Foto di Sara Cervelli

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Come proteggeremo i nostri anziani

L’emergenza sanitaria ha colpito duramente la loro generazione. E nei prossimi mesi, per i 14 milioni di over 65 italiani si prevedono ricadute fisiche ed emotive importanti. Ma diminuiranno anche carichi sociali e familiari che prima li appesantivano

«Gli anziani dovrebbero stare in isolamento fino alla fine dell’anno. È dura, ma c’è in gioco la vita». Le dichiarazioni della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno fatto il giro del mondo e sono risuonate nelle case dei 14 milioni di over 65 italiani. Per la fase 2, il nostro governo non ha tuttavia previsto limitazioni per questa fascia d’età (anche se erano circolate molte ipotesi, compresa quella di confinare persino i 60enni) e dal 4 maggio darà la possibilità a tutti i cittadini di fare visita ai parenti, pur mantendeo le distanze.

Ecco perché servirà, ancora più di prima, un patto tra generazioni che tiene conto di dati inequivocabili: secondo l’Istituto superiore di sanità l’83,7% delle vittime di coronavirus ha più di 70 anni e la percentuale sale al 40,2% nella fascia tra gli 80 e 90. Le ricadute mediche, emotive e sociali potrebbero quindi essere importanti, anche se non è detto che molti anziani non saranno in grado di affrontarle.

Roma, Quadraro La giornata di Eugenio, 97enne, vedovo 2 volte e autosufficiente. Tra i tanti lavori,

Roma, Quadraro
La giornata di Eugenio, 97enne, vedovo 2 volte e autosufficiente. Tra i tanti lavori, ha fatto anche la comparsa al cinema. «Ricordo sempre quando, guardando in tv Il Marchese del Grillo, dicevamo: ecco che arriva nonno!» racconta la nipote Sara Cervelli, autrice degli scatti.

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Videochiamate e app potrebbero aiutare la gestione delle malattie croniche

Il lockdown non può essere eterno. Non ha dubbi la Società italiana di geriatria e gerontologia. «Gli anziani stanno correndo troppi rischi legati alla mancanza di movimento e alla cura delle malattie croniche» spiega il presidente Raffaele Antonelli Incalzi. Durante l’emergenza, solo la metà degli over 65 ha seguito con precisione le terapie quotidiane, come quelle per ipertensione o diabete, sottolinea l’associazione Federanziani. «La parola d’ordine per i prossimi mesi potrebbe essere flessibilità: concedere di uscire a seconda della propria salute e della città in cui si vive. Le istituzioni dovranno dare regole dettagliate e i medici aiutare a rispettarle» prosegue Antonelli Incalzi.

Per la task force che si occupa della fase 2, agli over 70 più fragili (ipertesi, diabetici, cardiopatici e con insufficienza renale) servirà la sorveglianza attiva: una chiamata settimanale del medico generico, che controlla lo stato di salute. Peccato che queste figure siano già state messe a dura prova dall’emergenza. «La tecnologia è un’alleata per alleggerirle» nota l’esperto. «Esistono diverse app, semplici ed economiche, che monitorano frequenza cardiaca e respiratoria, movimenti. Certo, il dottore deve chiamare e intervenire a domicilio quando serve e gli specialisti dovrebbero dare supporto».

Ecco un altro punto dolente: Asl e servizi territoriali hanno sospeso alcune attività e le stanno riorganizzando. A non essersi mai interrotti sono stati i contatti tra senior e famiglie, con le videochiamate diventate ancore di salvezza. «A livello cognitivo sono un ottimo allenamento, spero stimolino i nonni a usare sempre la tecnologia» conclude Antonelli Incalzi.

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Non vanno trattati come vasi di porcellana: sono cresciuti tra guerre e crisi economiche

Uno studio dell’Associazione medici statunitensi paragona gli effetti della quarantena sugli anziani allo stress post traumatico degli americani dopo l’11 settembre. È davvero così? «L’isolamento porta ansia e depressione perché scatta quella che gli esperti chiamano riduzione d’identità: i senior non si sentono più utili e attivi» spiega Luca Pezzullo, presidente dell’Ordine degli psicologi del Veneto. «Non dimentichiamo gli effetti a lungo termine, dopo 6-12 mesi, quando i disturbi psicologici si ripercuotono anche sul fisico».

