Scuola adolescenti

A scuola alle 10 per aiutare gli adolescenti

Uno studio “promuove” l’esperimento di una scuola superiore di Brindisi: posticipare la campanella di ingresso migliora il rendimento dei ragazzi. Ma non tutti sono d’accordo.

L’esperimento era iniziato nel 2018, oggi una ricerca, condotta dal Dipartimento di Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma, lo conferma: dormire di più migliora il rendimento degli studenti. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature and Science of Sleep, ha analizzato i risultati degli studenti del primo anno dell’Istituto superiore E. Majorana di Brindisi, in Puglia, dove è stato realizzato un campus in cui la campanella suona alle 9 o alle 10 del mattino invece che alle 8.

L’idea di base dello studio era che posticipando l’entrata a scuola avremmo consentito una maggiore durata del sonno, che a sua volta avrebbe influito sui livelli di vigilanza e quindi migliorato l’attenzione” ha spiegato Luigi De Gennaro, del Dipartimento di Psicologia della Sapienza, che ha aggiunto: “Grazie al supporto dell’Istituto Majorana, nell’anno scolastico 2018-2019 abbiamo coinvolto nello studio sperimentale gli studenti del primo anno delle superiori e li abbiamo divisi in due gruppi: per tutto l’anno una parte degli studenti entrava all’orario tradizionale, alle 8.00 del mattino, e il secondo entrava un’ora dopo (alle 9.00). In entrambi i gruppi abbiamo monitorato con cadenza mensile le caratteristiche del sonno e le prestazioni raggiunte durante il giorno attraverso specifici test di attenzione”. 

I risultati hanno confermato le aspettative della vigilia, smentendo anche alcuni timori: “Un aspetto importante è che nei giorni festivi non venivano registrate fra i due gruppi differenze relative al sonno, confermando che gli effetti dell’aumento di sonno sono strettamente dipendenti dal tardivo inizio delle lezioni. Inoltre, il fatto che l’ora di addormentamento non differisse ci ha permesso di demolire i limiti del programma, come la possibilità, spesso avanzata come critica, che un ingresso posticipato a scuola possa essere associato a un ritardo anche nell’addormentamento serale” ha chiarito il dirigente dell’Istituto pugliese, Salvatore Giuliano.

A suola più tardi

Anche in italia, dunque, si entra  scuola alle 10 per andare incontro alle esigenze degli adolescenti. Nel Regno Unito è stato battezzato Teensleep ed è una realtà. In Puglia, invece, la sperimentazione è stata condotta nella “cittadella dello studio” del Majorana di Brindisi, dove una delle caratteristiche è proprio il fatto che l’ingresso nelle aule è posticipato, per venire incontro alle esigenze degli adolescenti: diversi studi dimostrano come la giusta quantità di sonno nei ragazzi (almeno 8,5 ore) migliori il rendimento scolastico, le capacità cognitive, ma anche le condizioni fisiche, riducendo ad esempio stati d’ansia e depressione “I rapporti tra sonno, apprendimento e consolidamento delle conoscenze a questa età sono dimostrati” spiega a Donna Moderna Luigi De Gennaro, professore ordinario alla Facoltà di medicina e psicologia dell’Università La Sapienza, e responsabile scientifico del progetto educativo pugliese.

In realtà si tratta solo di una parte di un progetto ben più ambizioso: le prime classi sono partite nel 2018 “su base volontaria e in modo sperimentale. L’obiettivo è quello di realizzare un campus nel quale l’orario di ingresso è sì posticipato, ma integrato ad attività anche pomeridiane, in uno spazio dove gli studenti avranno a disposizione spazi ricreativi, impianti sportivi, una foresteria con 87 camere da letto per i ragazzi che risiedono fuori provincia o fuori regione, oltre a una mensa e a un teatro da 600 posti” spiega Salvatore Giuliano.

