neonato ospedale

Una petizione online per fermare la violenza ostetrica

L'associazione Mama Chat ha lanciato una petizione online contro la violenza ostetrica dopo il tragico caso del neonato morto accanto alla sua mamma, sfinita dal parto. Come partecipare

Basta alla violenza ostetrica, alle donne sole e ai morti inutili. Ha raccolto 100.000 firme in 24 ore la petizione online lanciata da Mama Chat, associazione no profit nata nel 2017 per supportare psicologicamente le mamme e le vittime di violenza, con cui si chiede di porre immediatamente fine alla mancanza di sostegno nel post partum per le donne italiane che partoriscono in ospedale. Scopo della petizione: che gli ospedali garantiscano la presenza stabile (24 ore su 24) di un partner o a un accompagnatore scelto dalla partoriente durante tutto il parto e la degenza ospedaliera.

Anche noi ne avevamo scritto, lanciando proprio lo stesso appello: «Vogliamo i papà in sala parto». E oggi ti invitiamo a scriverci.

Sei stata vittima anche tu di violenza ostetrica? Scrivi su Instagram, stiamo raccogliendo le storie delle mamme

La petizione online di Mama Chat contro la violenza ostetrica

Al momento del lancio, le organizzatrici avevano l’obiettivo di raggiungere 35.000 firme, un traguardo triplicato in pochissime ore grazie all’eccezionale risposta e condivisione su Instagram. «Questa valanga di sostegno alla nostra iniziativa da parte di mamme e papà da ogni parte d’Italia scoperchia un vaso di Pandora: le donne italiane sono stanche di essere lasciate sole in momenti così delicati per la propria vita e per quella del proprio bambino e i papà stanchi di guardare le loro compagne soffrire» ci racconta al telefono Margherita Fioruzzi, cofounder e Ceo dell’associazione. «Dopo ore di travaglio e dolore, magari ancora dolenti e sanguinanti, dover anche allattare e prendersi cura completamente da sole di un neonato può rivelarsi una delle esperienze più faticose della vita. E il tragico fatto di cronaca accaduto il 7 gennaio al Pertini di Roma ne è la dimostrazione: una neo-mamma esausta e lasciata sola – perché l’ingresso di un partner o di un familiare di fiducia nel reparto non è ancora consentito dai protocolli Covid – si è probabilmente addormentata mentre allattava al seno il suo bambino con le conseguenze che conosciamo» continua Fioruzzi.

Violenza ostetrica: «Un enorme sommerso»

È capitato a lei, ma poteva capitare ad ognuna di noi, dicono migliaia di post su Instagram. E le professioniste di MamaChat lo sanno bene: «da anni, grazie al nostro sportello gratuito di sostegno psicologico a cui si rivolgono tantissime neo-mamme, raccogliamo migliaia di testimonianze di mancato sostegno e violenza ostetrica nel post partum. Sono storie dure che impattano sulla salute fisica e mentale della mamma, nell’immediato e nei mesi successivi al parto, e denunciano l’enorme vuoto, solitudine, abbandono che le donne italiane si trovano a vivere. Gli ultimi dati (ospedale Burlo) sulla violenza ostetrica in Italia dicono che ne è vittima una donna su quattro, ma io credo che siano dati sottostimati e che ci sia un enorme sommerso» continua Fioruzzi.

Cos’è la violenza ostetrica

«Le neo-mamme ci raccontano troppo spesso di sentirsi abbandonate, proprio mentre si trovano in quelle strutture che invece avrebbero il compito di sostenerle, aiutarle e incoraggiarle. Ogni forma di abuso o maltrattamento psicologico durante il momento di degenza o del parto e nel post-partum sono da considerarsi violenza ostetrica. La mancanza di supporto, sia esso medico o psicologico, durante il post-partum costituisce una violenza dei diritti della donna ed è una forma di abuso. Per questo invitiamo ogni genitore che ritenga di aver subito o visto subire dalla propria compagna violenza ostetrica a chiedere aiuto: i nostri sportelli sono a disposizione gratuitamente per tutte e tutti, in qualsiasi momento collegandosi al sito www.mamachat.org».

In queste ore MamaChat sta facendo rete con altre associazioni di categoria e professionisti a sostegno alla genitorialità per unire le forze e portare queste firme all’attenzione delle autorità competenti.

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