Arrivano le lauree in moda e fashion

Tra master e nuovi corsi di laurea si punta su digitale e moda

«Vecchia» laurea in Giurisprudenza,
addio. Oggi le università cambiano e offrono sempre più possibilità di
specializzazione, aprendo a settori apparentemente molto distanti come la moda.
Proprio il mondo Fashion diventa infatti protagonista di un
crescente numero di corsi di laurea, post-laurea e master. Ecco, ad esempio, la
specializzazione in Diritto dei contratti della moda o in Diritto
della proprietà industriale e intellettuale
, o ancora il corso di Alta
formazione (più corto ma intensivo rispetto a un Master), in Fashion Law,
che si avvale degli esperti della Camera nazionale della Moda e di avvocati che
operano nel mondo delle maison. E se anche alla Luiss di Roma c’è un
master sugli aspetti legali delle imprese di moda (tutto in inglese), in tutta
Italia sono molti i percorsi di formazione per diventare esperti di design,
comunicazione, brand, anche nel mondo social e digital.

La specializzazione all’interno di Giurisprudenza

Il mondo della moda non è solo fatto di passarelle, ma anche di economia e leggi: attorno e all’interno di questo settore ruotano figure professionali nuove, di cui c’è sempre più bisogno, soprattutto nell’era 4.0 dove i social media sono diventati fondamentali per la comunicazione dei brand. Ecco, allora, che anche il mondo accademico si adegua, creando corsi di laurea, master e corsi di alta specializzazione post-laurea sul mondo fashion. È in questo contesto che è nato, ad esempio, il curriculum dell’università dell’Insubria, che prevede 5 esami all’interno del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza: «Permette di avere un titolo che consente, dopo 5 anni, di scegliere se fare l’avvocato, il notaio, il magistrato oppure di specializzarsi nell’ambito proprio della moda che è la terza voce del PIL nelle esportazioni del nostro Paese e che ha nel Made in Italy una delle sue eccellenze» spiega Barbara Pozzo, professore ordinario di Diritto privato comparato e direttore del Didec, Dipartimento di Diritto Economia e culture dell’Università dell’Insubria. «Per esempio, l’esame in Diritto industriale e della proprietà intellettuale dà una formazione nella tutela della creatività dello stilista, sia nei confronti di altri concorrenti sia dei falsi, i marchi fake. Un altro esame si occupa invece dei contratti che riguardano tutti i rapporti tra lo stilista e chi gestisce la filiera della moda, fino alla distribuzione. Gli altri esami riguardano il marketing della moda e del brand, ossia il marchio di lusso, mentre un altro ancora riguarda la cosiddetta Sustainable fashion, la moda sostenibile che piace così tanto ai Millennials e alla generazione Z».

La pubblicità e le regole da rispettare

«La moda punta molto da tempo alla sostenibilità ambientale, ma non tutti sanno che un claim pubblicitario va sottoposto a vaglio critico, per dimostrare la veridicità del messaggio green, le qualità verdi che vengono decantate. È necessario, dunque, conoscere anche questi aspetti. A ciò si aggiunga l’importanza della conoscenza delle leggi in tema doganale, perché la moda ormai è globale» spiega Barbara Pozzo. «Un discorso a parte è riservato alla pubblicità sul web, per esempio da parte degli influencer: è un aspetto enfatizzato soprattutto durante il lockdown per Covid, perché molta parte del mercato si è spostata online. Occorre conoscere cosa si può o non si può fare per pubblicizzare un marchio. Tutto passa al vaglio dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria che, tra i vari aspetti, presta anche molta attenzione alla figura femminile negli spot» chiarisce Barbara Pozzo, che è anche titolare della cattedra Unesco su Uguaglianza di genere e diritti delle donne.

