Come si riconosce uno stupratore su Tinder?

Un'inchiesta di Buzzfeed e Columbia Journalism Investigations ha rivelato che le più popolari app di incontri non filtrano gli utenti sulla base dei loro precedenti penali, rendendo così possibile l'iscrizione anche a chi si è macchiato di reati sessuali

Solitamente, le donne sulle app di incontri si preoccupano di incontrare uomini noiosi o inaffidabili, ma una recente inchiesta potrebbe aggiungere un elemento non di poco conto quando si considera un appuntamento con uno sconosciuto. Buzzfeed e Columbia Journalism Investigations hanno infatti pubblicato un lungo report che rileva come alcune fra le più popolari dating app – come TinderOkCupid, PlentyOfFish e Hinge, di proprietà del Match Group – non applicano nessun tipo di filtro ai propri utenti sulla base dei precedenti penali, permettendo così l’iscrizione anche a coloro che si sono macchiati di reati, anche sessuali.

Non esiste, insomma, nessun tipo di policy che protegga gli iscritti da chi potrebbe utilizzare l’app al fine di adescare le proprie vittime, come è successo recentemente su TikTok, dove proprio in Italia è stato individuato e denunciato un presunto pedofilo. L’unica a mettere un filtro è Match, che passa al setaccio gli utenti – ma solo quelli a pagamento – confrontandoli con i registri dei predatori sessuali della polizia, ma le altre app hanno un approccio piuttosto leggero alla materia.

D’altra parte, nella nota informativa di Tinder, quella che si legge e si accetta al momento dell’iscrizione, si legge: «Sei il solo responsabile delle tue interazioni con altri utenti. Tinder non conduce controlli dei precedenti penali sui propri utenti e non indaga a fondo sul loro background. Tinder non rilascia dichiarazioni o garanzie sulla condotta dei propri utenti».

Non esiste un obbligo legale allo screening della condotta degli utenti

È vero che in America, così come in Italia, esiste un vuoto legislativo: le app di incontri non hanno l’obbligo legale di condurre controlli di background, quindi generalmente non lo fanno. Anzi, negli Stati Uniti, il Communications Decency Act del 1996 «protegge i siti Web dall’essere ritenuti responsabili per il ciò che i loro utenti scrivono o fanno sulle loro piattaforme», un cavillo che secondo i giornalisti di Buzzfeed consente alle aziende di aggirare le responsabilità di un eventuale screening dei reati, anche in situazioni in cui un utente segnala violenze sessuali. «Ci sono sicuramente dei predatori sessuali sulle nostre piattaforme gratuite», ha detto un portavoce del Match Group ai reporter, sostenendo che le app – così come sono impostate oggi – raccolgono troppe poche informazioni per profilare in modo così approfondito l’utente.

Sicurezza e privacy: la sfida del futuro digitale

Via via che app e piattaforme digitali diventano parte sempre più integranti della nostra vita, compresa quella sentimentale, sarà necessaria una scrematura degli utenti per rendere sicuri questi luoghi di appuntamenti virtuali. Come già nel caso della diffusione di materiale pedopornografico, le grandi aziende del tech devono assumersi le proprie responsabilità e lavorare al miglioramento dei filtri di sicurezza dei loro prodotti digitali. Il Match Group ha fatto sapere, con una nota ufficiale, che l’azienda «utilizza una rete di strumenti, sistemi e processi leader del settore e spende milioni di dollari all’anno per prevenire, monitorare e rimuovere i cattivi attori – compresi i predatori sessuali registrati – dalle nostre app», impegnandosi a migliorare i sistemi di controllo e rimozione degli utenti problematici.

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