Concorso docenti STEM: 80% bocciati. Perché?

I candidati lamentano quiz troppo difficili e poco tempo, ma c’è chi sottolinea che occorreva una preparazione diversa e aggiornata. Intanto il problema delle cattedre vuote resta irrisolto

Troppi bocciati tra i docenti che si sono presentati al concorso STEM, cioè per insegnare le discipline scientifiche Science, Technology, Engeneering, Mathematics. Gli scritti delle diverse classi di concorso sono terminati l’8 luglio, e secondo i primissimi risultati ci sarebbe un record di bocciature: ben 8 su 10 non avrebbe passato la prova. Colpa di quesiti troppo difficili e mancanza di tempo, secondo i sindacati, ma non tutti sono d’accordo. Ora si pone il problema di cosa potrebbe accadere a settembre, nel caso in cui ci fossero troppo pochi insegnanti che hanno ottenuto l’assunzione immediata grazie al concorso: è ancora rischio caos per le supplenze?

Concorso: 8 su 10 non superano il concorso

Sui blog degli insegnanti si moltiplicano i commenti di chi ha sostenuto la prova scritta del concorso STEM: in molti parlano di “quiz da fisica nucleare”, altri di ansia da poco tempo a disposizione per rispondere alle 50 domande chiuse. Sta di fatto che i primi dati indicano che l’80% dei partecipanti non è riuscito a superare la prova per discipline scientifiche, matematiche e ingegneristiche, quindi non accederà agli orali che termineranno entro il 31 luglio.

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La preparazione dei docenti è troppo tradizionale

Eppure non tutti sono d’accordo. «Il problema è che per fare l’insegnante di materie STEM non basta avere una laurea, anche se conseguita con ottimi voti, in una materia matematico-scientifica: occorre un approccio diverso che molti docenti ancora non hanno. È come se a un laureato in Medicina che non ha mai operato in vita sua venisse chiesto di fare un intervento di nanochirurgia: anche se è teoricamente preparato, non sarà in grado. Io penso che la condizione di molti candidati sia questa, perché finora si è fatto poco in ambito STEM» spiega Daniela Ambrosi, già responsabile dell’area strategica del 2° ciclo dell’Associazione Docenti italiani e insegnante di materie scientifiche al Liceo Galileo Galilei di Perugia.

I docenti devono formarsi a una nuova didattica

«Nonostante la legislazione preveda le STEM da qualche anno, la metodologia delle materie STEM non viene applicata in concreto. Esiste la possibilità di imparare, sia con corsi internazionali sia tramite un percorso messo a punto dallo stesso Miur, tramite il Comitato Scienza e Tecnologia che ha pubblicato tre volumi dedicati al primo ciclo della scuola secondaria, ma occorre cambiare ottica, mentre la maggior parte dei docenti è ancora legata a un approccio tradizionale – spiega ancora Ambrosi – Per fare un esempio, io insegno scienze in un liceo e ho creato un gioco che si basa sulle particelle elementari, mentre in futuro affronteremo a scuola anche i raggi cosmici, eppure non sono un fisico nucleare. Questi concetti, insieme al coding o alla realtà aumentata, sono il futuro anzi già il presente per i ragazzi e quindi devono esserlo per i docenti».

Cattedre scoperte alle medie

Intanto, cosa c’è da aspettarsi di fronte a un numero così elevato di candidati che non ha superato la prova scritta? Il concorso STEM è stato indetto per coprire i posti vacanti, soprattutto nelle materie scientifiche e in particolare al Nord, perché prevede un iter semplificato e l’immissione in ruolo, quindi l’assunzione, fin dal 1° di settembre, per poter iniziare l’anno scolastico senza supplenze o con il numero minore possibile. In palio, infatti, c’è la regolarizzazione di oltre 6mila precari che ambiscono a una cattedra in Matematica, Fisica, Matematica e Fisica, Scienze e tecnologie informatiche per la scuola secondaria di II grado, Matematica e Scienze per la secondaria di II grado. «La situazione più critica riguarda Matematica e Scienze alle medie perché è la classe di concorso con il maggior numero di candidati, ben 39mila su circa 60mila, a fronte di 3.000 posti circa» spiega Alessandro Giuliani, direttore de La Tecnica della Scuola. «Se dovesse arrivare all’orale solo il 10% si presuppone che il colloquio sia meno ostico. In realtà il problema è un altro: anche chi ha ottenuto la sufficienza allo scritto, non solo non potrà accedere all’orale (era richiesta una votazione minima di 7/10), ma non otterrà neppure l’abilitazione che invece in passato costituiva una via preferenziale per le supplenze» aggiunge Giuliani.

Chi non vince non ha l’abilitazione

«I precedenti concorsi permettevano anche ai non vincitori di ottenere l’abilitazione, cosa che adesso non accadrà. È possibile che ci siano ricorsi, ma finora il Tar non ha mai dato ragione ai ricorrenti, ritenendo che l’Amministrazione ha la discrezionalità per stabilire la soglia minima per ottenere l’abilitazione» dice il direttore de La Tecnica della Scuola. In pratica, visto che il concorso ha avuto una procedura d’urgenza e ha previsto 50 quesiti a risposta chiusa, quindi ritenuti semplificati rispetto alle risposte aperte, ha anche deciso di alzare l’asticella, prevedendo il requisito dei 7/10 invece del 6 per l’accesso all’orale e per ottenere l’abilitazione».

Troppe cattedre vacanti

Quali saranno le conseguenze a settembre? «Purtroppo il concorso STEM non risolve il cronico problema della carenza di insegnanti. Basti pensare che a fronte di 84mila assunzioni autorizzate dal ministero dell’Economia, se ne sono concretizzate solo 20mila perché le graduatorie erano vuote, mancavano candidati» osserva Giuliani, che aggiunge: «Ad oggi ci sono 112mila cattedre vacanti, considerando anche i pensionamenti, quindi i 6mila del concorso STEM e i 32mila del concorso straordinario non basteranno comunque a iniziare l’anno senza il cronico problema delle supplenze».

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