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Il papilloma virus della Navratilova: quando può causare il cancro al seno

La tennista 69enne Martina Navratilova ha comunicato di aver iniziato la seconda battaglia contro un doppio tumore, alla gola e al seno, legato al virus Hpv. L’esperto fa chiarezza

Per Martina Navratilova non è la prima battaglia, né sui campi da tennis né fuori. L’ultima volta era stato per affrontare e vincere un tumore al seno. Adesso la ex campionessa 69enne ha annunciato di aver dover iniziare nuove cure, ancora una volta per un cancro che le è stato diagnosticato “doppio”: alla gola e al seno, nuovamente.

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Il Papilloma virus: non solo tumori nell’area genitale

A causarlo è stato l’HPV, il Papilloma virus umano, che solitamente viene ritenuto il fattore di rischio principale per il tumore al collo dell’utero. La notizia del cancro alla mammella, quindi, ha sorpreso non poche donne. Ma, come ricorda l’AIRC, “se fino a qualche anno fa la ricerca si è concentrata solo sul rapporto tra HPV e tumore della cervice uterina, sono sempre più numerose le prove che dimostrano come il papilloma virus abbia un ruolo anche in altri tipi di cancro, non solo femminili e non solo dell’area genitale“. Responsabile di circa il 20% dei 31.000 casi di tumore che ogni anno sono causati da virus, può essere tra e cause anche del tumore al seno.

Papilloma virus e tumore

“Combatterò con tutte le forze che ho”, ha fatto sapere la tennista cecoslovacca sul sito della Wta, l’associazione delle tenniste professioniste, aggiungendo: “È un doppio colpo serio, ma ancora risolvibile”. Per lei la terapia, a New York dove vive da tempo, inizierà. “Il papilloma è un virus molto diffuso, ma fortunatamente la sua presenza non è associata necessariamente a un tumore. Questo può svilupparsi, in determinati soggetti, solo in caso di persistenza dell’HPV. Per questo è importante vaccinarsi, il prima possibile. Conta poi anche lo stile di vita: ad esempio, il fumo aumenta di molto le probabilità di tumore”, spiega Carlo Antonio Liverani, già responsabile di Oncologia ginecologica preventiva alla Clinica Mangiagalli di Milano.

Papilloma virus e tumori al cavo orale e al seno

Quanto alla possibilità che possa dar luogo a un tumore al seno, Liverani chiarisce: “Il Papilloma è un virus a Dna, che può dar luogo a tumori soprattutto al collo dell’utero, alla vagina, alla vulva e nella zona perianale, che nelle donne è quella del perineo, ma colpisce anche l’ano, per questo anche gli uomini sono a rischio, specie in caso di rapporti omosessuali o bisessuali. Può causare anche tumori al cavo orale per via di rapporti orali, mentre è più raro – anche se possibile – che possa far sviluppare un tumore alla mammella. Va detto, però, che ad oggi non ci sono linee guida in merito: esistono alcune ricerche che hanno mostrato un rapporto tra il tumore al seno e la presenza del virus, che potrebbe essere in grado di trasformare l’epitelio nella mammella, ma non ci sono studi multidisciplinari, cioè che prendano in considerazione anche altri fattori di rischio come appunto il fumo o un sistema immunitario compromesso, o ancora un precedente tumore nella stessa sede”, spiega Liverani.

I sintomi del papilloma intraduttale, cioè nel seno

Quando il papilloma virus è ritenuto causa di un tumore al seno si parla di papilloma intraduttale: accade quando il virus si trova all’interno del seno e, con più frequenza, nella regione retroareolare, cioè nella zona posteriore all’areola e al capezzolo. Può essere singolo o multiplo e può, anche se raramente, dar luogo a una lesione maligna. Il sintomo principale della presenza del papilloma virus è il sanguinamento dal capezzolo. In casi sospetti, gli esami diagnostici previsti sono l’esame citologico del liquido del capezzolo, l’ecografia e la mammografia, anche prevedendo eventualmente l’iniezione del mezzo di contrasto nel capezzolo (galattografia). Nei casi più delicati o dubbi si può anche ricorrere all’agoaspirato.

