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Giovanni Allevi e il mieloma: le nuove terapie

Il pianista e compositore Giovanni Allevi ha annunciato di essere malato di mieloma. Ma la ricerca fa continui progressi, come conferma l’esperto alla vigilia della Giornata nazionale contro le leucemie, il 21 giugno

In Italia ogni anno sono diagnosticati circa 15 nuovi casi di leucemie, 8 di mieloma multiplo e circa 4 di linfoma ogni 100.000 persone. Complessivamente sono 8.000 le persone che scoprono ogni anno di avere uno dei cosiddetti “tumori del sangue”. Tra loro anche Giovanni Allevi, pianista e compositore di fama internazionale. L’artista, 53 anni, in un post sui propri profili social ha parlato del mieloma appena diagnosticato. A inviargli messaggi di solidarietà sono stati anche altri musicisti, come Nicola Piovani e il rapper Fedez, reduce a sua volta da un intervento per un tumore al pancreas.  

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Il botta e risposta tra Giovanni Allevi e Fedez

«Non ci girerò intorno: ho scoperto di avere una neoplasia dal suono dolce: mieloma, ma non per questo meno insidiosa»: con queste parole Giovanni Allevi ha rivelato la malattia. «La mia angoscia più grande è il pensiero di recare un dolore ai miei familiari e a tutte le persone che mi seguono con affetto» ha aggiunto l’artista, a cui ha risposto Fedez: «Giovanni anche se non ci conosciamo ti faccio un grande in bocca al lupo per questo viaggio non facile, nella speranza che tutto si possa risolvere nel migliore dei modi. Spero ti arrivi questo mio/nostro grande abbraccio virtuale e ti aiuti a distrarti un po’». Il botta e risposta è terminato con un altro messaggio del pianista: «Caro Fedez, grazie infinite per il tuo affettuoso pensiero!».

Il mieloma multiplo

Secondo i dati più recenti sono quasi 8.000 i nuovi casi di mieloma diagnosticati in un anno in Italia. «Il mieloma multiplo ha una particolarità» spiega il professor Fabio Ciceri, primario di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo all’IRCCS Ospedale San Raffaele e presidente GITMO, il Gruppo Italiano per il Trapianto del Midollo Osseo, cellule staminali emopoietiche e terapia cellulare. «Nella maggior parte dei casi evolve da una condizione identificabile tramite l’elettroforesi proteica: si tratta di un banale esame del sangue che può evidenziare una proteina anomala cioè la componente monoclonale. Si tratta di una sorta di condizione pre-cancerosa, che apre una fase in cui il paziente sa di essere in a rischio di sviluppare il cancro, dunque che si arrivi alla trasformazione in un vero e proprio mieloma», spiega Ciceri.

I sintomi del mieloma

«I sintomi più classici hanno a che fare con la carenza di globuli rossi, quindi anemia, e possono consistere in stanchezza, tachicardia, sudorazione, pallore. Possono esserci dolori ossei o vere e proprie fratture patologiche che segnano l’esordio della malattia. Nei casi più gravi si può arrivare a difficoltà della funzione renale e ad alterazioni metaboliche», chiarisce Ciceri. Quanto al trattamento, oggi si avvale della combinazione di farmaci perlopiù non chemioterapici e basati su meccanismi specifici della crescita delle plasmacellule che caratterizzano il mieloma. «Nel trattamento primario si comprende anche il trapianto autologo e poi nuove terapie che stimolano l’azione del sistema immunitario o agiscono su bersagli molecolari specifici» spiegano dall’ospedale San Raffaele.

