Uomini, calvizie e Covid: che legame c’è?

Uno studio mostra come gli uomini calvi avrebbero un rischio maggiore di ammalarsi in forma grave di Covid. Tutto dipende da un gene legato alla proteina che apre le porte al virus del Covid-19. Una scoperta importante per mettere a punto anche delle terapie

Gli uomini calvi hanno un rischio molto maggiore di ammalarsi in forma grave di Covid, tanto da poter finire anche in terapia intensiva con una probabilità maggiore rispetto a chi non soffre di calvizie. A dirlo sono i dati emersi da uno studio condotto da un’équipe internazionale, che è partita da una constatazione sul campo. Nei reparti di terapia intensiva di ben tre ospedali di Madrid, la percentuale dei ricoverati che soffrivano di alopecia androgenetica, cioè la calvizie legata agli ormoni maschili, era quasi l’80%.

Cosa è stato scoperto

Il dato iniziale ha insospettito i ricercatori, che hanno approfondito le analisi in team, con la collaborazione di esperti della società di biotecnologie Applied Biology, con sede in California, della Brown University e di altri istituti. La conclusione alla quale sono arrivati è che le probabilità di sintomi severi di Covid-19 negli uomini calvi sono fino a 2,5 volte maggiori rispetto a chi non ha problemi di perdita di capelli, ma presentava la stessa età media. Il motivo avrebbe una base genetica.

Calvizie e Covid: in alcuni casi è colpa dello stress

Già altri studi avevano mostrato un nesso tra l’alopecia maschile e malattie che hanno una componente genetica, come il diabete. Gli esperti si sono chiesti se potesse esserci un collegamento di natura genetica anche tra la propensione alla calvizie e il rischio di contrarre il Covid in forma severa, trovando una conferma su base statistica. «Va precisato un primo aspetto» chiarisce il dottor Mauro Conti, specializzato in alopecia e perdita di capelli, e direttore scientifico di HairClinic Italia. «Di sicuro il legame tra la malattia Covid e i capelli c’è, ma spesso è legato a fattori di stress psico-fisico, cioè al fatto che i follicoli del cuoio capelluto risentono della malattia in corso. Il paziente, anche se non finisce in rianimazione, si sente spossato, mangia poco, ha uno stato infiammatorio generalizzato, una minore ossigenazione o è in ansia per le sue condizioni. Ma la ricerca in questione ha mostrato un altro aspetto, molto interessante».

Dimostrato il legame tra ormoni che causano calvizie e Covid

Il legame emerso dallo studio, guidato da Andy Goren e presentato al meeting dell’European Academy of Dermatology and Venereology, è partito da una considerazione: «Osservando una campione di persone con un’età media di 60/65 anni, si è visto come in soggetti non positivi al virus Sars-Cov2 la probabilità di calvizie si attesta intorno al 40/45%, mentre tra soggetti della stessa età ma in terapia intensiva a causa del Covid questo dato è quasi doppio, pari al 79%. Escludendo fattori legati allo stile di vita, ci si è chiesti se invece il motivo non fosse una predisposizione genetica a contrarre una forma grave di Covid e la risposta sembra essere positiva» spiega Conti.

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Tutta colpa di una proteina

Gli esperti, infatti, sono partiti dalla considerazione che esiste un gene (chiamato Ar) collegato con la sintesi di una proteina, chiamata recettore degli androgeni, che è responsabile della calvizie in alcuni uomini. Il collegamento con il Covid starebbe nel fatto che una delle due proteine che favoriscono l’ingresso del coronavirus nell’organismo (la Tmprss2) è sensibile all’attività degli androgeni. «In pratica si è riscontrato che coloro che hanno una maggiore sensibilità all’azione degli ormoni maschili, prodotti normalmente da tutti ma che in alcuni soggetti portano all’alopecia androgenetica, in caso di contatto con il virus Sars-Cov2 hanno anche una maggiore probabilità che la malattia evolva in una patologia grave – aggiunge l’esperto – La tesi sostenuta dai ricercatori è proprio che gli ormoni androgeni, normalmente prodotti, di fatto in alcune uomini spalanchino le porte all’azione lesiva del virus».

Il valore della ricerca

Lo studio, sebbene condotto su un campione di 65 uomini, ha riscosso grande interesse nella comunità scientifica. «È da solo un anno che conosciamo il Covid, ma in questi mesi la scienza ha fatto passi da gigante, basti pensare che le prime vaccinazioni sono avvenute a dicembre. In medicina ci si muove sempre nel campo delle ipotesi, che spesso partono da evidenze cliniche, come in questo caso. I dati emersi hanno comunque una forte rilevanza statistica più che il campione di soggetti presi in esame» afferma Conti.

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Le possibili terapie

Il risultato della ricerca apre alla possibilità di interventi anche di tipo terapeutico. «Se è vero che alcuni farmaci anti-androgeni sono in grado di proteggere la prostata e ridurre la calvizie, è possibile che permettano anche di far sviluppare meno la malattia Covid, se assunti quando il soggetto non è già venuto a contatto con il virus: insomma, potrebbe eventualmente ammalarsi in forma meno grave» spiega l’esperto di HairClinic Italia.

«Attenzione, però, questo non significa che tutti gli over 40, cioè coloro che iniziano a essere a rischio di alopecia, debbano ricorrere a cure preventive. Chiaramente va analizzato caso per caso, soprattutto tenendo conto di altri fattori di comorbidità come il sovrappeso, le cardiopatie e il diabete, che possono concorrere a un decorso meno favorevole del Covid».

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