Il campus innovativo

Grazie al crowfounding, l’Istituto pugliese ha raccolto fondi per ristrutturare un edificio della Provincia, dove le lezioni iniziano alle 9/9.30 e con un’uscita posticipata al massimo alle 14, perché non c’è il servizio mensa. “Il tempo scuola è inevitabilmente più ampio, ma si offre anche la possibilità agli studenti di fare attività che al momento svolgono in altri luoghi, come sport, teatro o altro. E non ci sono compiti” spiega il Preside. “I pendolari possono arrivare col treno, usufruendo della fermata già esistente e magari non sono costretti ad alzarsi alle 5 del mattino per venire a scuola se non abitano a Brindisi” spiega Giuliano.

La polemica sull’orario

La possibilità di entrare a scuola alle 10 (o comunque dopo le 8) ha fatto molto discutere: “Oltre alle ragioni scientifiche, ce ne sono di ordine pratico: nel nostro territorio il sistema trasporti è tale da costringere molti studenti e lavoratori ad alzarsi molto presto, e partire da casa con largo anticipo per raggiunge l’ufficio o la scuola. Se posticipando l’ingresso in aula possiamo venire incontro alle loro esigenze, perché non farlo?” domanda il Dirigente. “Negli ultimi 8 anni siamo passati dall’avere un 70% degli studenti residenti e un 30% di ‘fuori sede’ all’esatto opposto. Per loro essere puntuali a scuola alle 8 è difficile e pesante” dice il Preside.

“Il mondo del lavoro soffre per le stesse problematiche, alle quali si aggiungono quelle legate alle turnazioni: si tratta di uno dei fenomeni più cruciali e patogeni della nostra società. Ma se per alcune categorie, come infermieri, Vigili del Fuoco e altri, non è possibile eliminare il lavoro su turni, per gli studenti si può intervenire, con l’obiettivo di migliorare anche il loro stato di salute” spiega il professor De Gennaro.

Le esperienze estere

La sperimentazione dell’Istituto Majorana segue quelle che sono in atto in alcune realtà del mondo anglosassone. In Gran Bretagna il progetto Teensleep coinvolge circa 100 scuole, che hanno posticipato l’ingresso a scuola alle 10 e i cui studenti vengono monitorati per verificare eventuali benefici in termini di miglior rendimento rispetto ai ragazzi che entrano a scuola regolarmente alle 8. Negli Stati Uniti, invece, esistono due scuole di pensiero: quella che ha portato a stabilire l’inizio delle lezioni alle 7.30 (in alcuni casi si ipotizza di far suonare la campanella persino alle 7.15) e quella, opposta, che opta per la cosiddetta Start School Later.

Gli studi

Secondo uno studio dell’Università del Minnesota, finanziata dal Centers for Disease Control and Prevention (CDCP) e condotta su 9 studenti delle scuole superiori tra Colorado, Wyoming e Minnesota, gli studenti che avevano posticipato l’ingresso a scuola dalle 7.30 alle 8.30 riuscivano a dormire nel 60% dei casi almeno 8 ore a notte, con benefici in termini di rendimento. Al contrario, gli altri andavano incontro a possibili problemi di depressione e ansia, oltre a maggiori difficoltà di concentrazione alla guida, nell’età tra i 16 e i 18 anni. Un’altra ricerca dei CDCP del 2011 ha evidenziato come una carenza di sonno aumenti il rischio di infortuni fisici e comportamenti violenti.

Anche gli studiosi dell’Università di Rochester, nello stato di New York, sono giunti a conclusioni analoghe, così come quelli della Oxford University, in Gran Bretagna.