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Le leucemie e l’incidenza per età

Quando si parla di leucemie in generale, di cui il 21 giugno ricorre la giornata, va fatta una prima distinzione tra forme acute e forme croniche, ma anche tra forme linfatiche e mieloidi. Le leucemie linfatiche acute sono presenti soprattutto in età pediatrica e poi in età adulta avanzata. L’altra forma acuta, la mieloide, è invece molto rara nell’età pediatrica: cresce in modo lineare e lento, per diventare esponenziale dopo i 55/60 anni, quindi è a larghissima prevalenza nell’adulto anziano. Tra le forme croniche, anche la linfatica ha una progressione molto lenta che in genere richiede criteri di trattamento solo molto avanti nel tempo, anni dopo la diagnosi che spesso è occasionale: ci si accorge spesso dagli esami del sangue, ma può quasi essere asintomatica.

I numeri delle leucemie

In media si contano 17,5 casi di diagnosi di leucemia ogni 100.000 maschi e 10,5 ogni 100.000 femmine. Alcune forme hanno una prevalenza maschile, ma il genere non è il vero tratto distintivo della malattia, che invece a livello epidemiologico si differenzia soprattutto in base all’età. Le leucemie acute, sia linfoblastiche che mieloidi, rappresentano il 25% di tutti i tumori infantili, mentre quelle croniche sono tipiche dell’età adulta e la loro incidenza cresce all’aumentare degli anni di età.

Come cambiano i trapianti di midollo per leucemia e mieloma

I trapianti di midollo sono trattamenti estremamente delicati, perché oltre alle reazioni avverse a cui un trapianto può sempre dare luogo, nel caso del trapianto di midollo c’è una finestra temporale in cui il paziente rimane fortemente immunodepresso», spiegano ancora dal San Raffaele, che aggiungono: «In questo campo – e in particolare per il trattamento della leucemia mieloide acuta – la ricerca dell’IRCCS Ospedale San Raffaele ha portato un importante contributo, mettendo a punto nuovi protocolli di trapianto che permettono di scegliere come donatore anche un familiare compatibile solo al 50%, come il genitore per i figli e viceversa». Questo tipo di trapianto allarga il numero di persone che possono accedere alla terapia al 97% della popolazione, mentre fino a pochi anni fa un paziente con una leucemia resistente aveva una chance di trovare un donatore adatto per il trapianto non superiore al 50%. «Il successo terapeutico di questo approccio dipende dal fatto che con il trapianto di midollo il paziente non riceve dal donatore solo le cellule necessarie a produrre il sangue, compromesse dalla malattia, ma i linfociti T dal suo sistema immunitario, cellule preziosissime per sconfiggere il tumore» chiarisce una nota del San Raffaele.

Le nuove terapie con le cellule Car T

«Oggi possiamo anche contare su farmaci nuovi che si aggiungono alle terapie standard, come le cellule Car T» spiega Ciceri, che è anche autore del libro, insieme a Paola Arosio, Come combatteremo il cancro. La sfida dell’immunoterapie e delle Car T. Si basa sull’impiego dei linfociti T (cellule-chiave del sistema immunitario) e del Car (un recettore artificiale) che, combinati insieme, sono in grado di annientare le cellule malate. «Il mieloma – conferma Ciceri – è oggi finalmente un tumore curato con questo strumento terapeutico», che è disponibile in Italia presso i Centri di ematologia e oncoematologia altamente specializzati. Naturalmente non è una terapia adatta a tutti, ma può essere prescritta dagli specialisti a seconda dei casi e oggi in condizioni avanzate di malattia.

L’importanza della sequenza nelle terapie

«La vera novità rispetto al passato è che ora abbiamo imparato a combinare meglio la sequenza delle terapie: l’ordine con cui sono somministrare può fare la differenza nell’efficacia» spiega l’ematologo. «La ricerca è fondamentale e al momento conta su tre pilastri, due dei quali sono rappresentati da altrettanti network di studio: si tratta dell’AIEOP, l’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica, e della GIMEMA, il Gruppo Italiano Malattie EMatologiche dell’Adulto. Il terzo è rappresentato dall’AIL, l’Associazione Italiana Leucemie, senza i cui volontari e servizi molte terapie non si potrebbero offrire, perché sono molto onerose e impegnative anche dal punto di vista logistico per pazienti e famiglie» conclude l’esperto del San Raffaele.

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