Quando la tua vita svolta grazie a Facebook

Usare Facebook per promuovere la propria attività o per inventarsi un mestiere? Alcune donne lo hanno fatto. E qui raccontano come sfruttare il social e dare una svolta alla propria vita lavorativa

Usare Facebook non vuol dire solo condividere meme ma anche promuovere la propria attività. O inventare nuovi business. E cambiare vita, lavorativamente e non solo. Secondo il Global Digital Report 2019, più di 800 milioni di persone nel mondo utilizzano i social network per lavoro: per avviare nuove imprese, far conoscere i propri prodotti, raggiungere milioni di potenziali clienti. A cominciare da Facebook, che mette in connessione 90 milioni di aziende da una parte all’altra del Pianeta. «Per le imprese è decisivo oggi avere un canale social, non solo come veicolo pubblicitario, ma anche per generare conversazioni tra brand e utenti, fidelizzare i consumatori e rispondere ai problemi in tempo reale» spiega Luca Rallo, digital pr strategist per aziende come Nissan e Olivetti. Di digitalizzazione ha parlato anche Sheryl Sandberg, numero 2 di Facebook, per la prima volta nel nostro Paese a giugno, in occasione dell’ampliamento del centro di formazione digitale Binario F a Roma. «In Italia 8 piccole e medie imprese su 10 pensano che le abilità digitali siano importanti, eppure solo 1 italiano su 3, dice l’Ocse, ha le competenze per utilizzare il web al suo pieno potenziale». Tra loro, le protagoniste di queste pagine. Che grazie a Facebook hanno dato una svolta al proprio lavoro e alla propria vita.

Con Facebook il lavoro decolla. Quattro storie da prendere a esempio

1. Un brand di prodotti per l’infanzia 
Tutine da bebè con la scritta “Dentro per nove mesi, uscito per buona condotta”. Magliette premaman che recitano “Scalcio meglio di papà”. Il punto di forza dell’azienda di Michela e Maria Lombardi, sorelle di 35 e 40 anni, è la vendita di prodotti personalizzabili: vestiti, accessori e gadget, perlopiù dedicati alla prima infanzia, che ognuno può customizzare con foto e scritte sul sito www.buy italianstyle.com. «Siamo cresciute al primo piano della fabbrica dei nostri genitori a Palma Campania, vicino a Napoli: lì nascevano gli abiti per i grandi brand italiani» racconta Maria. Quando, qualche anno fa, la concorrenza mette in crisi l’azienda di famiglia le 2 sorelle, laureate in Disegno Industriale ed Economia, esordiscono sul web con un nuovo marchio. «Abbiamo postato la nostra prima collezione su una piattaforma gratuita di e-commerce per testarne il gradimento» aggiunge Michela. «I primi risultati sono arrivati solo dopo 2 anni, facendoci capire quanto sia difficile portare traffico online. Il boom l’abbiamo avuto nel 2014 quando abbiamo imparato a progettare le campagne pubblicitarie sulla pagina Facebook. Si tratta di realizzare contenuti a pagamento, tramite un tool specifico messo a disposizione dal social che garantisce una maggiore visibilità e permette di raggiungere chi è interessato ai nostri prodotti, selezionando i potenziali clienti in base all’età, al sesso e all’area geografica. A quel punto sono arrivate anche le “conversioni”, ovvero gli acquisti, per ultimare i quali gli utenti sono indirizzati dalla pagina Facebook, più simile a una vetrina, al nostro sito di e-commerce. Oggi abbiamo 3-4.000 visitatori al giorno e 18 negozi fisici su tutto il territorio italiano, dove i clienti possono comprare direttamente o andare a ritirare quello che hanno ordinato online». La fortuna delle sorelle Lombardi, oltre alla forza di non darsi mai per vinte, è la partecipazione dei clienti che sulla pagina Facebook del loro brand postano foto dei figli con indosso le collezioni Buyitalianstyle: «Il nostro miglior biglietto da visita!».

