Tumore al pancreas, due possibili campanelli d’allarme

Uno studio inglese mostra come un forte dimagrimento e la glicemia aumentata possono essere sintomi di un aumentato rischio per il tumore al pancreas, uno dei più subdoli da diagnosticare

Il tumore al pancreas è uno dei tumori più subdoli, di più difficile diagnosi perché spesso i sintomi sono aspecifici e difficili da riconoscere, sia per il paziente che per i medici, se non quando ormai è tardi e la malattia è in stato avanzato. Ma uno studio condotto nel Regno Unito potrebbe aiutare proprio a riconoscere alcuni campanelli d’allarme che consentirebbero di individuare la malattia in uno stadio precocissimo o di monitorare possibili casi a rischio prima di un’evoluzione sfavorevole.

I possibili sintomi del tumore al pancreas in un nuovo studio

Si tratta di una ricerca pubblicata su PLOS ONE e condotta da due team di esperti delle Università del Surrey e di Oxford, che hanno analizzato due possibili sintomi precoci: la perdita di peso corporeo e l’aumento della glicemia in pazienti non diabetici, fin da due o tre anni prima della diagnosi.

Lo studio sui possibili sintomi precoci del tumore al pancreas

I ricercatori hanno esaminato un numero consistente di pazienti, oltre 8.700, seguendoli per un arco di tempo piuttosto lungo, analizzando in particolare alcuni possibili segnali della malattia: il calo di BMI, il Body Mass Index, l’indice di massa corporea, quindi il peso corporeo, e la glicemia. «Sicuramente il campione preso in esame è molto elevato, perché si tratta di 8.777 persone osservate dal 2007 al 2020, dunque seguiti nel tempo. In questi pazienti vi è stata una riduzione di indice di massa corporea, unita all’aumento dell’emoglobina glucosilata, cioè la concentrazione media di glucosio presente nel sangue, e questi possono essere segnali di un aumento di rischio di tumore del pancreas» spiega Luigi Cavanna, presidente del CIMOPO, il Collegio Italiano Primari Oncologi Ospedalieri, alla vigilia del CIMOPO Day del 12 novembre.

Perché peso e glucosio sono importanti nella diagnosi di tumore al pancreas

«Nei soggetti non diabetici la presenza dell’emoglobina glucosilata è un sintomo da tenere in considerazione. Questo perché, insieme al peso corporeo, ha a che fare con le funzioni tipiche del pancreas: una, infatti, è la produzione di insulina, strettamente correlata quindi ai valori di glucosio; l’altra riguarda la produzione degli enzimi per la digestione che, in caso di funzionamento non corretto del pancreas, diminuiscono. Questo fa sì che, pur mangiando, si tende ad assorbire meno nutrienti e dunque si può avere un calo di massa corporea» spiega Cavanna. «In entrambi i casi, dunque, si potrebbe trattare del segnale del fatto che il pancreas inizia a non funzionare correttamente o a funzionare meno» aggiunge il presidente CIMOPO.

Il vantaggio del nuovo studio sul tumore al pancreas

«L’aspetto positivo di questo studio è che permette di monitorare la situazione tramite esami semplici e non invasivi, sia a livello economico perché si tratta di controllare il peso o fare un prelievo del sangue, sia a livello di impatto sulla vita del paziente, perché non sono invasivi – osserva Cavanna – Il vantaggio, quindi, è che lo studio amplia di fatto la prospettiva, suggerendo di includere anche questo tipo di monitoraggio nell’ambito della prevenzione e controllo di questa neoplasia».

I limiti dello studio sul tumore al pancreas

«Il limite dello studio è che entrambi i parametri – peso e glicemia – possono essere attribuiti a molte cause diverse: variazione della dieta, maggior movimento fisico, ecc.» prosegue il dottor Luigi Cavanna. «Inoltre si tratta di uno studio cosiddetto di ‘caso-controllo’, quindi condotto su un campione di pazienti seguiti in modo indiretto, non con controlli periodici e precisi, che magari comprendano anche esami come tac o analisi specifiche: in pratica ci fornisce indicazioni meno puntuali sulla eventuale insorgenza o evoluzione della malattia. Potremmo dire che è comunque utile, perché rappresenta uno suggerimento in più, per di più facilmente gestibile, ma non stravolge l’approccio terapeutico al tumore al pancreas, che purtroppo rimane tra i più insidiosi» osserva l’oncologo.

Il tumore al pancreas in Italia: diagnosi e cure

In Italia nel 2020 sono state circa 14.300 le nuove diagnosi di tumore al pancreas e 12.400 le vittime, secondo il rapporto sulla mortalità per cancro in Europa del 2021, contando oltre 84.000 vittime nel Vecchio Continente. Questa malattia oncologica rappresenta il 4% di tutti i tumori di nuova diagnosi, sia tra gli uomini che tra le donne, secondo l’Airc. «Il tumore al pancreas in genere è diagnosticato tardivamente, purtroppo, quando è in stato avanzato e ha già intaccato altri organi. Questo significa che spesso non è operabile e quindi più difficilmente si arriva a guarigione. I sintomi sono spesso aspecifici e confondibili con altri: possono comprendere mal di stomaco, mal di schiena, dolore alla cintura, lungo i fianchi e dietro. Per questo è importante la ricerca in questa direzione» spiega il dottor Cavanna.

Cosa serve ai malati di tumore oggi

In occasione del CIPOMO Day del 12 novembre, il presidente sottolinea un altro dato:«Ogni giorno in Italia oltre mille persone ricevono una diagnosi di tumore maligno e nel nostro Paese vivono oltre 3 milioni e 600 mila persone con tumore. Si tratta di una categoria di pazienti estremamente eterogenea che annovera persone già guarite o che stanno intraprendendo un percorso verso la guarigione e quindi sottoposte a terapie chiamate ‘neoadiuvante o adiuvante’. Poi pazienti in follow up o che devono combattere con un tumore metastatizzato, la cui guarigione diventa molto più difficile da xraggiungere. Tutte persone con bisogni estremamente diversi che hanno come unico e solo punto di riferimento le oncologie delle strutture ospedaliere». Da qui l’appello a creare «un percorso di ‘transizione territoriale’ – aggiunge il prof Cavanna –per gestire il passaggio di consegne tra ospedale- e territorio in maniera coordinata e collaborativa tra specialista, medico di medicina generale e un domani l’oncologo che andrà sul territorio».

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