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Quanto ci costa una partita Iva

Milioni di italiani usano già la partita Iva. Ma chi deve scegliere questo regime fiscale? E come non pagare più del dovuto?

Secondo l’osservatorio del ministero dell’Economia il numero di partite Iva aperte nell’agosto di quest’anno è cresciuto dell’1,5% rispetto allo stesso mese del 2016. Il 73,7% delle nuove registrazioni riguarda persone fisiche, cioè chi svolge un lavoro in proprio. Nella categoria rientrano i professionisti, ma anche coloro che si trovano a doversi inventare un lavoro autonomo perché disoccupati o licenziati. Se stai per aprire la tua prima partita Iva, dovrai scegliere tra due opzioni, il regime ordinario e quello forfettario. Abbiamo chiesto agli esperti quello che devi sapere per decidere.

Partita Iva: regime forfettario

Come funziona
Il requisito principale è non superare un fatturato di 30.000 euro per i professionisti e di 50.000 per i commercianti. Se scegli questo regime pagherai una percentuale fissa di tasse che per i primi 5 anni è del 5%, poi sale al 15%, sul tuo reddito imponibile. «Quest’ultimo viene stabilito applicando un coefficiente fisso in base alla professione che svolgi» spiega Simone Zucca, del Centro assistenza finanziaria del Caf Acli. Le date da segnare in agenda sono tre. «Entro il 30 giugno si versano le imposte, il 30 settembre si consegna la dichiarazione dei redditi e il 30 novembre bisogna pagare gli acconti sulle tasse dell’anno successivo» ricorda Federico Migliorini, commercialista e fondatore di Fiscomania (fiscomania.com).

A chi conviene il regime forfettario
Ti conviene se «Sei un consulente oppure hai scelto una professione che non prevede costi di gestione elevati. Il regime forfettario ti offre vantaggi fiscali, ma non ti consente di detrarre le spese legate al tuo lavoro» spiega Simone Zucca. È il caso, per esempio, di una terapista a domicilio, che non deve affittare uno studio né acquistare macchinari. Attenzione, però, a non superare il limite di fatturato: se succede, l’anno successivo passerai al regime ordinario perdendo i benefici fiscali del forfettario.

L’onorario del commercialista
«Dipende dal numero di fatture e dal volume d’affari. Più ti avvicini ai 30.000 euro, più la gestione è complessa e l’onorario si alza» spiega Zucca. Si parte comunque da un minimo di 300 euro all’anno.

Partita Iva: regime ordinario

Come funziona
È più costoso del forfettario, ma consente di detrarre quasi tutte le spese: familiari a carico, fatture mediche, mutuo, affitto della sede di lavoro e, in parte, spese per l’auto e altri strumenti utili all’attività. «L’Iva in questo caso sale al 22% del reddito imponibile e, in più, devi aggiungere l’Irpef» spiega Zucca. L’Iva può essere versata mensilmente o trimestralmente (con una maggiorazione dell’1%).

 A chi conviene il regime ordinario
Devi fare molti investimenti per avviare la tua attività. Un esempio? «Se vuoi aprire uno studio grafico dovrai acquistare i computer, pagare gli abbonamenti ai programmi di grafica e magari chiedere aiuto ad alcuni collaboratori (puoi scaricare una parte dei loro compensi): in questi casi ti conviene scegliere il regime ordinario » consiglia Zucca.

L’onorario del commercialista
«Ci sono troppe variabili per determinare un onorario medio» mette in chiaro Migliorini. «La cosa migliore è farsi fare un preventivo scritto». Secondo il tariffario dell’Associazione nazionale dei commercialisti i prezzi per tenere la contabilità della partita Iva ordinaria partono da circa 2.200 euro all’anno.


COME SI FA A CHIUDERE LA PARTITA IVA

«Basta compilare l’apposito modulo, il modello AA9, scaricabile dal sito dell’Agenzia delle entrate, e consegnarlo di persona nella sede più vicina. Per fare l’operazione online, invece, deve intervenire un Caf o un commercialista» spiega Simone Zucca del Centro assistenza finanziaria del Caf Acli. In questo caso, dovrai pagare l’onorario. Conserva comunque le vecchie fatture. «Conviene non buttarle per 8 anni, il tempo entro cui potresti ricevere accertamenti fiscali» suggerisce il commercialista Federico Migliorini.

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