Ambulatori e prevenzione per le donne con disabilità

Per le donne con difficoltà motorie sottoporsi agli esami di prevenzione è quasi impossibile. Ma per fortuna stanno nascendo servizi di ginecologia all’avanguardia. Accessibili e inclusivi

Mani che stringono due piccole palle e la scritta: «Non mi resta che toccarmi!». Recita così il post su Instagram di Valentina Tomirotti, giornalista e blogger a rotelle, come si definisce, in carrozzina per una malattia genetica, la distrofia diastrofica. La prevenzione dei tumori femminili per le donne con una disabilità motoria è affidata al caso, alla fortuna. «Ma quali screening?» esordisce lei. «Gli apparecchi per la mammografia sono pensati per chi sta in piedi. Riuscire a fare il Pap test e la visita ginecologica è un’impresa perché i lettini non sono regolabili in altezza, le staffe per sostenere le gambe sono fisse e per chi, come me, è alta meno di 1 metro e 55 è una specie di tortura».

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Gli ambulatori non sono pensati per le donne con disabilità

Nonostante le donne con vari tipi di disabilita in Italia siano circa due milioni, gli ambulatori di ginecologia e ostetricia non sono pensati per accoglierle. E non è solo un problema di barriere architettoniche, ma di vere e proprie barriere culturali. «Tutto nasce dallo stereotipo della donna con disabilità asessuata, che non si considera nemmeno possa avere una vita sessuale o diventare madre. E quindi non serve che vada dal ginecologo» racconta la giurista Sara Carnovali, autrice del libro Il corpo delle donne con disabilità (Aracne editrice). «È proprio da questo pregiudizio che derivano una serie di conseguenze a cascata come l’inaccessibilità dei servizi di ginecologia e ostetricia. Che, secondo un’indagine del Gruppo donne Uildm, Unione italiana lotta distrofia muscolare, nella maggior parte dei casi sono sprovvisti persino di due semplici ma fondamentali attrezzature: un lettino ginecologico elettrico e un sollevatore».

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Prevenzione e contraccezione

Lo sanno bene all’ambulatorio ginecologico Il Fior di Loto di Torino, uno dei pochi totalmente accessibili anche per le donne con disabilità motoria, sensoriale e intellettiva (gli altri li trovi nel box a destra). E realmente inclusivo perché collocato nel contesto dei consultori familiari dell’Asl Città di Torino. «Grazie a lettino e sollevatore è possibile fare agevolmente visita e Pap test» spiega la dottoressa Cristina Biglia, ginecologa del Fior di Loto. «E per le donne con una disabilità motoria sottoporsi a regolari screening è ancora più importante perché sono più esposte al rischio di sviluppare tumori femminili, per più di una ragione. Innanzitutto per via della sedentarietà, poi perché spesso non hanno la percezione del dolore e hanno difficoltà a farsi l’autopalpazione. Ma da noi non vengono solo per i controlli, moltissime hanno bisogno di consulenza per la contraccezione».

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I bisogni delle donne in carrozzina

Un ambulatorio accessibile a tutti gli effetti permettealle donne in sedia a rotelle di andare dal ginecologoda sole. «Io sono autonoma, guido l’auto e voglio poter avere la mia privacy durante la visita» conferma Valentina Tomirotti. «Perché devo essere costretta a farmi accompagnare?». E per rispondere pienamente a tutte le esigenze delle donne con disabilità al Fior di Loto si garantiscono visite più lunghe. «Una donna in carrozzina ha bisogno di più tempo per spogliarsi e per essere spostata sul lettino» spiega Giada Morandi, educatrice e coordinatrice del Progetto Il Fior di Loto, che include anche un servizio antiviolenza. «Ma anche per informarsi e parlare degli aspetti emotivi della sua sessualità».

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Centri antiviolenza e case rifugio

Nello spazio protetto e riservato del colloquio con la specialista le donne con disabilità arrivano a raccontare le loro esperienze, persino le più drammatiche, come i casi di violenza sessuale a cui, dicono i dati, sono esposte da due a cinque volte più delle altre. Anche quando vogliono sporgere denuncia incontrano più difficoltà, perché nemmeno i centri antiviolenza e le case rifugio sono accessibili. In questo caso alle barriere architettoniche si aggiungono quelle comunicative: «Per le donne sorde, per esempio,è impossibile comunicare via telefono» aggiunge Martina Gerosa, urbanista, disability e accessibility manager. «E persino i servizi esistenti non vengono adeguatamente divulgati. Poche sanno, per esempio, che il 1522.eu , il numero antiviolenza, si può contattare anche via chat. Un’informazione utile per tutte».

Ma chi non ha nelle vicinanze un servizio di ginecologia accessibile come se la cava? «Non ci resta che rivolgerci agli ambulatori privati, magari convenzionati, più facilmente dotati di lettini e macchinari accessibili» spiega Adriana Grotto, presidente Uildm di Arezzo. «E, soprattutto, che spesso usano i mammografi di ultima generazione, adatti anche per le donne con disabilità motoria».

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La mappa degli ambulatori

TORINO Ambulatorio Il Fior di Loto, ilfiordiloto.org, tel. 01128005, 3519910585

● Percorso rosa, ambulatorio di ginecologia pediatrica anche per ragazzine con disabilità fino a 14 anni, tel.01170953607 ● Ambulatorio di ginecologia e ostetricia, Ospedale Sant’Anna, tel. 0113134392

FIRENZE Percorso rosa Point Ospedale Careggi, aou-careggi.toscana.it, tel. 0557948327

ROMA Consultorio familiare diocesano, consultorio quadraro.it, tel. 0676906620

NAPOLI Consultorio familiare, Presidio S.S. Annunziata, asl napoli1centro.it, tel.0812542598 ● Consultorio Aied, aiednapoli. it offrirà visite gratuite a donne con disabilità, tel. 0815782142

PALERMO Ambulatorio di ginecologia al Policlinico Giannaccone, cup.policlinicogiaccone.it

GLI OSPEDALI CON PERCORSI PERSONALIZZATI

Nato al San Paolo di Milano per l’assistenza sanitaria delle persone con gravi disabilità, il Progetto Dama ora è esteso ad altri centri (info su www.progettodama.it). «Negli ospedali in cui è operativo è possibile organizzare prestazioni specialistiche ed esami, comprese le visite ginecologiche» spiega Filippo Ghelma, dirigente medico responsabile del servizio Dama del San Paolo. «Se si tratta di donne con disabilità intellettiva, si studia un percorso sostenibile che tenga conto anche delle loro capacità di collaborazione».

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