Certo, contano parecchio età, salute e quotidianità: un 67enne in forma e sposato è ben diverso da un 80enne vedovo e con un principio di Alzheimer. «Entrambi però vanno stimolati. Un’idea da mettere subito in pratica, per esempio, è nominarli “raccontastorie”» suggerisce il dottor Pezzullo. «Ogni giorno a un’ora precisa, al telefono o dal vivo quando potranno, raccontano ai loro cari gli aneddoti di un mondo che non c’è più: li fa sentire importanti ed è un’iniezione di fiducia per i più giovani, che sentono di poter superare un momento difficile come hanno fatto i nonni».

Nonni che sono, in realtà, più resilienti di quanto pensiamo. «Sono cresciuti in un’epoca in cui la morte era normalizzata, più quotidiana; hanno vissuto guerre, crisi economiche e perso tanti affetti» nota Pezzullo. «Tutti noi, dai figli ai politici, dobbiamo smettere di trattarli come fragili vasi di porcellana e lasciarli vivere. Che non significa uscire 4 volte al giorno senza mascherina, ma godersi una passeggiata o una partita a carte con gli amici».

Foto di Sara Cervelli

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Con la pensione sicura e alleggeriti dai carichi familiari potranno pensare a loro stessi

Il welfare italiano? Gli over 65. Secondo Ipsos, il 33% si occupa dei nipoti e supporta economicamente i figli, mentre nel resto d’Europa lo fa meno del 20%. Cosa accadrà ora? Niente più nonni-babysitter ma nemmeno curati dai figli-caregiver? Così pare. «La pandemia ha denunciato la debolezza del nostro sistema sociale» spiega Eleonora Selvi, consigliere nazionale di Federanziani. «Approfittiamo per migliorarlo. Bisogna rivedere l’indennità di accompagnamento prevista per i non autosufficienti, che ora è troppo bassa e rigida, e potrebbe invece essere usata per assumere una badante. Tra l’altro, si innescherebbe un circolo virtuoso, facendo emergere il lavoro nero in questa categoria».

E se l’assistenza va rivoluzionata, bisogna reinventare anche la socialità pura. Nella fase 2 gli anziani non potranno ritornare subito ai loro hobby. «Ci saranno ancora limitazioni» prevede Selvi. «La palestra o la vacanza rimarranno un miraggio, quindi via libera a nuovi servizi. Come Federazione, gestiamo 3.700 centri anziani in tutto il Paese e in queste settimane puntiamo molto su corsi online. Parecchi insegnanti hanno creato canali YouTube. Si tratta però di strutture che si autofinanziano: se avessero più fondi potrebbero potenziare queste attività, anche non virtuali, e diventare un punto fermo per la quotidianità e il divertimento nei prossimi mesi. Anche perché i nonni, con la pensione sicura e alleggeriti dall’incombenza nipoti, non sperimenteranno la corsa affannosa delle altre fasce d’età per conservare il posto di lavoro, ma potranno pensare a loro stessi».

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STORIA DI MIO NONNO EUGENIO

Nelle immagini di questo servizio, la giornata di Eugenio, classe 1923, nonno della fotografa Sara Cervelli. «Alla veneranda età di 97 anni affronta questo isolamento forzato da solo. Nasce ai Castelli, vive parte della gioventù al Pigneto e nel ’56 si trasferisce nella casa dove vive tutt’ora: in uno dei quartieri più belli di Roma, il Quadraro. Vedovo di 2 compagne di vita, è sempre stato un tipo indipendente, sempre elegante, anche per andare al mercato.

È in casa dal 1° marzo e mi racconta di come cerchi di sopravvivere in queste interminabili giornate. Entro in casa con la mascherina, gli dico che potrò stare giusto il tempo di fargli qualche foto. In questi attimi noto, come sempre, l’incredibile ordine nelle stanze. La noia è la cosa che lo spaventa di più. “Sono abituato a fare tante piccole cose di giorno, mi sento come una palla di ferro al piede” dice. “Ho vissuto la guerra e la fame, soffro ma mi riguardo. Non mi faccio portare via dal virus”».

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