Corsi e master

Di Fashion Law si occupa anche il corso di Alta Formazione attivato dall’Università Cattolica di Milano. Solo 20 posti a disposizione, vede tra i docenti ad esempio l’avvocato Ida Palombella, partner di Deloitte Legal e legale interno alla maison Valentino. « Nel corso trattiamo i principali filoni di attività della Camera Nazionale della Moda Italiana con cui collaboriamo e che da tempo lavora per tutto il comparto moda anche per sviluppare le competenze necessarie in ambito legale che possano supportare al meglio l’azione di mercato delle imprese del fashion, sia per quanto riguarda i grandi brand internazionali, sia con riferimento ai designer emergenti. Quest’anno il corso vedrà anche la partecipazione di vari esponenti del mondo della moda che porteranno una testimonianza diretta dall’interno delle aziende per dare un taglio ancora più concreto e vicino alle reali questioni che i legali esperti di fashion law affrontano ogni giorno» spiega Palombella.  Scopo del corso intensivo (10 giornate di lezione in tutto e un evento, per un totale di 35 ore) è fornire una formazione sulla proprietà intellettuale dei marchi di moda.

A dimostrazione dell’importanza di una formazione giuridica per chi lavora nel mondo della moda c’è anche il Master di II livello in Fashion Law della LUISS Guido Carli a Roma che si occupa delle diverse fasi di vita dei prodotti del settore. «Si tratta dei problemi giuridici connessi con il mondo della moda (italiana, europea e internazionale), dalla tutela del copyright al mondo delle sfilate (per esempio, ci sono codici di condotta che riguardano le modelle, la loro età, il peso, la location, ecc.). Poi c’è anche la distribuzione (come gestire i corner nei grandi magazzini o la vendita al dettaglio). Accanto ai problemi tradizionali è emersa, durante la pandemia, l’importanza dell’e-commerce. Infine, formiamo professionisti esperti in pubblicità e strategie di comunicazione, che conoscano anche gli aspetti legati alle controversie e alla tassazione, senza dimenticare l’attenzione al consumatore» spiega il direttore del master, Angela Del Vecchio, Professore di Diritto internazionale e di Diritto dell’Unione Europea, Luiss Guido Carli.

Una particolarità è che il master, che ha come partner Bulgari, Ferragamo, Bottega Veneta e Pomellato, è tutto in lingua inglese: «La nostra formazione non deve essere limitata al mercato italiano. D’altra parte chi viene in Italia lo fa per l’arte, il food e la moda: apriamo quindi anche agli studenti stranieri» aggiunge Del Vecchio.

Le lauree in moda

Oltre a master e specializzazioni, ci si può anche laureare in fashion e design. Ad esempio i corsi triennali dell’Accademia italiana Arte Moda Design, con sede a Roma e Firenze, permettono di ottenere un titolo di studio, legalmente riconosciuti dal MIUR, equivalente alla laurea. L’università IUAV di Venezia ha attivato da tempo un corso di laurea triennale in Design della moda e Arti multimediali, che l’obiettivo di formare “un designer in grado di ideare, progettare e realizzare una collezione di vestiti e accessori, utilizzando criticamente gli strumenti e i linguaggi della moda”. La didattica prevede lezioni tradizionali, laboratori, workshop, mostre, partecipazione a progetti editoriali e contest internazionali. L’ingresso è a numero chiuso (66 posti) ed è completato da un tirocinio che può essere svolto scegliendo fra le numerose aziende e istituzioni convenzionate con l’ateneo.

Al Politecnico di Milano, poi, si può seguire il corso di Design della moda di durata triennale, mentre l’Accademia Costume e Moda di Roma offre la possibilità di ottenere un Diploma Accademico di I livello in Comunicazione di Moda (Fashion Editor, Styling & Communication) per diventare Fashion Editor, Fashion Stylist, Image Coordinator, Event Manager, Communication Manager, Digital Communication Manager, Social Media Manager. Infine, il Polimoda di Firenze (Politecnico Internazionale della Moda), membro dell’Internazionale Foundation of Fashion Technology Institutes (IFFTI) ha corsi – tra gli altri – di Fashion Design Management, Business Fashion, Fashion Marketing Management, Fashion Marketing & Communication.

Lavori da donne?

Gli sbocchi professionali sono dunque molti e differenti tra loro. Ma chi segue questi percorsi formativi? «Si tratta di corsi che abilitano a tutte le professioni forensi, ma abbinano anche eventuali passioni. A seguirli sono un po’ più studentesse donne rispetto agli uomini, ma la differenza è davvero poca anche perché lavorare nella moda oggi vuol dire comprendere l’intera filiera e conoscere gli aspetti giuridici e commerciali e queste sono materie nelle quali c’è bisogno di figure di entrambi i sessi» conclude Barbara Pozzo.

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