I 50enni sono più a rischio di Long Covid

Gli strascichi delle malattia possono durare 2-3 mesi oltre la guarigione e richiedono terapie riabilitative. Il Long Covid non riguarda solo chi si è ammalato gravemente e colpisce di più i 50enni

«L’età media dei pazienti colpiti da Long Covid è 50 anni, quindi pazienti in età lavorativa. Questo implica un’analisi attenta anche per i risvolti che avrà nella medicina del lavoro». A spiegarlo, di recente, è stato il professor Francesco Landi, responsabile del Day Hospital post-Covid del Policlinico Gemelli di Roma, che da circa un anno si occupa di monitorare i pazienti guariti dalla malattia causata dal virus Sars-Cov2. In un anno sono 1.400 le persone che si sono rivolte al centro specializzato, che in Italia affianca quella del San Gerardo di Monza.

Gli strascichi del Covid dopo la guarigione

Secondo uno studio, pubblicato nei mesi scorsi da Jama Journal, 8 persone su 10 che hanno contratto il Covid ne portano i segni per mesi. A confermare le dimensioni del problema sono le stime secondo cui sono 2 milioni e mezzo gli ex pazienti Covid che hanno strascichi per 10/12 settimane, o più, dopo la guarigione ufficiale.

Come si manifesta il Long Covid

Alla perdita di gusto e olfatto, che caratterizza l’infezione, si aggiungono per settimane e mesi il senso di spossatezza costante, la difficoltà estrema a concentrarsi per più di 15/20 minuti sia che si tratti di lavorare al computer, sia nella lettura di un libro, ma anche dolori muscolari e articolari apparentemente immotivati, difficoltà a deambulare, e poi dermatiti e perdita dei capelli che spesso si uniscono al respiro corto, anche a riposo. Ci sono poi segnali che mostrano difficoltà psicologiche, come ansia e insonnia, e a volte anche depressione, come nei pazienti che soffrono di stress postraumatico.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha appena annunciato lo stanziamento di fondi per 50 milioni per offrire cure gratuite a chi soffre di Long Covid, per permette un ritorno alla normalità, anche lavorativa: «Rispondono a un bisogno sempre crescente, vista la grande diffusione della epidemia di Covid in Italia» spiega il professor Paolo Bonfanti, direttore delle Malattie Infettive dell’ospedale San Gerardo di Monza, dove coordina il servizio di cure Long Covid. Ecco come funzionano le cure, dove sono e come rivolgersi ai centri specializzati.

Come riconoscere i sintomi

Un documento dell’Oms, l’organizzazione Mondiale della Sanità, parla di “sintomi sovrapposti”, tra cui «dolore toracico e muscolare generalizzato, affaticamento, mancanza di respiro e disfunzione cognitiva, infiammazione persistente, trombosi, mal di testa, depressione, febbre ricorrente, perdita dell’olfatto». Secondo il direttore dell’Oms Europa, Hans Kluge, «Oggi facciamo luce sul fatto che, in alcuni pazienti, la disabilità che segue l’infezione si protrae per mesi con gravi conseguenze sociali, economiche, di salute e sul lavoro. Il peso è reale e importante».

Sintomi che durano 2-3 mesi

«Tutti i sintomi elencati possono essere effettivamente presenti nel quadro clinico che oggi viene definito Long Covid. Ovviamente non tutti sono presenti contemporaneamente e alcuni di essi tendono ad essere prevalenti in alcuni pazienti. In linea generale possiamo dire che in alcuni pazienti prevalgono postumi di tipo respiratorio, in altri di tipo neurologico (deficit di tipo neurocognitivo) e in altri di tipo psicologico. Perché si parli di Long Covid devono essere presenti almeno due-tre mesi dopo la guarigione dall’infezione» spiega Bonfanti.

Il Long Covid riguarda anche chi non si è ammalato gravemente

È proprio l’esperto a confermare che i postumi della malattia possono verificarsi anche senza che la persona sia stata ospedalizzata: «Anche i pazienti che non sono stati ospedalizzati possono presentare questi sintomi. Bisogna tenere presente che, come molti aspetti legati a Covid, ancora stiamo studiando e approfondendo l’argomento e quindi l’esatta prevalenza della sindrome in relazione alla gravità di presentazione della malattia».

La riabilitazione dopo il Covid

Se si è in presenza di questi sintomi, a chi bisogna rivolgersi? «Anzitutto al proprio medico di medicina generale. Poi in alcuni ospedali sono attivi ambulatori dedicati alla gestione dei malati affetti da Long Covid, come l’ASST di Monza – spiega Bonfanti – Il tempo di guarigione o di miglioramento (in alcuni pazienti i postumi sono permanenti) sono in relazione al quadro clinico diagnosticato». Quanto alle terapie «dipende da qual è il problema prevalente rilevato. In alcuni casi è necessaria una valutazione specialistica (pneumologo, neurologo, ecc.) ed eventualmente un percorso di tipo riabilitativo» aggiunge l’esperto.

«Per alcuni pazienti – prosegue Bonfanti – i postumi creano disabilità che impediscono la ripresa dell’attività lavorativa o interferiscono con le comuni attività della vita quotidiana». Gli interventi, quindi, possono prevedere anche percorsi di rieducazione posturale e respiratoria, cicli di terapie psicologiche o fisiche, ma c’è anche il rischio di ricadute e riacutizzazioni, che richiedono follow up, quindi controlli continui nel tempo.

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Bisogna rivolgersi a più specialisti

Le terapie di cura per chi soffre di Long Covid sono di tipo integrato, ossia prevedono il coinvolgimento di equipe mediche di specialisti: si va dal cardiologo, allo pneumologo, all’infettivologo, senza dimenticare ematologo, geriatra e psicologo, che lavorano in team per capire quale sia la forma in cui si manifestano i postumi del Covid e quindi stabiliscono un percorso di riabilitazione.

50enni più a rischio di Long Covid

Le recenti ricerche sembrano mostrare un nesso con una predisposizione genetica a sviluppare forme più gravi di Covid e quindi anche di Long Covid. L’età media dei pazienti è intorno ai 50 anni. Quanto alle differenze di genere, il prof. Bonfanti chiarisce: «Dai dati a nostra disposizione il Long Covid colpisce in equale misura uomini e donne, tenendo però presente che le forme più gravi, quelle che necessitano di ospedalizzazione, interessano maggiormente i soggetti di sesso maschile (60% maschi 40% donne)».

Quali sono i centri specializzati

In Italia esistono alcuni centri specializzati, come Day Hospital post-Covid del Policlino Gemelli di Roma, oppure la struttura all’interno dell’ospedale San Gerardo di Monza, dove però spesso ci sono liste d’attesa. Nel nosocomio lombardo, ad esempio, sono circa un centinaio i pazienti in attesa di essere presi in carico e più di 300 quelli già seguiti presso il centro. Un altro esempio è l’ambulatorio integrato post Covid (AIPC) di medicina interna, generale e di emergenza, presso gli ambulatori del Gruppo INI Città Bianca di Veroli (Frosinone). Anche presso l’ex ospedale di Genzano, a Roma, da qualche settimana esiste un centro specializzato.

Le modalità di accesso dipendono alla Sanità regionale: «Regione Lombardia ha adottato una via preferenziale per questa complicanza creando un codice di esenzione apposito. In altre Regioni non è così. I centri specializzati per la gestione del Long Covid non sono ancora numerosi, ma stanno aumentando con il crescere delle conoscenze su questa preoccupante complicanza» spiega il direttore di Malattie Infettive del San Gerardo a Monza.

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