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Orbiting, la vendetta social degli ex

L'orbiting è un fenomeno sempre più diffuso e non solo tra gli adolescenti: capita quando il partner scompare, ma continua a controllare l'ex con like e commenti sui social. Per ora non è un reato ma può confinare col cyberbullismo

Si chiama orbiting, traducibile con un’espressione come “restare nell’orbita di qualcuno”, “esserci e non esserci allo stesso tempo”. Tutto inizia quando un (a) ex diventa tale, insomma si rompe la relazione, ma lui (o lei) di fatto non esce di scena del tutto. Si tratta di un fenomeno sempre più diffuso, complice l’aumento dell’esposizione sui social network.

Orbiting e stalking

Se tra gli adolescenti e i giovanissimi esiste un vero e proprio allarme, la tendenza è diffusa anche tra gli adulti. Qualcuno lo assimila allo stalking, ma non sono la stessa cosa: «Nella mia esperienza posso confermare che in effetti è un fenomeno che esiste ed è piuttosto diffuso, non sempre però è un reato. A volte si tratta di like e post fastidiosi perché ricorrenti, ma che non possono essere qualificati come stalking o molesti» chiarisce l’avvocato Marisa Marraffino, specializzata nel diritto informatico, che comunque avverte: «Può diventare reato in alcuni casi specifici».

Cos’è l’orbiting

La prima a coniarne una definizione è stata la blogger Anna Iovine, nel 2018, quando il termine orbiting è persino entrato nella lista dei possibili neologismi del dizionario Oxford. «Più descrivevo il comportamento di Tyler agli amici, più mi rendevo conto di quanto fosse comune questo genere di cose. L’ho soprannominato orbiting durante una conversazione con una collega, mentre descriveva poeticamente questo fenomeno, come un ex pretendente che ti tiene nella sua orbita – abbastanza vicino da vedersi; abbastanza lontano da non parlare mai». Così, appunto, ne parlava Anna Iovine.
Adesso il tema torna d’attualità, di fronte ai dati emersi da un sondaggio.

Orbiting sui social come il cyberbullismo

A indicare l’orbiting come un fenomeno in crescita è l’Osservatorio “Bullismo e Cyberbullismo” di Skuola.net e Citroën italia. Il termine, che deriva dall’inglese to orbit (cioè “orbitare”) avviene tutte le volte in cui lei o lui continua a seguire l’ex non facendo nulla per nascondersi, al contrario cercando il modo di far sapere che c’è ancora, con commenti, like o altre interazioni sul profilo o l’account di quello che era il suo o la sua partner.
Spesso la presenza è tale da rendere l’idea del controllo, come se volesse far sapere che lui o lei è ancora presente, anche se non vanta più alcun “diritto” sull’ex.

L’orbiting ha come vittime soprattutto le ragazze

Un comportamento che quantomeno mette a disagio chi lo subisce. «Pur essendo un comportamento codificato solo di recente, ne è già stata vittima il 35% dei giovani coinvolti nella ricerca. Provocando conseguenze da tenere sotto osservazione, in particolare turbamento (in quasi 3 casi su 10), rabbia (per 1 su 4) e tristezza (per 1 su 5). Meno della metà (42%) sostiene invece di non esserne stata in alcun modo “toccata“» spiegano dall’Osservatorio sottolineando come siano più colpite le ragazze. Eppure il fenomeno riguarda anche gli adulti.

L’orbiting tra adulti: la voglia di controllare l’ex

«Anche a me sono capitati diversi casi di adulti alle prese con l’orbiting» spiega la psicologa e psicoterapeuta Barbara Volpi, autrice del libro Genitori digitali e Docenti digitali. «Spesso, purtroppo, porta a una regressione a stati adolescenziali. Tutto inizia per una distrazione, per un senso di curiosità tipico dell’essere umano. Ma se questo accade in una condizione di fragilità emotiva (e in pandemia questo è successo), si può scivolare in un processo di controllo sull’altro che spazia dall’amicizia alle relazioni interpersonali in senso più ampio fino alle relazioni amorose» prosegue l’esperta. «Nel web possiamo seguire tutti, non c’è privacy proprio per il desiderio di mostrare, di condividere e di ricercare consensi» analizza Volpi. Ma questo può diventare pericoloso.

Come fermare la smania di controllare l’ex o l’orbiting altrui

«Gli adolescenti bloccano il contatto, ma continuano a sbirciare Instagram sotto falsi profili, abbandonano gruppi Whatsapp per poi rientrare quando le acque sono più calme. Gli adulti dovrebbero dare il buon esempio in un altro senso, cioè cercare sempre il contatto e il confronto diretto con l’altro, puntando a far sì che il controllo ceda il passo alla comunicazione vis a vis, al contatto diretto, all’incontro di sguardi che eliminano ogni curiosità – spiega la psicoterapeuta – Se ci si rende conto di essere vulnerabili come gli adolescenti tanto da voler ossessivamente osservare l’altro, allora bisognerebbe interrogarsi sui motivi per cui si agisce così: molto spesso alla base c’è l’insoddisfazione per la propria vita o le proprie scelte». Ma se questo non bastasse e i messaggi diventassero molesti?

Orbiting e stalking: che differenza c’è?

Quando il controllo dell’altro diventa eccessivo, però, potrebbe sfociare nello stalking? «L’orbiting in sé non è un reato, anche se post o like fastidiosi e ricorrenti possono diventarlo se costringono la persona a cambiare le proprie abitudini di vita, se sono contatti ripetuti, frequenti e perciò molto invasivi» chiarisce l’avvocato Marisa Marraffino.
«Alcuni ragazzi mi raccontano anche di video su TikTok che nel gergo giovanile vengono chiamati ‘frecciatine’ o ‘video frecciatine’ in cui si fanno riferimenti agli ex o a nuovi compagni/e degli/lle ex. A volte purtroppo i video o i commenti diventano offensivi, allora si hanno casi di diffamazioni aggravate, oppure l’ex crea un falso profilo o tanti falsi profili prendendo di mira la vittima. In questo caso si potrà avere anche il reato di sostituzione di persona» spiega l’esperta.

Se l’orbiting diventa violenza reale

Il pericolo nasce soprattutto quando una vittima finisce nel mirino: «Come nel cyberbullismo, i fatti diventano più pericolosi quando si formano gruppi contro una vittima presa di mira. Il gruppo crea forza e il rischio è di trasferire questa violenza verbale, all’inizio digitale, anche nel mondo reale» sottolinea l’avvocato, riferendosi soprattutto al mondo adolescenziale.
Il problema, dunque, può diventare più serio tra i ragazzi, specie se unito al senso del gruppo, «alla erotizzazione precoce che fa sì che l’orbiting riguardi anche 12/13enni» e al desiderio di “vendetta”. Ma non risparmia neppure gli adulti, dove pure è presente il desiderio di mettere in atto comportamenti «vendicativi e molestie rivolte a chi ha tradito e che quindi, nell’ottica di chi agisce, deve essere punito» come spiega Marraffino, che conclude: «Al momento non sono a conoscenza di processi specifici sull’orbiting, ma ritengo si tratti di una declinazione del cyberbullismo motivata da ragioni sentimentali».

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