matar abbia agito cercando di la fatwa emessa dall’ormai defunto Khomeini. Il 24enne del New Jersey, di origini libanesi, è stato arrestato per tentato omicidio di secondo grado. Si è dichiarato non colpevole.

“Il mio principale sentimento è la gratitudine”

Salman Rushdie si è detto fortunato e grato per essere sopravvissuto all’attacco. “Sono fortunato”, ha detto Rushdie al New Yorker aggiungendo: “Quello che voglio davvero dire è che il mio principale sentimento è la gratitudine.”

“Ho evitato recriminazioni”

Nell’intervista al “New Yorker”, condotta da David Remnick, Rushdie ha affermato di aver incolpato soltanto Matar per l’accoltellamento, nonostante siano emerse diverse pecche sulla sicurezza del luogo dell’aggressione: nessun metal detector, ai partecipanti furono controllati soltanto i biglietti e che non introducessero cibi o bevande. “Ho cercato molto duramente in questi anni di evitare recriminazioni e amarezza”, ha detto Rushdie. “Uno dei modi in cui ho affrontato l’intera faccenda è guardare avanti e non indietro. Quello che succede domani è più importante di quello che è successo ieri”.

Salman Rushdie

Il supporto di moglie e figli

Rushdie ha detto che i suoi figli adulti Zafar e Milan – che vivono a Londra – e sua moglie, la poetessa e scrittrice Rachel Eliza Griffiths, lo hanno aiutato immensamente il suo recupero fisico e mentale.

Le condizioni a 6 mesi dall’aggressione

Lo scrittore ha rassicurato sul fatto che le sue “grandi ferite sono guarite, essenzialmente” e che sta riacquistando sensibilità nel pollice, nell’indice e nella metà inferiore del palmo dopo aver subito “molte terapie” sulla mano colpita. Ha aggiunto che gli risulta ancora difficile scrivere al computer avendo perso sensibilità a alcuni dei polpastrelli. “Sono in grado di camminare – ha detto Rushdie . Ci sono parti del mio corpo che hanno bisogno di controlli costanti. È stato un attacco colossale”. “Sono stato meglio. Ma, considerando quello che è successo, non sono poi così male“, ha concluso Rushdie.

Le difficoltà psicologiche

Ma oltre alle ferite fisiche, sembrano quelle interne ad affliggere ancora di più Rushdie. “Mi siedo per scrivere, e non succede niente. Scrivo, ma è un misto di vuoto e spazzatura, roba che scrivo e cancello il giorno successivo. Non ne sono ancora uscito”.

Il nuovo romanzo di Salman Rushdie

L’intervista di Rushdie è stata pubblicata pochi giorni prima della data di uscita del suo nuovo romanzo, “La città della vittoria”. L’agente del romanziere, Andrew Wylie, ha precisato che Rushdie “non farà alcuna apparizione pubblica per promuovere il suo prossimo romanzo”.

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