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2. Una community di 20.000 mamme che si aiutano tra loro 
«Ho fondato MaMi Club, che sta per Mamme Milano, quando è nata mia figlia Matilde nel 2016. Era gennaio e andando in giro con il passeggino per la città non sapevo come fare amicizia con altre mamme, anche solo per un prendere un caffè» ricorda Federica Migliorini, 36 anni, laurea in Economia e un curriculum nella moda e nella comunicazione. Così invita 80 neomamme tra i suoi contatti a entrare in un gruppo su Facebook. In 3 giorni rispondono in 900. «“Aiuto, deve esserci un hacker!” dissi al telefono a mia sorella Paola, 29 anni, esperta digital, non ancora mamma, diventata poi mia socia. Ma dopo appena 3 mesi eravamo in 4.000. Nel frattempo, dopo la maternità sono rientrata nell’azienda dove lavoravo da 5 anni, con la brutta sorpresa di non trovare più la mia scrivania e senza riuscire ad accordarmi sui permessi per l’allattamento. Quindi ho preferito scommettere sulla mia intuizione: una mamma da sola non può fare molto, migliaia sì! Ho avuto l’idea raccogliere le informazioni che le mamme di Milano e dintorni si scambiavano nel gruppo Facebook di MaMi Club, dal pediatra allo spazio per le feste per bambini, per poi contattare quegli stessi professionisti e servizi e fare con loro delle convenzioni. Le agevolazioni sono offerte alle donne che si iscrivono gratis su www.mamiclub.it, il sito che ho lanciato un anno dopo la community, e ricevono in cambio quella che noi chiamiamo MaMi Card». Da 3 anni il lavoro di Federica e Paola, invitate al primo Facebook Community Summit 2018 come leader di uno dei migliori 5 gruppi italiani, è gestire questa comunità, arrivata a 20.000 partecipanti con un tasso elevatissimo di utenti attive, rispondendo a ogni singola esigenza 24 ore su 24: «Perché le mamme scrivono quando hanno tempo, anche di notte». Tante aziende, da Laroche Posay a Gap a Club Med, avendo capito la forza della community, utilizzano il canale MaMi per organizzare eventi utili per le mamme, destinando un budget all’attività delle sorelle Migliorini. «Facebook è stato lo strumento che mi ha consentito di creare in poco tempo una community di donne tra i 30 e i 40 anni e spesso alla prima gravidanza che, specialmente se lontane dalle famiglie d’origine, si aiutano online ma anche offline» dice Federica. «Io stessa, se non avessi avuto la rete di MaMi Club, forse non sarei riuscita a superare il trauma della perdita della mia seconda bambina a pochi giorni dal parto. Ho condiviso quella grandissima sofferenza, chiedendo tempo e comprensione, ma aiutando anche altre mamme con un’esperienza simile alla mia».