I contrari

Ma non basterebbe andare a letto prima alla sera? E’ la domanda che in molti si fanno tra coloro che non hanno accolto con favore il progetto pugliese. “Premesso che in queste cose nessuno ha la verità in tasca, non è utile innescare false polemiche” spiega a Donna Moderna Silvia Godelli, già professoressa di Psicologia Clinica presso l’Università di Bari, oggi in pensione. “Io personalmente non nascondo di essere molto perplessa, per tre motivazioni: 1) si rischia di consolidare la tendenza in atto di spostare gli orari di inizio sonno sempre più in avanti, andando a letto sempre più tardi. Si tratta di un fatto sociale e culturale, ma in contrasto con le ragioni del corpo e con una dimensione biopsichica legata ai cicli della natura; 2) sperare di risolvere in questo modo le disfunzioni organizzative della nostra società, in particolare nel settore dei trasporti urbani ed extraurbani non mi sembra logico. I problemi logistici hanno bisogno di altre risposte; 3) si rischia di generare ulteriori anomalie nell’organizzazione familiare: si crea una forbice tra l’ingresso tardivo a scuola e quello al lavoro dei genitori, riducendo il tempo condiviso. Tra l’altro mi chiedo quando i ragazzi potrebbero fare i compiti: di sera? Oppure non li farebbero proprio, andando a ‘distruggere’ ulteriormente la scuola?”.

La questione educativa

A queste perplessità se ne aggiungono altre di natura educativa e didattica, sollevate ad esempio dal Dirigente del Liceo scientifico “Scacchi” di Bari, che ad aprile ospita la finale nazionale delle XVI Olimpiadi di Astronomia e che nelle rilevazioni OCSE-PISA 2012 ha superato la media conseguita da tutti i paesi europei e da tutti quelli dell’area OCSE in tutti gli ambiti di valutati (Lettura, Matematica e Scienze). “Il collega del Majorana, che pure è all’avanguardia da tanti punti di vista, secondo me in questo caso rischia di inseguire mode e desideri. Non sono convinto che le esigenze bioritmiche siano un valido motivo per posticipare l’ingresso a scuola, che invece rappresenta una sede del sapere e del disciplinamento, nel senso che si insegnano le discipline in modo ordinato e didattico. C’è poi una valenza morale – spiega a Donna Moderna Giovanni Magistrale – A scuola occorre studiare, fare i compiti, ma anche essere puntuali e dunque alzarsi presto, perché questo sarà richiesto anche nel mondo del lavoro. Pensare di consentire l’inizio ritardato delle lezioni per venire incontro alle esigenze dei ragazzi è a mio avviso una cosa insensata: temo che di questo passo si inizierebbe un processo a rincorsa, nel quale non basterà più neppure entrare alle 10″.

“Una dimostrazione? Quando non ci sono alcuni docenti e l’ingresso viene posticipato di una o due ore, ci sono comunque decine di ritardatari” aggiunge Magistrale. “Secondo me modificare l’orario rappresenta una rincorsa a insane abitudini, mentre la scuola non dovrebbe rinunciare a uno dei suoi compiti, ovvero contribuire a educare i ragazzi, con buon senso e senza estremismi, ma anche senza cedere alle mode dei tempi” conclude il Preside.

Un nuovo modello di scuola

Da un lato, dunque, la funzione educativa della scuola, dall’altro il tentativo di creare un nuovo modello didattico: “La società è cambiata e con essa i ragazzi: oggi non si va più a letto dopo il Carosello come facevo io” dice Giuliano. “La scuola di massa è nata intorno al 1850 quando i bisogni lavorativi, sociali ed educativi erano differenti, mentre la didattica è rimasta pressoché identica. Se riuscissimo a far dormire gli adolescenti alle 21 sarebbe meglio per tutti, ma non è così, che ci piaccia o no, complice anche la tecnologia con tablet e smartphone che tengono svegli i giovani fino a tardi, anche se sono a letto”.

“Il nostro progetto mira a costruire una scuola nuova e non ha eguali in nessuna parte del mondo: persino nel mondo anglosassone si sperimenta l’ingresso a scuola posticipato di mezz’ora o al massimo di un’ora, non di due. Noi analizzeremo i risultati della sperimentazione, coinvolgendo in modo attivo e partecipe gli studenti, e poi valuteremo i benefici. Se non saranno all’altezza delle aspettative, ripenseremo il progetto” conclude il professor De Gennaro.

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