Ho sempre avuto l’incubo di ingrassare. Fin da ragazza, mantenermi magra e in forma è stato il mio obiettivo principale. Ho praticato nuoto, spinning, camminata e corsa. Mi veniva facile ritagliarmi del tempo per me e non ricordo che sia mai stato un sacrificio farlo, anzi. Prendermi cura del mio aspetto fisico era un modo per volermi bene, uno stile di vita, il biglietto da visita con cui mi presentavo al mondo. Intorno ai quarant’anni ho allentato gli allenamenti e anche il controllo sul cibo. Mi ero stancata di stare sempre a dieta, dopotutto mangiare è uno dei piacere della vita, perché dovevo sempre privarmene? Ho messo qualche chilo ma nel complesso la mia forma fisica continuava a piacermi, finché è arrivata la pandemia. Nel giro di pochi mesi ho raggiunto un peso preoccupante e mi sono ritrovata a capire come porre rimedio. Vi racconto com’è andata.

Perché sono ingrassata: una storia come tante

È luglio e fa un gran caldo. Ho già fatto due docce e sono le sette di mattina, ma che posso farci se appena faccio un movimento sudo? Non sopporto la sensazione di umidiccio sulla pelle. Salgo sulla bilancia con lo stato d’animo di una condannata a morte. La lancetta s’impenna verso destra e segna 93 chili. Non è possibile, come ho fatto a ridurmi così? Mi sposto un po’ a sinistra e sollevo un piede per vedere se il verdetto cambia. Macché! Questa bilancia non funziona, mi toccherà buttarla come la precedente.

Da magra a grassa: com’è possibile?

Il mio peso è quasi il doppio dei miei anni. Niente male Mrs. Ruscio, mi suggerisce un’ipercritica voce interiore, per una come te che camminava a testa alta fiera della propria silhouette. Del resto sono una ragazza dei mitici anni Ottanta, cresciuta a pane e Claudia Schiffer, poco pane, in realtà, e tanti ideali di perfezione fisica che sembravano un passpartout per la felicità. Avrei fatto di tutto pur di entrare in quei jeans striminziti, che a guardarlo oggi sembra di una dodicenne.

Non riesco a rispettare la dieta

Il medico dice che dovrei arrivare a settanta chili ma ventitré chili non sono un ingombro che scompare in poco tempo, ci vogliono costanza, pazienza, concentrazione e fiducia, tutte qualità che non hanno mai fatto parte dei miei accessori di bordo. L’idea di sfiorare i cento chili, però, mi annichilisce. Ho l’impressione di essere posseduta da una forza estranea e misteriosa che mi spinge a mangiare a tutte le ore. Questa fame esagerata si è affacciata durante il primo lockdown, quando tutte le italiane e gli italiani si sono scoperti eccellenti panificatori, e non mi ha più lasciata. Credo che l’assunzione incontrollata di cibo si sia trasformata in un modo per tenere a bada l’ansia o in un meccanismo compensativo e risarcitorio della mancanza di relazioni sociali. A furia di mangiare la mia pressione è salita alle stelle insieme ai livelli di colesterolo. Una cosa è certa, devo fare qualcosa e anche alla svelta, sì, ma cosa? Mi sono rivolta a vari nutrizionisti, in tutti ho trovato un comun denominatore che non funzionava: io. Stare a dieta mi costa una fatica enorme, è molto più facile mangiare quello che voglio e quando voglio. Sono un’anarchica che non sopporta le regole.

Mi curo alle terme con il Sistema Sanitario Nazionale

Un bel giorno mi viene in mente la storia di un conoscente che ha seguito un percorso di educazione nutrizionale di quattro settimane, con ottimi risultati a quanto pare. Lo chiamo e mi faccio dare tutte le informazioni. Mi parla di Camillo Ezio Di Flaviano, esperto nel trattamento del sovrappeso e dirigente dell’unità di riabilitazione nutrizionale presso il Policlinico di Abano Terme, dove si può essere seguiti gratuitamente grazie al SSN. Fisso un appuntamento nel suo studio romano e gli racconto la mia storia, i miei problemi con il cibo e i preoccupanti valori di colesterolo & co. Di Flaviano mi diagnostica un’obesità di lieve entità che presa in tempo si può curare e contenere. Mi lascia una scheda da compilare e far firmare dal medico di base che dovrà anche prescrivere il ricovero. La chiamata arriva dopo appena quindici giorni e il 30 agosto mi ricovero.

Come inizia il ricovero alle terme

L’impatto con il personale medico è positivo e mi aiuta a stemperare la tensione iniziale. L’accoglienza qui è di casa e si entra immediatamente in un clima empatico, esattamente ciò di cui avevo bisogno. Vengo accolta da una simpatica dietista che mi mette su una bilancia di ultima generazione. “La prego, non mi dica il peso.” la imploro. Obbedisce col sorriso alla mia strampalata richiesta. A quanto pare non solo l’unica a desiderare di non conoscere il proprio peso.

Non sono mai da sola

A fine giornata mi consegnano il programma che prevede una dieta di 1200 calorie, tanta acqua (il personale paramedico ci fa trovare le bottigliette sul comodino accanto al letto), palestra al mattino e acquagym il pomeriggio, almeno 10.000 passi al giorno e momenti di rieducazione alimentare insieme agli altri degenti. La parola insieme, qui, è la chiave di tutto. Le carte vincenti di questa esperienza sono le persone con cui si condivide il percorso. Il personale medico è a disposizione notte e giorno, impossibile non sentirsi accuditi. Una domanda, però, mi attanaglia: se già non ci riuscivo prima, ce la farò a rispettare queste regole alimentari nella patria del prosecco?

Dimagrisco e rallenta l’ansia

Dopo appena una settimana, e con mia grande sorpresa, sono dimagrita di tre chili. Ho festeggiato con un’esposizione assistita (si chiamano così gli sgarri programmati) a base di prosecco e stuzzichini vari. Questo posto mi sta regalando una grandissima serenità e una tregua dalle ossessioni sul peso. Abano, inoltre, ha una natura che concilia il relax. C’è molto verde e a due passi dal Policlinico ci sono le piscine termali, una più bella dell’altra. Alcune riservano a noi pazienti prezzi stracciati: un bagno, un massaggio o una sauna sono coccole che fanno bene allo spirito e conciliano la cura. E poi passeggiare, passeggiare tanto, è bellissimo in pianura.

Restiamo in contatto

Alla fine del percorso ho perso cinque chili, una bella iniezione di fiducia per chi, come me, si stava lasciando andare. Si può rimanere in contatto con i medici tramite email e con i compagni di corsia abbiamo creato un gruppo whatsapp che ci aiuta a contenere le scivolate e a rialzarci quando cadiamo, senza cedere al catastrofismo dell’“ho sbagliato, non ce la farò mai!”, alibi perfetto per ricadere in vecchi schemi autodistruttivi.

Dove curarsi. Le strutture in convenzione con il SSN

L’unità di riabilitazione nutrizionale di Abano non è l’unica in convenzione con il SSN ad accogliere persone con problemi della sfera alimentare. A Jesi in provincia di Chieti c’è la Casa di Cura Villa Serena, diretta sempre da Di Flaviano, mente a Roma il Policlinico di Tor Vergata propone Obesi No, un altrettanto efficace percorso di rieducazione alimentare. Sul sito disturbialimentarionline.it c’è un elenco delle strutture italiane convenzionate con il SSN che applicano protocolli medici interdisciplinari e integrati che aiutano a nutrire l’autostima innanzitutto e a ritrovare quella motivazione a star bene in chi, per un motivo o l’altro, l’ha persa.