Negazionisti Covid
I "no mask" italiani scendono in piazza ma è sul web che si ritrovano in massa

Negazionisti del Covid: chi sono i “no mask”

Si chiamano negazionisti e, dagli Usa all’Italia, scendono in piazza senza mascherina per protestare contro i divieti anti-coronavirus. Un popolo variegato che fa leva su fake news e malcontento sociale

Il Covid? È una montatura dello Stato per controllare i cittadini. La mascherina? Non serve; anzi, fa ammalare. Ecco alcuni degli slogan urlati dai negazionisti del coronavirus. Dopo la prima manifestazione di settembre, la “frangia” italiana annuncia un nuovo sit-in a Roma il 17 ottobre (nel momento in cui scriviamo non si sa, però, se sarà autorizzato).

Il movimento è nato in Germania, lanciato dall’associazione Querdenken 711 che significa “pensare fuori dagli schemi”: quasi 30.000 tedeschi avevano inondato le strade di Berlino qualche settimana fa e lo stesso hanno fatto i londinesi, lo scorso 26 settembre, durante la parata contro il lockdown. L’onda negazionista non si ferma e arruola simpatizzanti persino tra i presidenti, da Donald Trump a Jair Bolsonaro, che pur essendosi ammalati di Covid ne hanno minimizzato poi i sintomi.

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Ma chi fa parte di questo popolo variegato, le cui manifestazioni ormai sembrano fuori controllo?

I negazionisti sono accomunati dalla rabbia contro le élite e la classe dirigente

Hanno tante facce i negazionisti italiani. Tra le anime dell’appuntamento romano, per esempio, campeggiano due sigle: l’Associazione l’Eretico, con oltre 26.000 followers su Facebook, fondata dal virologo Giulio Tarro (che nei mesi scorsi ha più volte litigato con i colleghi), dal medico legale Pasquale Bacco e dall’avvocato Raffale Di Monda; e il Popolo delle mamme, anche lui parecchio seguito sui social. In piazza, molti militanti del partito di estrema destra Forza Nuova, piccole associazioni di categoria, padri di famiglia, giovani e anziani.

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«Il filo che li lega è la rabbia contro le élite e la classe dirigente. Si tratta spesso di persone con problemi economici che la pandemia ha esacerbato» nota il professor Walter Quattrociocchi, direttore del Laboratorio di Data science and complexity all’università Ca’ Foscari di Venezia e membro di una task force su disinformazione e Covid. «Come negli Stati Uniti e nel resto d’Europa, le sigle di destra li usano per creare malcontento. In Germania, il negazionismo è un movimento storico, nato già dopo l’Olocausto, e oggi si è imbevuto anche dell’anima anti-Covid, aizzata appunto dall’estrema destra. In Italia, per ora, non sembrano sfondare. Tanto che i gruppi non hanno connessioni particolari e la manifestazione romana ha avuto meno successo (circa 1.500 persone, ndr) rispetto a quella tedesca o inglese. Da noi la miccia si accende di più sui social, con un boom di post e gruppi. Il web dà accesso ai contenuti più svariati e ognuno può costruirsi una sua verità costellata di fake news».

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I negazionisti non si fidano della scienza

Non si fidano della scienza, la cui credibilità oggi si è appannata per le contraddizioni tra esperti. Le radici culturali e antropologiche sono quelle già note da tempo: i “cospirazionisti”, coloro che vedono ovunque i complotti dei poteri forti e, incapaci di vivere e affrontare la realtà, ne cercano una alternativa.

«Tutte le fasi di crisi sono pervase da teorie antisistema e superstizioni» spiega Francesca Coin, professoressa di Sociologia all’università di Lancaster, esperta di crisi sociali. «La gente si trova ad affrontare fenomeni immensi, dalle guerre a una pandemia, che sono difficili da capire. Servono analisi profonde, spesso guidate da categorie economiche. Allora, alcuni si buttano in schemi più facili, come la divisione in buoni e cattivi, con questi ultimi che sono di solito anche i più ricchi, in prima fila nelle istituzioni e pronti a ordire qualunque trama pur di mantenere i loro privilegi. È una teoria più semplice, che placa anche le angosce».

A liberare il campo a questa visione, anche chi dovrebbe invece puntare su dati e razionalità. «Negli ultimi tempi la scienza non ha offerto una buona immagine» prosegue il professor Quattrociocchi. «La sua credibilità si era già appannata per le tesi no-vax e la pandemia le sta dando il colpo di grazia, con gli esperti spesso in contraddizione tra loro e incapaci di comunicare al meglio». Così, il video della virologa cinese Li-Meng Yan che racconta del Covid creato in laboratorio è diventato virale in poche ore e a niente sono servite le smentite di prestigiose riviste di settore come Nature Medicine.

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Giocano sulla libertà di pensiero e sul diritto a manifestare

Per ora, i no mask di casa nostra non sembrano un fenomeno strabordante. Ma cosa succederà nei prossimi mesi? «Molto dipenderà dall’evoluzione del virus. Tranne nel caso della Germania, dove il movimento ha avuto seguito anche se la pandemia è stata fino a questo momento ben gestita, negli altri Paesi i negazionisti prendono forza nei momenti critici perché gli individui vivono il lockdown come una privazione ingiustificata della propria libertà» dice Francesca Coin. «In Italia, poi, la politica sembra aver affrontato finora la situazione e il governo Conte ha acquisito consensi, quindi potrà tamponare il peso dei no mask. Che non va comunque sottovalutato. Un conto sono poche persone che, per esempio, non indossano la mascherina o non rispettano i divieti; un altro sono diverse migliaia che, rivendicando la libertà di pensiero e il diritto a manifestare, possono diventare un problema sanitario».

Non solo: negare il virus può costare ancora più caro. «Diversi studi hanno sottolineato che aumentano ovunque le disuguaglianze sociali ed economiche» precisa la professoressa Coin. «Ad ammalarsi di più, a perdere il lavoro e perfino a morire sono i poveri e i disagiati, dai braccianti ai riders, fino alle minoranze. Se, per esempio, Donald Trump vincesse di nuovo le elezioni, che cosa accadrebbe? Lui ha negato il virus e ha rivisto la sua posizione solo dopo essersi ammalato. Tanti suoi consiglieri aderiscono alle “teorie del complotto”’ che legano il Covid alle manovre delle industrie farmaceutiche: infatti le richieste di togliere il lockdown sono arrivate soprattutto dai governatori degli Stati di destra. Un’onda di squilibri e ingiustizie sociali potrebbe travolgere l’America e, di riflesso, anche l’Europa».

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I “no mask” sono parenti dei “no vax”

I negazionisti sono “cugini” dei no vax. «La famiglia, ovvero la radice antropologica e culturale, è la stessa» commenta Walter Quattrociocchi, direttore del Laboratorio di Data science and complexity all’università Ca’ Foscari di Venezia e membro di una task force su disinformazione e Covid. «Alla base c’è una grande sfiducia in tutto ciò che è istituzionale, dalla scienza alla politica: per no vax e no mask, classe dirigente, intellettuali e scienziati manipolano la realtà per mantenere il potere. Prima, per esempio, obbligavano i bambini ai vaccini per fare gli interessi delle case farmaceutiche che li producono. Ora, inventano un virus o raccontano che sia mortale per controllare le persone con obblighi e divieti in una specie di dittatura sanitaria. La cura per questi estremismi è la scienza stessa, che però deve imparare a raccontarsi, con chiarezza e semplicità».

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