Bambine lavagna

Dream coach, come aiutare i giovani a coltivare i telenti

Imprenditori, manager e liberi professionisti entrano a scuola come volontari per innovare e aiutare i nostri ragazzi a scoprire i propri talenti, fin dalle elementari

Una delle parole chiave della scuola moderna è orientamento. Tra le nuove figure che posono aiutare i ragazzi a mettere a fuoco le proprie qualità c’è il dream coach. «A svolgere questro ruolo sono imprenditori, manager, liberi professionisti, talvolta anche genitori che mettono a disposizione il proprio tempo e soprattutto la propria esperienza per valorizzare le attitudini dei giovani, insegnando loro a riconoscere le opportunità per renderli protagonisti sia oggi, sia nel mondo del lavoro di domani» Miriam Cresta, Ceo di Junior Achievement Italia, impegnata nelle scuole con i propri dream coach e che ha partecipato attivamente alla creazione della Coalizione per l’educazione imprenditoriale nell’ambito del Piano Nazionale Scuola Digitale del Miur.  

Cos’è un dream coach

Sono 50mila i bambini e ragazzi dai 6 ai 24 anni formati lo scorso anno scolastico grazie ai dream coach di JA Italia. «Il nostro obiettivo è innovare la scuola, attivando e sviluppando le potenzialità dei giovani perché diventino intraprendenti – non solo imprenditori – ma anche cittadini in grado di risolvere i problemi o gestire le proprie risorse umane e finanziarie. Significa inserire tra i docenti metodi diversi, più esperienziali rispetto alle classiche lezioni. In questo modo si aprono le competenze trasversali, le cosiddette soft skills. Così i ragazzi, ad esempio, imparano a parlare in pubblico, a lavorare in gruppo e a fare innovazione» dice Miriam Cresta.

Una scuola che cambia

«Esiste uno scollamento tra il mondo scolastico e quello reale. Le attività di un dream coach permettono di superarlo, creando un bridge gap, un ponte che avvicina studenti e aziende in un percorso virtuoso per entrambi, ma anche per gli insegnanti» spiega Armando Persico, docente di materie giuridico-economico-aziendali, inserito nel 2017 tra i migliori 50 insegnanti dal Global Teacher Prize, il “premio Nobel” dei docenti. Persico, che collabora con JA Italia come Education & Development Manager, spiega: «Con questi progetti l’insegnante ha il duplice vantaggio di cambiare la propria prospettiva, ampliandola, non limitandosi solo a trasferire conoscenze aspettandosi un ritorno da parte degli studenti. Inoltre li osserva in ambienti diversi».

Come si aiuta un ragazzo o un bambino a scoprire il proprio talento?

«Dandogli tutte le occasioni possibili. Se lo osservo solo nell’ambito di una normale lezione frontale è chiaro che vedo lo studente da un solo punto di vista. Se invece lo metto in condizione di svolgere attività come ad esempio il public speaking (dunque discorsi in pubblico), l’ideazione di un prodotto o di un servizio, la creazione o commercializzazione di un marchio o ancora la scrittura di un report che poi deve essere presentato al termine di un percorso, io aumento le occasioni offerte agli studenti di potersi esprimere in forme diverse, permetto loro di capire le proprie abilità» spiega Persico.

C’è poi anche un altro aspetto: in un mondo globale «il dream coach, grazie alla propria esperienza professionale, può condurre i ragazzi ad avere una visione globale del mercato».

Percorsi gratuiti e volontariato aziendale

«Per poter avere un dream coach la scuola interessata deve solo iscriversi al programma di JA Italia. I percorsi sono gratuiti e modulari, con durate variabili a seconda anche delle fasce d’età. Si va dagli incontri di una giornata, che servono soprattutto d’ispirazione per alunni e studenti, fino a percorsi di 120 ore, che rappresentano una vera alternanza scuola-lavoro. Sono programmi molto pratici: dopo una fase di ideazione e creazione di un’idea, ad esempio, i ragazzi lavorano alla loro attuazione concreta grazie al coinvolgimento delle realtà del territorio. Le imprese offrono infatti un supporto finanziario gratuito, ma soprattutto le risorse umane, dunque i propri dipendenti tramite il volontariato aziendale» spiega la Ceo di JA Italia, Miriam Cresta. «È un percorso virtuoso per tutti: le aziende ricevono idee e creatività dai ragazzi, i docenti possono cambiare la propria prospettiva e l’approccio didattico, i ragazzi hanno nuove opportunità» aggiunge Persico.

Alice, dalle poesie del liceo ai jet

Alice ha solo 17 anni, ma le idee ben chiare. Originaria di Nardò, in Puglia, ha provato l’esperienza di essere guidata da un dream coach in un liceo scientifico di Gallipoli. «Insieme ad altri studenti abbiamo ideato un progetto per promuovere e valorizzare giovani poeti emergenti. Un imprenditore locale ci ha sostenuti e io ho capito cosa significa tradurre una semplice idea in innovazione» racconta la studentessa che a sua volta oggi è uno degli Alumni, ossia il network di giovani che hanno preso parte ai programmi di Junior Achievement e ne diventano testimonial. Questa esperienza l’ha anche portata a Vienna, in Austria, in occasione del JA Global Alumni Conference lo scorso agosto. JA Italia, infatti, è presente anche all’estero, in 120 paesi e circa 40 realtà in Europa, per un totale di 350 mila giovani coinvolti. «Cosa mi ha lasciato questa esperienza? Sicuramente mi ha insegnato come confrontarmi con gli altri, mediare e trovare un punto di incontro. Ho imparato a conoscere le mie potenzialità e ad avere maggiore sicurezza e fiducia in me stessa. Ora mi sento pronta e non vedo l’ora di realizzare il mio sogno: entrare in Accademia aeronautica e diventare pilota».

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