Il 70-80% delle donne ha il Papilloma virus

La notizia della Navratilova ha sicuramente colpito molto i fan, che ora dovranno fare a meno delle sue telecronache per Tennis Channel in occasione degli Australian Open, che si giocheranno a breve. “Ma parlare del Papilloma virus non deve generare allarmismo: i dati ci dicono che è molto diffuso, che il 70-80% delle donne con una vita sessuale attiva ha il virus, almeno nei genotipi più diffusi che sono sette. Questo non deve spaventare, perché il virus può anche scomparire, come avviene per altri virus. Il problema può sorgere se persiste nel tempo. Ma perché possa causare lesioni cancerose occorrono anni, in media una decina”, spiega l’esperto.

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I fattori di rischio: chi è più esposto al Papilloma virus

È molto importante anche non sottovalutare altri fattori di rischio: “Solitamente il virus colpisce soggetti con un sistema immunitario più fragile, magari in un periodo in cui le difese subiscono un calo, per diversi motivi: un trauma emotivo, un forte stress lavorativo, un lutto, oppure una patologia come l’artrite reumatoide o disfunzioni alla tiroide, ma non necessariamente tutto ciò dà luogo a un tumore – spiega Liverani – L’importante è sottoporsi a controlli specifici”. Il ruolo del fumo, indicato come fattore di rischio, è tuttora oggetto di ricerche: “Fin dai primi anni duemila assistiamo a un aumento dei casi di tumore dell’orofaringe negli uomini” spiega sul sito dell’AIRC Lisa Licitra, che dirige la Struttura complessa oncologia medica 3 – Tumori testa collo all’Istituto nazionale tumori di Milano. “Il ruolo del sesso orale è piuttosto scontato, con il passaggio diretto del virus dalla sua sede genitale al cavo orale, mentre per il fumo di sigaretta restano ancora punti da chiarire. Si può pensare che il fumo aumenti lo stato di infiammazione, facilitando lo sviluppo del tumore, oppure che agisca riducendo l’efficacia del sistema immunitario nel contrastare l’infezione” spiega l’esperta.

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Gli esami per scoprire il Papilloma virus

Fino a qualche tempo fa si pensava che l’unico esame di controllo a disposizione fosse il Pap test, ma da qualche tempo le linee guida, specie in alcune regioni, sono cambiate: “In Lombardia, ad esempio, è previsto uno screening per le donne dai 30 anni in poi, che prevede il test HPV: se questo risulta negativo non occorre fare il Pap Test, perché significa che il virus non c’è. Qualora ci fosse, invece, si procede con il Pap test per vedere se ci sono lesioni precancerose. Se così fosse, allora si valuta ulteriormente con una colposcopia (un esame accurato degli organi genitali, NdR): se la lesione è lieve, può essere che si decida di attendere ed effettuare un altro controllo dopo sei mesi, oppure che si proceda con un intervento chirurgico”, spiega il ginecologo.

Donne, uomini ed età: come e quando prevenire

Ma ad essere potenzialmente a rischio non solo le donne: “Ormai sono cadute tutte le distinzioni, sia di genere che di età. Il virus può interessare sia gli uomini che le donne. Nel primo caso, soprattutto se si hanno rapporti omosessuali o bisessuali; nel secondo caso in particolare se si hanno rapporti occasionali. Va anche chiarito che il preservativo non protegge completamente, come invece accade con l’HIV: in questo caso, infatti, il virus si trasmette tramite lo sperma, mentre l’HPV tramite il contatto della pelle o delle mucose”, spiega Liverani, che aggiunge: “Naturalmente la via della prevenzione passa dalla vaccinazione, che si può fare dai 9 anni in su, sia per le bambine che per i bambini”, spiega Liverani.

La vaccinazione

“La vaccinazione è importante a tutte le età, ma prima ci si vaccina, meglio è perché ci si può proteggere prima dell’inizio dell’attività sessuale. Ma anche in età adulta il vaccino permette di evitare che il virus, che potenzialmente tutti possono incontrare, possa riattivarsi. È chiaro che in età avanzata la risposta anticorpale è minore, ma ormai è caduto il tabù secondo cui le donne in età adulta non dovrebbero vaccinarsi: se una donna divorzia e vuole rifarsi una vita, anche sessuale, è giusto e importante che possa anche proteggersi”, spiega il ginecologo.

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