Fibromialgia e depressione: malattie diverse

La fibromialgia spesso viene confusa con la depressione, con cui condivide alcuni sintomi. Ma si tratta di una malattia diversa

Facile confondere la fibromialgia con la depressione. Facile anche perché chi soffre di questa malattia (appena riconosciuta come tale dal Ministero della Salute, ma ancora in attesa di essere inserita nei Lea), si sente liquidare come paziente depresso, come raccontate nelle vostre storie che ci arrivano in redazione. Spesso infatti la fibromialgia è in “comorbidità” (cioè “si accompagna”) con altre patologie: la stessa depressione, e poi ansia, stanchezza cronica, artrire reumatoide, tumore, morbo di Parkinson. Ma quale viene prima? Cosa viene prima di cosa?

Ci si ammala prima di fibromialgia e poi di depressione, o il contrario?

«La verità è che chi ha una malattia cronica come la fibromialgia, sviluppa in genere anche depressione» spiega la dottoressa Anna Scaglione, psicologa e psicoterapeuta, referente per la regione Calabria dell’associazione CFU Italia che, insieme ad AISF, ha depositato aal Ministero della Salute la documentazione scientifica, che è stata validata. «Avere dolore in tutto il corpo, non riuscire ad andare a lavorare né occuparsi della casa e della famiglia, non essere creduti, venire marchiati come malati immaginari, alla lunga provoca uno stato di profondo malessere, che può trasformarsi in vera e propria depressione. Uno studio tra i più significativi ha confrontato 25.969 pazienti con fibromialgia con 17.142 persone affette da depressione. Il risultato è che le persone con fibromialgia hanno un rischio altissimo di cadere in depressione, rischio maggiore di quello che una persona con depressione si ammali di fibromialgia».

Depressione e fibromialgia: quanti stereotipi

Sembra ormai chiara la relazione tra alcuni fattori e la manifestazione della fibromialgia: «La malattia è scritta nei nostri geni ma a un certo punto è come se si girasse un interruttore capace di liberarne i sintomi: alcune patologie, oppure infiammazioni non curate bene, o eventi tragici come un lutto, la perdita del lavoro, la separazione, sembra scatenino la fibromialgia che, in molti casi, si porta dietro la depressione» prosegue la dottoressa. Esistono parecchi studi scientifici sulla relazione tra depressione e fibromialgia. La dottoressa Chiara Moretti, antropologa medica e ricercatrice presso la Fondazione Isal (Istituto Ricerca sul Dolore), dal 2011 segue pazienti con fibromialgia, in Italia e all’estero, con l’obiettivo di mappare la malattia e abbattere gli stereotipi legati a questa. «Tra i più diffusi, proprio il fatto che chi soffre di fibromialgia venga scambiato per depresso e, quando si tratta delle donne – 9 pazienti su 10- anche “isterica”. La relazione con la depressione esiste, ma si tratta in genere di una depressione secondaria, svilippata cioè per reazione alla malattia. Per esempio uno studio del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale (Divisione di Reumatologia presso l’Università di Firenze) rileva come il 69 per cento dei pazienti con fibromialgia presenta anche depressione, provocata dal peggioramento della qualità di vita e dall’aumento dell’affaticabilità, cioè della fatica e del dolore nello svolgere le attività di ogni giorno».

Depresse o ipocondriache?

Comunque resta difficile anche diagnosticare la depressione nelle ammalate di fibromialgia. «Dipende anche da come si intende la depressione: queste persone sono in effetti “giù di pressione”, cioè senza energie e forza, con l’umore a terra per il fatto di essere costantemente screditate dai medici» prosegue la ricercatrice. «Durante i miei anni di osservazione ho ascoltato tante persone che affermano di essere state considerate delle depresse, ipocondriache, catastrofiste o semplicemente troppo sensibili e vulnerabili, predisposte quindi a veder peggiorare i sintomi. In realtà si tratta di donne esauste per via di un dolore reale, prosciugate dal fatto di sentirsi perennemente stanche e soprattutto di non essere credute. Colpisce appunto il fatto che tutte coloro che ne soffrono raccontino la stessa cosa».

Stessi sintomi, stessa malattia?

La confusione tra depressione e fibromialgia nasce dal fatto che molti sintomi della fibromialgia sono simili a quelli della depressione: «La persona con fibromialgia condivide con chi ha la depressione sintomi quali la perdita di energie, il senso di fatica, la difficoltà a concentrarsi, la perdita di memoria, le oscillazioni di peso, la difficoltà a dormire o – al contrario – la tendenza a dormire troppo, il calo del desiderio sessuale. Ma questo non vuol dire che il fibromialgico sia depresso. Vuol dire che il paziente con fibromialgia è ad alto rischio di sviluppare una depressione di tipo reattivo, cioè per reazione alla malattia di cui soffre» spiega la psicoterapeuta. «La depressione è un disturbo mentale con caratteristiche precise, livelli di gravità diversi, tempi determinati: se l’umore subisce un calo precipitoso in un periodo compreso tra i tre e i sei mesi e la persona in questo periodo comincia a isolarsi, a rimuginare sui suoi malesseri, a sviluppare senso di colpa e inadeguatezza, ad avere solo pensieri negativi, allora può trattarsi di depressione. Che può certo convivere con la fibromialgia, ma mentre la depressione si può curare con i farmaci, la fibromialgia no, perché è una malattia cronica».

Gli errori dei medici

Nella confusione della “malattia non malattia”, in Italia ancora poco conosciuta (a differenza della maggior parte dei Paesi europei, degli Stati Uniti e del Canada), e difficile da diagnosticare, i medici hanno la loro parte di responsabilità. «In questi anni ho visto perfino alcuni reumatologi respingere la diagnosi, cioè mandare via i pazienti senza confermare l’ipotesi di fibromialgia magari fatta da colleghi prima di loro. Proprio la difficoltà della diagnosi è alla base dell’epidemiologia, cioè della raccolta dei dati sia sulla depressione che sulla fibromialgia, e quindi sulla relazione tra le due» spiega la dottoressa Moretti. E poi ci sono i medici di base. «In genere il medico di base non è preparato a riconoscere il paziente con fibromialgia» dice la dottoressa Scaglione. «In prima battuta quindi lo manda presso il servizio psichiatrico della ASL, che prescrive i farmaci antidepressivi. Ma poi cosa succede? Che il farmaco cura i sintomi depressivi, ma non la fibromialgia. Quindi alcuni sintomi migliorano: alcuni dolori in genere si attenuano grazie agli antidepressivi a basso dosaggio, ma per esempio l’incontinenza (quando c’è), il mal di testa, l’annebbiamento mentale (la “fibro fog”) non scompaiono. E così la persona con fibromialgia smette di prendere il farmaco e ricomincia le peregrinazioni mediche, alla ricerca di possibili soluzioni».

Soluzioni definitive e risolutive non ci sono perché la malattia non si cura. Si possono alleviarne i sintomi con l’attività fisica, l’alimentazione, le terapie complementari, l’atteggiamento mentale. C’è di buono, almeno, che si tratta sì di una patologia cronica, ma non degenerativa: tutto sta nel capire come tenerla a bada. Non esiste una ricetta standard valida per tutti: ognuno trova le sue strategie. È anche per questo che è così difficile conviverci.

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