13 milioni di italiani vanno dalle cartomanti

Per paura del futuro, ma anche per trovare un impiego o per un amore non ricambiato. Aumentano le persone che cercano risposte da tarocchi e presunti veggenti. Un business da 30.000 consulti al giorno (e 8 miliardi l’anno) che si regge su insicurezza e vergogna

Il futuro non è più quello di una volta. La crisi lo ha reso troppo incerto. Avremo abbastanza soldi, lavoro, amore? Molti italiani consultano carte e tarocchi per scoprirlo. Secondo l’associazione di consumatori Codacons, nel nostro Paese 13 milioni di persone si rivolgono ai cartomanti, il 13% in più rispetto al 2001. E se la domanda cresce, lo fanno pure gli “operatori dell’occulto”: se ne contano oltre 155.000, 5 volte più che nel 2008, per un totale di 30.000 consulti giornalieri. «Nelle epoche in cui dal mondo reale arrivano poche certezze si tende a rifugiarsi nell’irrazionale, in qualcosa che travalichi una situazione personale, sociale ed economica che non ci piace o ci fa soffrire. Si cerca un segno che prima o poi qualcosa di buono arriverà» dice Gianluca Di Ascenzo, presidente di Codacons. Ecco con quali modalità funziona questo business.

Chi sono i clienti delle cartomanti

«Il fenomeno è trasversale: può capitare a tutti di farsi leggere carte o tarocchi, magari per solo gioco, o perché si attraversa un momento di incertezza sentimentale ed economica o ancora per qualche problema di salute» spiega Di Ascenzo. «Fa parte del nostro Dna affidarci alla fortuna: ci giochiamo i numeri al Lotto, ci facciamo leggere le carte, compriamo i “gratta e vinci”. Siamo un Paese molto scaramantico, anche se non vogliamo ammetterlo: da noi è ancora attuale l’adagio del “Non è vero… ma ci credo”, come recitava il titolo di una commedia di Peppino De Filippo del 1942».

La cartomanzia al telefono va per la maggiore. Chiami a qualsiasi ora del giorno e della notte, e nessuno lo viene a sapere. «Certo, esiste ancora chi riceve a casa o in ufficio, ma il volume d’affari è molto minore rispetto a quello dei call center» spiega Giovanni Panunzio, coordinatore nazionale dell’Osservatorio Antiplagio. «Gli utenti preferiscono i consulti al telefono, perché nessuno li vede, ma così si espongono ancora di più al rischio di truffa. Questo sistema sfrutta l’ignoranza e il disagio di persone sole, sprovvedute, depresse» osserva l’esperto. E aggiunge: «Le vittime non sono solo gli utenti, ma anche gli operatori telefonici. Si tratta quasi sempre di disoccupati che, per disperazione, accettano di fingersi esperti di divinazione; sono pagati a provvigione e dunque fanno di tutto per incastrare i malcapitati di turno. È una guerra tra poveri». Basta dare un’occhiata agli annunci online. D., madre di 2 figli, scrive: «Sono mamma e cerco un lavoro da fare a casa, da cartomante o qualsiasi, purché sia serio».

Quanto pagano i clienti delle cartomanti

Una prestazione va dai 10 ai 1.000 euro, che si possono far addebitare sulla carta di credito. Gli esborsi più frequenti e consistenti dipendono dai numeri a sovrapprezzo con prefisso 899, per cui a chi telefona viene fatta pagare una tariffa superiore rispetto a quella normale, fino a un massimo di 2,50 euro a minuto. Per legge, l’importo massimo che si può spendere a chiamata è di 15,25 euro Iva inclusa, dopodiché il gestore telefonico si disconnette automaticamente. «E sta qui il trucco» avverte Giovanni Panunzio. «Quando la telefonata si avvicina alla fine, i veggenti lasciano abilmente in sospeso una risposta fondamentale, per cui la vittima è costretta a richiamare. E ricomincia il giro, anche di soldi».

In totale, il volume d’affari degli operatori dell’occulto vale 8 miliardi di euro all’anno. «Una cifra arrotondata per difetto, perché quasi tutte le prestazioni avvengono in nero» commenta Di Ascenzo di Codacons, che ha raccolto il dato. «Chi ci guadagna? Di sicuro non il fisco, visto che l’evasione nel settore tocca quota 95%». Tutti questi soldi finiscono in ricariche di carte prepagate usate per saldare i consulti, acquisti di talismani e amuleti, consulenze tramite numeri a pagamento. «Un business che si alimenta con la paura e la speranza delle persone: in un momento instabile vogliamo sentirci dire che le cose andranno bene» continua Di Ascenzo. Aggiunge Panunzio: «Un consulto può costare solo 10 euro, e il prezzo basso è un’esca, ma nel 35% dei casi la vittima tornerà, sviluppando dipendenza psicologica ed economica».

Perché le vittime di raggiri non denunciano

«La cartomante, rispetto a maghi e astrologhi, ispira fiducia perché è come una psicologa con cui si instaura un rapporto confidenziale: è qualcuno che ti dà l’impressione di accogliere le tue preoccupazioni» afferma Di Ascenzo. Lo conferma T., contenta di averne trovata una “affidabile”: «La consulto regolarmente da quando mi ha detto che l’uomo sposato con cui stavo avrebbe lasciato la moglie e così è stato. Certo, a volte sbaglia anche lei».

Ma un altro sentimento contribuisce a tenere in piedi il giro di affari: la vergogna. Le vittime di truffe non denunciano per l’imbarazzo di far sapere che credono alle carte. Dalla polizia si va quando la situazione è ormai compromessa: una signora di Prato ha sporto denuncia solo dopo essersi fatta spillare 60.000 euro. «Molti si rivolgono ad associazioni di consumatori come la nostra, ma confidando nell’anonimato» spiega Di Ascenzo di Codacons. «Ci scrivono per raccontare il fatto, poi quando chiediamo nomi e ricevute scompaiono. Oltre al pudore, c’è la superstizione: si teme di diventare bersaglio di malocchio e fatture se si parla». Di certo, chi va dal cartomante crede davvero in un destino soprannaturale: nei forum in Rete si trovano “referenze” di bravi veggenti, ma anche accuse rivolte ad altrettanti cialtroni. «In realtà, sono tutti truffatori, perché vendono aria fritta a caro prezzo» osserva Panunzio. «Si fanno pagare per risultati che, quando arrivano, sono legati al caso».

Le “sviste” degli indovini

Quando le cartomanti si limitano a dire cose generiche possono anche indovinare, ma se scendono nei particolari l’abbaglio è dietro l’angolo. A Lucia, 32 anni, lasciata dal fidanzato dopo 6, Reginetta di cuori aveva anticipato: «A maggio riceverai una lettera da lui». «Ma l’unica comunicazione è stata la partecipazione alle sue nozze con un’altra» racconta la donna. Invece Marta, 40 anni, voleva sapere se sarebbe arrivato un figlio. «Per ora niente da fare» le aveva detto desolata Perla Bianca. «Però quando sono andata da lei ero già incinta, da una decina di giorni. E non me ne ero accorta».

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