Ragazza mal di testa

Long Covid: come riconoscerlo e come curarlo

Tra chi ha contratto il Covid, c’è chi ha eliminato il virus ormai da mesi eppure non è mai guarito. Stanchezza, affanno e tanti altri sintomi sono ancora lì a minare le giornate. Oggi però i medici hanno messo a punto un mix di vitamine, farmaci e attività fisica che aiuta a uscirne una volta per tutte

«Ho avuto il Covid in forma lieve, era l’aprile del 2020. A ottobre però stavo ancora male: mi sentivo uno straccio, non dormivo di notte. E poi ogni volta che mi pettinavo era un piccolo shock: tutti quei capelli che restavano sulla spazzola. Ma il mio medico mi diceva che era normale, colpa dello stress e dei lutti che il Covid aveva portato nella mia famiglia».

Inizia così il racconto di Giuliana, 42 anni, che poi, finalmente, un nome a quei disturbi è riuscita a darlo: long Covid, una specie di onda lunga dell’infezione. «Abbiamo iniziato a mettere a fuoco l’esistenza di sintomi imprevisti in chi era guarito, nel luglio 2020» spiega Amedeo Capetti, che coordina l’ambulatorio Long Covid dell’Ospedale Sacco di Milano. «È per questo che abbiamo creato una struttura multidisciplinare. Perché il Long Covid ha così tante sfaccettature da non poter essere affrontato da un’unica figura medica. Ci vogliono lo psicologo, il neurologo, il fisiatra, il cardiologo, lo pneumologo, per citarne solo alcuni».

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Il long Covid è una malattia subdola

I medici oggi non parlano mai di long Covid prima che siano passati almeno quattro, cinque mesi dalla guarigione. Perché dopo aver eliminato il virus è normale che per alcune settimane si avvertano disturbi respiratori, dolori alle ossa, stanchezza, che di solito si risolvono da sé. In circa due casi su 10 però, tra i convalescenti dall’infezione i sintomi non passano affatto. Ed evolvono anche nelle forme più inaspettate. «Concludo la telefonata e non mi ricordo con chi ho parlato. Perché ho perso la memoria a breve termine. Scrivo tutto su post-it e ho un registratore che è diventato la mia memoria esterna. Sono sempre sfinita e arrivo a sera che voglio solo dormire».

Sara ha 51 anni e soffre di nebbia cerebrale. È il disturbo più comune tra chi ha il long Covid: colpisce 7 pazienti su 10. «La diagnosi è importante e grazie alla descrizione dei sintomi differenziamo chi ha stanchezza fisica, come nel caso di Giuliana, da chi invece ha una forma psicofisica come Sara, la più impegnativa da risolvere» aggiunge l’esperto. «Ad oggi non è ancora ben chiaro il meccanismo, ma abbiamo visto che nel 70-80% dei casi funziona un mix di integratori a base di multivitaminici, colina, levocarnitina e coenzima Q10. Se non ci sono benefici, prescriviamo un farmaco che fa parte della classe degli agonisti di recettori del circuito della memoria. E che in un paio di mesi comincia a far snebbiare le mente».

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Un antidepressivo contro i dolori

Sono molto diffusi anche i disturbi cardiorespiratori, con un peggioramento della qualità di vita. Come ci ha raccontato Erica, 50 anni, cantante lirica che a causa dell’affanno non riesce a “tenere” la nota. E Bea, 25 anni, che per colpa della tachicardia non può riprendere gli allenamenti di ciclismo. «Sottoponiamo i pazienti a elettrocardiogramma, ecografia polmonare e test da sforzo» dice l’esperto. «In base ai risultati impostiamo la riabilitazione che è simile a quella post-infarto. Se ci sono anche dolori muscolari, prescriviamo basse dosi di un farmaco a base di benzodiazepine, un antidepressivo. È una cura che ha provato su se stessa una dottoressa, e che spesso funziona».

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L’importanza dell’attività fisica contro il long Covid

Vale per tutti i pazienti con long Covid il consiglio di fare movimento. «Ci siamo accorti che chi accusa i sintomi in inverno ha una guarigione più lenta, probabilmente a causa della scarsa attività. In base alle proprie forze e valutando l’energia e la risposta cardiorespiratoria tutti dovrebbero dedicare anche solo pochi minuti ogni giorno a una camminata. E stare attenti a non ingrassare. Perché i chili di troppo aggravano i sintomi».

Il long Covid nei bambini e negli adolescenti

Quella tristezza dei bimbi è da indagare
Il long Covid non risparmia bambini e adolescenti. Per questo, la Società Italiana di Pediatria ha messo a punto una guida per medici e genitori. Dopo la guarigione, cioè quando il tampone è negativo, programmate due visite di controllo dal pediatra: la prima a distanza di quattro settimane, la seconda dopo tre mesi. Sono fondamentali per cogliere ai primi segni un eventuale long Covid. E, in caso di dubbio, basta rivolgersi a un ospedale pediatrico: tutti ormai hanno ambulatori dedicati.

Un’attenzione particolar va data ad alcuni sintomi. Tra i disturbi da non sottovalutare mai, le forme di ansia e depressione. Dagli studi in corso sembra che ne soffrano di più bambini e adolescenti rispetto agli adulti. E poi c’è l’affaticamento, che è presente in quasi nove casi su dieci ed è così intenso da provocare stanchezza esagerata, sonnolenza e desiderio di dormire. All’erta anche se si manifestano uno o più disturbi tra mal di testa, mal di stomaco o di pancia, dolore toracico, mialgia, insonnia. Come distinguerli dai malesseri legati alla paura di un’interrogazione? Sono presenti sempre e non calano di intensità durante il giorno.

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