Vaccini: 12 domande (e risposte) per orientarsi

Timbro dell’Asl o autocertificazione? Classi speciali per gli alunni immunodepressi? Stesse regole per elementari e superiori? A meno di un mese dall’apertura delle scuole le famiglie si trovano di fronte a tanta confusione. Qui proviamo a fare chiarezza

Con la circolare Grillo firmata dal Ministero della Salute, potrebbero cambiare le carte in tavola in fatto di vaccini, perché si introduce in modo più concreto la possibilità di un’autocertificazione (che nella legge Lorenzin era transitoria). Mentre politici e istituzioni litigano, le famiglie brancolano tra dubbi e retromarce, con i loro figli esposti a rischi inimmaginabili fino a poco tempo fa. Abbiamo chiesto a 2 esperti di fare chiarezza.

1. Perché si torna a parlare di vaccini?

«Un emendamento al decreto Milleproroghe rinvia al 2019 l’obbligo di profilassi per iscrivere i figli a nido e materna» spiega il professor Fabrizio Pregliasco, virologo all’università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi. «Qualche settimana fa, il nuovo governo con una circolare dei ministeri di Salute e Istruzione ha sancito che su questo fronte non serve il certificato della Asl, ma basta l’autocertificazione».

2. Come funzionava fino a ora?

«C’era la legge n.119 del 2017, la cosiddetta norma Lorenzin, che ha aumentato i vaccini obbligatori da 4 a 10» ricorda Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene all’università di Pisa e autore del saggio Informati e vaccinati (Carocci). «I bimbi senza tutte le profilassi non potevano essere iscritti a nidi e materne».

3. Che risultati ha dato l’obbligo vaccinale sancito lo scorso anno?

«Secondo il ministero della Salute le coperture sono aumentate fino a 5-6 punti percentuali in quasi tutte le regioni» nota Lopalco. «E il 30% dei piccoli nati tra il 2011 e il 2015 che erano “scoperti” sono stati immunizzati».

4. Ora per iscrivere i bimbi a nidi e materne basta l’autocertificazione?

«La circolare del ministero della Salute dice di sì, anche se i presidi hanno annunciato che richiederanno il certificato» risponde il virologo Fabrizio Pregliasco. «Sull’obbligatorietà bisogna aspettare: il Milleproroghe è stato approvato solo al Senato, e la situazione è poco chiara».

5. Quando si saprà il da farsi?

«Il Milleproroghe sarà discusso alla Camera dall’11 settembre» continua Pregliasco. «Se passerà anche lì, l’obbligo slitterà al prossimo anno scolastico. Temo mesi di anarchia: l’autocertificazione diventerà un lasciapassare per i furbetti, disposti a dichiarare il falso pur di non vaccinare i figli. Purtroppo le promesse elettorali hanno avuto la meglio sulla salute dei cittadini».

6. Rimangono differenze tra i diversi cicli scolastici?

«Sì, per questo punto resta valido quello che dice la legge Lorenzin» precisa il professor Lopalco dell’università di Pisa. «Le vaccinazioni sono indispensabili per mandare i bimbi al nido e alla materna. Per elementari, medie e superiori prevale il diritto-obbligo allo studio, quindi gli alunni frequentano ma i genitori inadempienti rischiano multe fino a 500 euro».

7. Cosa devono fare le famiglie?

«Da medico igienista dico quello che penso da sempre: consultatevi con il pediatra o con il medico della Asl e seguite i loro consigli. Obbligo o non obbligo» spiega il professor Lopalco. «Le profilassi sono importanti per la salute, non perché i genitori hanno bisogno del certificato. Chi non è in regola è sempre in tempo per prenotare».

8. Quanti e quali sono i vaccini sotto esame?

«Sono 10, divisi in 2 vaccinazioni» dice Lopalco. «La prima è l’esavalente, contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite, epatite B ed haemophilus influenzae di tipo B, che si somministra in 3 dosi nel primo anno di vita. La seconda è il tetravalente per morbillo, parotite, rosolia e varicella e si fa in 2 dosi a partire dall’anno».

9. Davvero, come sostengono alcuni politici, sono troppi?

«Dal punto di vista scientifico è una stupidaggine: il sistema immunitario di un neonato è disegnato per rispondere a migliaia di stimoli in contemporanea» prosegue Lopalco. «Gli antigeni (le sostanze attive, ndr) contenute nell’esavalente sono meno di 30 e non sono nulla rispetto all’altissimo numero di antigeni con cui un bebè si confronta se mette qualcosa in bocca, si sfrega gli occhi o si procura un taglietto».

10. Si parla di rischi per i bimbi immunodepressi: chi sono?

«Si tratta di piccoli con il sistema immunitario compromesso per colpa di un tumore, di una malattia rara o di un trapianto» dice il virologo Pregliasco. «Non possono essere immunizzati, o la profilassi va rimandata, perché sull’organismo non avrebbe effetto».

11. Dunque è per loro che si rivela fondamentale l’immunità di gregge?

«Sì, per loro è un cordone di sicurezza. Vuol dire che se la grande maggioranza della popolazione in cui vive un immunodepresso è vaccinata, i virus non circolano e lui è protetto» nota Lopalco.

12. Le classi separate sono efficaci per questi piccoli?

«A mio parere non bastano» conclude Pregliasco. «Anche perché gli alunni stanno comunque tutti insieme in mensa e durante l’intervallo: per i contagi è più che sufficiente».

Come funziona all’estero

Niente scuola se non ti vaccini: questo prevede la legge in 13 paesi dell’Unione Europea su 28. L’obbligo, però vale su un numero di profilassi differente da Paese a Paese. La Francia, per esempio, ne esige 11, in Slovenia ne bastano 9; in Germania, dopo l’epidemia di morbillo, si richiede un certificato vaccinale per l’iscrizione a nido e materna. Non ci sono divieti negli Stati del Nord Europa dove, però, la copertura supera comunque il 95%.

I numeri

100 milioni di bambini vaccinati ogni anno nel mondo. 80.000 i piccoli italiani non vaccinati. 95% la copertura vaccinale della popolazione per cui scatta la cosiddetta “immunità di gregge”, cioè il grado zero di rischio contagio all’interno di un gruppo. 91,6% la percentuale di bimbi italiani immunizzati contro il morbillo, prima malattia a scendere sotto la soglia della “immunità di gregge”. 50% gli adolescenti che hanno fatto il richiamo per difterite e tetano, vaccini che durano solo 10 anni (Fonti: Unicef, Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica).

Le posizioni politiche

Le novità sullo slittamento dell’obbligo vaccinale sono legate a doppio filo con la politica.

Il governo Il premier Giuseppe Conte si è schierato a favore dell’obbligo ma anche della «necessità di ascoltare tutti». Nel Movimento 5 Stelle convivono più anime, con una prevalenza di contrari all’obbligo, ma il ministro della Salute Giulia Grillo, pentastellata, si è dissociata dagli estremismi dichiarando che l’obbligo rimarrà ma saranno tolte le multe. Nella Lega ufficialmente le profilassi non sono in discussione, ma Matteo Salvini ha tuonato che «10 vaccinazioni sono inutili e talvolta dannose».

Le opposizioni Pd e Forza Italia sono contro il Milleproroghe e hanno promesso battaglia. Sulla stessa linea sono diverse Regioni, che hanno annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale contro lo slittamento dell’obbligo.

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