Io, cassiera al supermercato, contro il virus dell’indifferenza

  • 08 04 2020

Presto servizio presso un supermercato di Alessandria come cassiera.

Ogni giorno una lunga fila si staglia davanti all’entrata, molto prima dell’apertura. Persone che a distanza gli uni dagli altri, muniti di mascherina, difendono il loro posto, attenti che all’apertura nessuno lo possa rubar loro. L’obiettivo è difendere se stessi dagli altri e guai a scambiare qualche parola con chi c’è avanti o dietro, no c’è il virus, basta e avanza!

Buongiorno? Ma che lingua stai parlando! Zitti, dietro la mascherina, alcuni portano persino gli occhiali da sole perché il virus non va guardato negli occhi.


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E poi ci siamo noi, gli addetti alla vendita che, nonostante la mascherina, salutiamo perché indossare l’aggeggio non impedisce di parlare. Noi sorridiamo con gli occhi, non li nascondiamo, rassicuriamo con la nostra presenza ogni giorno chi arriva e lo facciamo con la gran convinzione che tutto questo finirà.

Alcuni ci chiedono se abbiamo paura. Certo che ne abbiamo, ma la paura non ci impedisce di svolgere il nostro lavoro, perché ci tengo a dire che nessuna persona alle dipendenze del supermercato è obbligata a recarsi al lavoro: chi c’è, lo ha scelto e nessuno biasima nessuno. Io per esempio ho voluto esserci e lo faccio con orgoglio strappando un sorriso ai clienti con quel Buongiorno squillante e pieno di vita, dedicando a uno per uno un momento in cui sentirsi protetti da un virus ben più letale: l’indifferenza. E soprattutto per dare un senso a questo tempo con coraggio.

(Michela Scabbio)

#lenostrevitesospese

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