Scuola, più calmi e concentrati con la mindfulness

La mindfulness, tecnica di meditazione americana, entra nelle scuole. Può aiutare i bambini a trovare calma, concentrazione, a risolvere problemi di socializzazione e sostiene anche chi ha disturbi dell'apprendimento

Tutti a scuola! Ma come possiamo aiutare i nostri figli a concentrarsi, rimanere calmi, dare il meglio di sé?? La mindfulness, tecnica di meditazione “attiva” di origine americana utile a calmare ansia e stress, può aiutare. Siamo ancora all’inizio, ma alcuni Istituti italiani hanno sposato questa tecnica che ci porta a riconoscere e a gestire le emozioni.

Seguendo la scia dell’associazione californiana Mindful Schools, il Centro studi bioenergetica e mindfulness di Genova, punto di riferimento nazionale per bambini e famiglie con disturbi da stress, attenzione, aggressività, lancia i primi progetti per aiutare i ragazzi a scuola, in collaborazione con il Centro Leonardo di Genova, tra i maggiori centri di psicologia italiani specializzati sui DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento). Obiettivo: aiutare i nostri figli a ritrovare l’attenzione in una società sempre più stimolante e connessa, calmarsi, risolvere problemi di socializzazione e bullismo. In Italia il progetto è agli inizi e riguarda per il momento alcune scuole materne e primarie.

Ne abbiamo parlato con i massimi esperti italiani il 15 settembre 2018 a Chiavari (Ge) durante il secondo convegno nazionale di Mindful Education: “Tutti attenti?!. Un’occasione importante per capire come facilitare l’attenzione dei nostri figli in una realtà sempre più stimolante e connessa.

Quali sono le maggiori difficoltà dei nostri figli oggi?

«Oggi bambini e ragazzi sono molto intelligenti: cognitivamente iperdotati grazie agli stimoli che ricevono, sono però emotivamente “iporegolati”, hanno cioè problemi a capire e modulare le proprie emozioni. Come se fossero troppo intelligenti per essere felici» spiega Nicoletta Cinotti, psicoterapeuta bioenergetica e direttore del Centro studi bioenergetica e mindfulness di Genova, che abbiamo intervistato.

Cosa vuol dire avere difficoltà a regolare le emozioni?

«Significa non riconoscere un’emozione, per esempio l’eccitazione o la rabbia, e non riuscire a evitare che trabocchi. Se per esempio un bambino si sente agitato ma non capisce cosa sta provando, questo stato gli procura inquietudine che, rivolta verso se stesso, causa ansia (e poi distrazione), e verso gli altri aggressività. Molti casi di iperattività sono legati proprio a disturbi dell’autoregolazione delle emozioni. E così aumentano i capricci, le richieste di attenzioni, la fatica a tollerare la frustrazione e gli insuccessi. I nostri bambini, spronati a essere competitivi e vincenti, spesso non accettano di non riuscire al primo tentativo, di fare male un compito o una verifica, di saper perdere a un gioco. E queste difficoltà si ripercuotono a scuola, perché un disturbo dell’emozione si esprime anche nel comportamento e nell’apprendimento. Saper stare fermi quand’è necessario, rispettare i turni di una discussione in classe, pensare prima di parlare, restare concentrati su un compito, sono tutte “abilità” che si possono imparare. E gli esercizi di mindfulness possono aiutare».

In che modo la mindfulness modifica i comportamenti?

«Il cervello è neuroplastico, cioè cambia con le emozioni. Quando si prova un’emozione, la nostra amigdala (la parte del cervello più istintiva) si accende come un albero di Natale. Sopra una certa soglia, fa scattare i comportamenti impulsivi. Vari studi dimostrano che praticando la mindfulness l’amigdala diventa meno sensibile, ma non solo. Grazie alla risonanza magnetica, si è scoperto che con la pratica si attiva di più la corteccia prefrontale, la parte che si sviluppa quanto più si è riflessivi e capaci di dominarsi, ma anche quella legata alla compassione e alla socievolezza».

La mindfulness può aiutare a scuola?

«Noi tutti abbiamo due tipi di attenzione: una “random” e una focalizzata. La seconda è fondamentale per imparare ed è legata ai livelli di ansia. Una ricerca olandese su 200 bambini tra 8 e 12 anni evidenzia che con 30 minuti di meditazione due volte alla settimana, dopo sei settimane diminuiscono l’aggressività e la tendenza a isolarsi, quindi migliora la capacità di attenzione, di apprendimento e anche il rendimento scolastico. Un’altra ricerca su 300 bambini in Arizona registra una marcata diminuzione dell’ansia e l’aumento dell’attenzione. Infatti, più il bambino è ansioso e più diminuisce la sua capacità di attenzione, quindi anche di apprendimento».

La mindfulness è utile anche ai bambini con DSA?

«I disturbi dell’apprendimento, come dislessia e disgrafia, hanno una base genetica. La mindfulness non interferisce con questi meccanismi, però aiuta a gestire lo “stress sociale”, cioè i deficit di autostima che molti bambini con DSA sviluppano e che spesso sono i veri nemici della loro carriera scolastica. È l’incapacità di gestire la frustrazione legata al loro diverso modo di apprendere che mette in difficoltà questi bambini».

In che modo la mindfulness aiuta a migliorare l’attenzione in tutti i bambini?

«La capacità di attenzione di noi tutti sta diminuendo sempre più. Una ricerca di Microsoft su duemila persone, sostenuta da uno studio con tanto di elettroencefalogramma, ha dimostrato che la nostra soglia di attenzione, cioè la capacità di restare concentrati su una singola cosa, nel 2000 era di 12 secondi. Oggi sono scesi a otto: meno di un pesce rosso, che può fissare un obiettivo per nove secondi. Di sicuro la tecnologia non ci aiuta. Studi condotti da Mark Bertin, pediatra e ricercatore, dimostrano come l’uso eccessivo di smartphone e tablet da piccoli sia legato al calo della capacità di attenzione da grandi. Negli Usa già a 18 mesi i bimbi vengono intrattenuti con schermi digitali, ma attenzione: questa non è vera concentrazione. Un conto è essere catturati da stimoli sempre in movimento, altro conto è fermare l’attenzione su uno stimolo fisso, come un libro, un giocattolo o – crescendo – un argomento di studio. Esiste correlazione tra uso precoce di schermi e tablet e disturbi dell’attenzione, che sono i precursori dei disturbi dell’apprendimento. La mindfulness aiuta a sviluppare la capacità di concentrazione attraverso esercizi di respirazione, immaginazione, sensibilizzazione su certe immagini e pensieri. Entrare in contatto con se stessi attraverso tecniche che assomigliano allo yoga è il punto di partenza per concentrarsi poi su un compito».

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