Ragazze tappeto grigio

Quello che non sai sulla vaccinazione anti HPV

Pensi che il vaccino contro il Papilloma virus si possa fare solo a 12 anni? E che riesca a prevenire soltanto il tumore al collo
dell’utero? Sbagliato. Leggi qui che cosa dicono gli ultimi studi e perché gli esperti lo consigliano

Quasi tutte (nove su 10) sanno che cos’è il papilloma virus e che esiste una vaccinazione ad hoc. Ma le conoscenze iniziano a vacillare quando le domande entrano nello specifico: una su tre pensa ancora che il virus colpisca solo le donne e sei su dieci non sanno che può provocare anche i condilomi genitali, comunemente conosciuti come “creste di gallo”.

Proprio per questo è partita la campagna Il papilloma non sceglie, tu sì, che coinvolgerà i social con l’hashtag #IoScelgo e il sito www.ioscelgo.it.

«Il Papilloma comprende una famiglia molto vasta di virus, quasi 200, che si trasmettono per via sessuale, con qualsiasi tipo di rapporto, anche orale e anale» spiega Carlo Antonio Liverani, ginecologo di Humanitas San Pio X di Milano. «È un’infezione che quasi tutti contraggono nella vita ma che quasi sempre si risolve spontaneamente da sola. Oggi sappiamo che tra i virus ce ne sono circa una ventina pericolosi perché, se non vengono eliminati dall’organismo, nel giro di 7-15 anni possono causare un tumore a livello della cervice uterina, della vulva e della vagina nella donna, del pene nell’uomo, dell’ano e del cavo orale in entrambi i sessi. La vaccinazione potenzia le difese contro queste forme tumorali».

Ciononostante i dubbi e i timori sono ancora molti.

C’è un’età per la vaccinazione contro l’HPV?

«Tutte le ragazzine ricevono la lettera di invito tra i 12 e i 14 anni» dice il dottor Liverani. «È il momento di massima efficacia del vaccino perché quasi nessuna ha avuto il primo rapporto sessuale. Questo non significa che dopo quest’età la vaccinazione sia inutile. Anzi. La copertura, anche se minore, c’è anche nelle donne tra i 25 e i 45 anni, come ha provato uno studio pubblicato sul British Medical Journal. E non solo. Dati recenti infine dimostrano che dopo una conizzazione, cioè l’intervento che viene eseguito in caso di lesione pretumorale, il rischio di recidiva precipita dal 10 al 2 per cento se la donna viene sottoposta alla vaccinazione in prossimità dell’intervento».

Vale anche per i maschi?

«Sì, certo» risponde il dottor Liverani. «Il fatto che all’inizio la vaccinazione abbia avuto l’indicazione solo per le femmine ha sicuramente creato resistenze sulla necessità di vaccinare i ragazzi. Basterebbero però i dati australiani a far cambiare idea: qui, dove la copertura è elevata per entrambi i sessi, non ci sono per esempio quasi più diagnosi di condilomi, benigni, ma altamente contagiosi».

Quali sono le controindicazioni?

«Non si può effettuare nel corso della gravidanza, ma solo per precauzione» chiarisce il dottor Liverani. «I ricercatori infatti hanno seguito donne che hanno effettuato la vaccinazione senza sapere di essere incinte, e non si sono verificati casi di aborto o di parto pretermine in misura maggiore rispetto alla popolazione generale. E va evitata in caso di reazione allergica dopo la somministrazione della prima dose o dopo un’altra vaccinazione».

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È vero che può causare infertilità?

«La notizia aveva creato molti timori e circola ancora sul web: un’analisi dei dati memorizzati nei database americani aveva evidenziato che, nell’arco di sette anni dopo la vaccinazione, solo il 35% delle donne era rimasta incinta, contro il 60% di chi non aveva fatto il vaccino» dice il dottor Liverani. «Per questo sono stati effettuati ulteriori studi, dai quali non è emerso alcun collegamento. Uno in particolare ha coinvolto donne danesi e svedesi che sono state seguite per 12 anni dopo il vaccino: in nessun caso sono stati rilevati problemi di infertilità».

Quante dosi sono? E dopo quanto si fa il richiamo?

«Sono previste due dosi fino ai 15 anni a distanza di 6 mesi l’una dall’altra, tre dosi se ci si vaccina dopo i 15 anni: una subito, l’altra dopo due mesi e l’ultima dopo sei mesi dalla prima, per iniezione intramuscolo» dice il dottor Liverani. «Gli studi garantiscono un’ottima copertura fino a oltre 10 anni e altri sono in corso per capire se nel tempo resta l’immunità. Ma i primi risultati non indicano la necessità di un richiamo. Quello che cambia è la composizione del vaccino. Attualmente ce ne sono tre: bivalente, quadrivalente e nonavalente. In comune hanno la copertura dai virus 16 e i 18, i primi che sono stati identificati come oncogeni. Il quadrivalente ha in più la copertura contro i virus che possono scatenare i condilomi. Il nonavalente, ultimo arrivato, oltre a questi quattro, protegge da altri tipi di HPV che sono stati identificati come oncogeni. Nell’ambito del programma vaccinale gratuito, le regioni si stanno gradualmente uniformando e stanno inserendo il terzo con maggiore copertura. Nel caso della vaccinazione eseguita privatamente, si usa la nonavalente».

La vaccinazione anti HPV è sempre gratuita?

«È a carico del Servizio sanitario nazionale per gli adolescenti nel corso del dodicesimo anno» spiega il dottor Liverani. «È sempre meglio però dare un’occhiata alla sezione salute del sito della propria Regione, perché le fasce si stanno ampliando. In molte, per esempio, come in Veneto e in Emilia Romagna, è gratuita fino a 25 anni. Mentre, per ora solo in Lombardia, in Veneto, in Molise in Sicilia e in alcune province sarde, viene offerta gratuitamente alle under 45 che fanno la vaccinazione dopo la conizzazione. In tutti gli altri casi è a pagamento e le tre dosi costano circa 500 euro in totale. ll vaccino è in vendita anche in farmacia e va portato al proprio medico per l’iniezione, ma consiglio sempre di rivolgersi a un Centro vaccinale per evitare il pericolo di danni al principio attivo provocati durante il trasporto, oppure per la conservazione nel frigorifero casalingo».

I TEST PREVENTIVI UTILI PER TUTTI

I controlli servono sempre, e, a maggior ragione, per chi non ha fatto la vaccinazione. Oggi oltre al Pap test c’è l’HPV test. Entrambi sono utili per identificare precocemente le donne a rischio di sviluppare un tumore. Il primo scopre se ci sono già cellule alterate, il secondo la presenza del virus. Il Pap test è a carico del servizio sanitario ogni tre anni fino ai 30 anni. Dopo quest’eta si fa l’HPV test (gratuito ogni cinque anni) e, in caso di positività, viene richiesto anche il Pap test.

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