3.  Un gruppo e un sito per le appassionate di motociclismo di tutta italia
«Cinque anni fa lavoravo nell’azienda d’arredamento di famiglia, ero fidanzata da 5 anni e non avevo figli. La mia vita mi sembrava senza via d’uscita. In realtà, ora posso dirlo, ho passato un brutto periodo: ero a rischio depressione». Per Lisa Cavalli, 42 anni, di Bassano del Grappa (Vi) è quello il momento di rispolverare un sogno che aveva fin da bambina: comprare una moto. «Sono entrata per la prima volta in un concessionario e ho scelto una Yamaha rossa MT07. In un mese ho preso la patente cominciando a uscire con il motoclub locale. Erano tutti maschi e alla seconda curva rimanevo indietro, tra poca dimestichezza e mille paure». Per superarle, un giorno di febbraio del 2015, apre un gruppo Facebook e invita quelle poche fan delle due ruote che conosce. «L’ho chiamato Miss Biker, perché in sella siamo tutte giovani. In 6 mesi, solo con il passaparola, siamo diventate 1.000». Al primo motoraduno che organizza nel giugno 2015 raggiunge 100 iscrizioni in 48 ore. Con le centaure arrivate da tutt’Italia si presenta anche l’allora amministratore delegato di Yamaha Italia che invita Lisa nella sede dell’azienda: vedendo le potenzialità del motociclismo femminile («nel nostro gruppo siamo tante e affiatate!»), le dà fiducia e qualche moto da provare per scrivere recensioni. «Il primo passo è stato creare Missbiker.com, il sito in cui un team di sole donne testa e recensisce prodotti per motocicliste, dai leggins in kevlar anti-sbucciature a caschi e giubbotti. Postiamo articoli e video: sono sponsorizzati, cioè pagati dalle aziende che ce li commissionano». Dal gruppo Facebook, la “piazza” virtuale in cui ci si scambiano appuntamenti e opinioni, le biker possono accedere al sito, che invece ha intenti commerciali. «Guadagniamo vendendo banner pubblicitari e con l’e-commerce di magliette, felpe, per riconoscerci quando incrociamo altre motocicliste come noi». Lisa, ancora incredula e al momento troppo impegnata per pensare all’amore, si gode tutto questo, certa che «Miss Biker non esisterebbe senza Facebook. Quando ero sola e senza soldi mi ha permesso, dato che aprire un gruppo non costa nulla, di entrare in contatto finora con 6.000 donne, dai 14 ai 64 anni, che hanno la mia stessa voglia di risalire in moto, e nella vita, anche dopo una caduta».

4. Una pagina che fa conoscere l’artigianato locale
«A Taranto, in un territorio che si svuota sempre più di giovani, siamo riuscite a unire un gruppo di ragazzi intorno alla serigrafia: quella tecnica artigianale, resa famosa da Andy Wharol con il ritratto di Marilyn Monroe, che è in grado di riprodurre un disegno all’infinito su ogni tipo di materiale». Carla Boccardi, 38 anni, orafa, insieme ad altre 5 giovani artigiane nel 2014 ha dato vita all’associazione di promozione sociale “Ammostro” (“figo”, in slang tarantino). «Ho conosciuto Roberta, Candida, Maria, Silvia e Claudia grazie all’iniziativa della Regione Puglia “Giovani attivatori di comunità”. Abbiamo messo a punto il progetto Ammostro, che ci ha permesso 3 anni dopo di vincere il bando Pin, Pugliesi innovativi». Con quei primi finanziamenti le ragazze hanno ampliato il laboratorio nel quartiere Porta Napoli, comprato attrezzature per la stampa e per l’estrazione degli inchiostri naturali dalle piante della macchia mediterranea: la ginestra per il giallo, l’eucalipto per il rosso scuro. Sono il loro “marchio di fabbrica”, insieme alle decorazioni che ricordano il territorio, dalle maschere dei palazzi del centro agli antichi strumenti di pesca. «Abbiamo realizzato la prima collezione di vestiti, runner e cuscini. E avviato corsi di formazione, mettendo in contatto artigiani di diversi settori nella realizzazione di prototipi come lampade o gioielli da testare sul mercato online. Inizialmente la pagina Facebook ci è stata utile per raccogliere interesse intorno ai nostri workshop, poi nel 2018 a Bari abbiamo partecipato al progetto #SheMeansBusiness a supporto dell’imprenditoria femminile e imparato a usare tools di analisi dei clienti. La pagina Facebook, da cui si arriva al nostro sito Ammostro.com, ci consente di raggiungere potenziali clienti in tutto il mondo. Persino a Ho Chi Min City in Vietnam dove qualche mese fa abbiamo partecipato all’International Fashion Week».

Giuly Ska/Maria Martinese
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– Da sinistra: Maria e Michela Lombardi di Buyitalianstyle.com.

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– Da sinistra: Paola e Federica Migliorini di MaMi Club.

Giuly Ska/Maria Martinese
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– Lisa Cavalli di Miss Biker.

Giuly Ska/Maria Martinese
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– Le artigiane di Ammostro (Carla Boccardi è la seconda da sinistra).

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